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Chiamati, non destinati (Mt 4, 18-22) SERIE: D'amore si muore, di speranza si vi...

Siamo buttati nel mondo a caso oppure c'è qualcuno che ci pensa? C'è un destino cieco che determina la nostra vita o possiamo deciderla noi come meglio ci aggrada? Ci industriamo in mille modi per dare ala nostra esistenza la piega che vogliamo...


Chiamati, non destinati (Mt 4, 18-22) SERIE: D'amore si muore, di speranza si vive

da L'autore

del 01 dicembre 2005

AUDIO

 

 

Siamo buttati nel mondo a caso oppure c’è qualcuno che ci pensa? C’è un destino cieco che determina la nostra vita o possiamo deciderla noi come meglio ci aggrada? Ci industriamo in mille modi per dare alla nostra esistenza la piega che vogliamo noi oppure siamo come il cane legato a un palo che non può andare oltre il cerchio descritto dalla sua catena?

Ci sono momenti in cui ci sentiamo liberi quasi di volare e altri in cui ci sembra di essere perseguitati da un cieco destino. In alcuni momenti ci sembra di essere noi che definiamo la rotta della nostra vita, in altri ci sembra di essere elegantemente ingannati o presi per i fondelli, come si usa dire.

Abbiamo a disposizione intelligenza, volontà, cuore, affetti, amici, amore materno e paterno amore di coppia: sono tutte energie che ci aiutano a definire la nostra vita. Ci sono anche agenzie specializzate che ci orientano dove piace a loro, vedi per esempio la pubblicità che sta imperversando forse troppo. Siamo di fronte a molte opportunità, spesso troppe per cui non sappiamo da che parte voltarci, quale scegliere.

Gesù si colloca in questa vicenda e ci apre una nuova prospettiva dicendo che la vita dell’uomo è risposta a una chiamata. Non c’è nessun destino cieco nella vita, non c’è nessuna fortuna o sfortuna, ma la risposta originale a una chiamata libera.

Gesù era ormai di casa tra quel gruppo di pescatori che ogni giorno incontrava sul lago: giovani, adulti, sposati, garzoni, padroni di una barca. Una vita faticosa, il lago non regalava niente a nessuno, molte notti a gettare reti e a ritirare solo acqua e sassi. Il pomeriggio a ricucire gli strappi, a immaginare il futuro. Era diventato loro amico. Aveva visto nel loro cuore sete di verità, voglia di futuro diverso, desiderio di giustizia, aspirazione alla bontà. E li chiama! e loro all’istante, dice è vangelo abbandonano barca, reti, progetti, padre e madre e lo seguono. Sentirsi chiamati a qualcosa di bello, di grande, di pulito è ciò che tutti sogniamo. Solo che siamo distratti e non ci sentiamo interpellati da niente. C’è in tutti una chiamata nella vita. Non siamo fatti con lo stampino, ma in maniera originale; nessuno è generico, non siamo clonati, possiamo sperare di intravedere ciò per cui siamo nati, costruire la nostra risposta originale.

Questa è una grande speranza per ogni vita.

Ma dove la trovo?  

 

mons. Domenico Sigalini

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