del 02 settembre 2010
 
 
 
Chiara Badano nasce a Sassello (diocesi di Acqui, provincia di Savona), il 29 ottobre del 1971, dopo 11 anni di attesa dei suoi genitori. Vive un’infanzia e un’adolescenza serena, in una famiglia molto unita da cui riceve una solida educazione cristiana.
 
Chiara ha un carattere generoso, estroverso, esuberante: a soli 4 anni sceglie con cura i giocattoli da donare ai bambini poveri (“Non posso mica dare i giocattoli rotti ai bambini che non ne hanno”). In prima elementare segue con mille attenzioni la compagna di banco, orfana di mamma; a Natale su proposta materna la invita a pranzo, chiedendo che la tavola venga apparecchiata con la tovaglia più bella, perché “oggi ci sarà con noi Gesù!”. Ascolta con attenzione le parabole del Vangelo e si prepara con particolare impegno a ricevere Gesù nell’Eucaristia. Colpirà, in seguito, per la sua compostezza e attenzione nel leggere la Parola di Dio e nel seguire la Messa. Rende visita alle “nonnine” della casa di riposo e, crescendo, si offrirà per rimanere di notte accanto ai nonni materni, bisognosi di assistenza. La sua vita è costellata da semplici fioretti. Una sera annota: “Una compagna ha la scarlattina, e tutti hanno paura di visitarla. D’accordo con i miei genitori penso di portarle i compiti, perché non si senta sola. Credo che più del timore, sia importante amare”.
 
A 9 anni scopre il Movimento dei Focolari, e vi aderisce come gen (Generazione Nuova, la seconda generazione dei Focolari) all’ideale dell’unità. La sua sarà una salita in cordata, con i suoi genitori, con Chiara Lubich, con i giovani con cui condivide la stessa scelta di vita. Oltre all’impegno nel Movimento Gen, è attiva anche nella vita della parrocchia e della diocesi. Nell’81, con papà e mamma, partecipa a Roma al Family Fest,  manifestazione mondiale dei Focolari. E’ l’inizio, per tutti e tre, di una nuova vita. Si impegna con passione nel Movimento, tra le gen. Nel suo piccolo paese Chiara si lancia ad amare le compagne di scuola, chiunque le passa accanto, decisa a vivere con radicalità il Vangelo che l’ha affascinata.
 
Intesse con Chiara Lubich una corrispondenza che si farà sempre più fitta. A lei confida scoperte e prove, sino all’ultimo. Nel giugno del 1983, a 12 anni, partecipa al suo primo congresso gen  internazionale a Rocca di Papa. Scrive a Chiara: “Ho riscoperto Gesù Abbandonato in modo speciale”. E in  novembre: “Ho scoperto che Gesù Abbandonato è la chiave dell’unità con Dio e voglio sceglierlo come mio sposo e prepararmi per quando viene. Preferirlo! Ho capito che posso trovarlo nei lontani, negli atei e che devo amarli in modo specialissimo, senza interessi”. Una scelta che non metterà più in discussione.
 
Dalle sue letterine e dalle testimonianze traspare la gioia e lo stupore nello scoprire la vita: una visione positiva e solare. Chiara è una ragazza come tutte: allegra e vivace, ama la musica (ha una bellissima voce), il nuoto e il tennis, le passeggiate in montagna. Ha molti amici. A chi le chiede se a loro parla di Dio, risponde: “Io non devo dire Gesù, ma dare Gesù col mio comportamento”.
 
Il suo non è un percorso solitario. E’ un camminare insieme alle altre gen: non perdono occasione per “cementare la loro unità” – come dicono loro – negli incontri in cui si raccontano reciprocamente esperienze di vangelo vissuto, ma anche con telefonate, visite, bigliettini, feste, gite, regali. Tra loro la comunione dei beni è una realtà: Chiara conserva fino alla morte nella sua stanza una lista delle sue cose, per metterle a disposizione di chi più ne ha bisogno.
 
Ha 17 anni quando un forte dolore alla spalla accusato durante una partita a tennis insospettisce i medici.  Cominciano gli esami clinici. Ben presto la diagnosi: tumore osseo. Nel febbraio ‘89 Chiara affronta il primo intervento: le speranze sono molto scarse. Nell’ospedale si alternano i gen e altri amici del Movimento per sostenere lei e la sua famiglia.  I ricoveri all’ospedale di Torino diventano sempre più frequenti e così le cure, molto dolorose che Chiara affronta con grande coraggio. Ad ogni nuova, dolorosa “sorpresa” la sua offerta è decisa: “Per te Gesù, se lo vuoi tu, lo voglio anch’io!”.
 
Presto Chiara perde l’uso delle gambe. Un nuovo doloroso intervento si rivela inutile, ma a sostenerla nei momenti più duri è l’unione con “Gesù Abbandonato”, che sulla croce non avverte la presenza consolante del Padre. E afferma: “Se adesso mi chiedessero se voglio camminare, direi di no, perché così sono più vicina a Gesù”.
 
Il suo medico curante, non credente e critico nei confronti della Chiesa, dirà: “Da quando ho conosciuto Chiara qualcosa è cambiato dentro di me. Qui c’è coerenza, qui del cristianesimo tutto mi quadra”.
 
Pur ridotta ormai all’immobilità Chiara è attivissima: tramite telefono segue il nascente gruppo dei Giovani per un mondo unito di Savona, si fa presente a Congressi e attività varie con messaggi, cartoline, cartelloni, per far conoscere amici e compagni di scuola ai gen e alle gen … Ne invita tanti al Genfest ‘90 (manifestazione internazionale dei Giovani per un mondo unito, svoltasi a Roma nel maggio del ‘90), che ha la gioia di seguire in diretta grazie all’antenna parabolica montata sul tetto della sua casa.
 
Persevera nell’offerta del suo dolore: “A me interessa solo la volontà di Dio, fare bene quella, nell’attimo presente: stare al gioco di Dio”. E ancora: “Ora non ho più niente (di sano), però ho ancora il cuore e con quello posso sempre amare”. La sostiene la certezza di essere “immensamente amata da Dio”. Per questo è irremovibile nella sua fiducia. Alla mamma trepidante nel pensiero di come farà senza di lei risponde: “Fidati di Dio, poi hai fatto tutto!”.
 
Il suo rapporto con Chiara Lubich si fa sempre più serrato: la tiene continuamente aggiornata. Il 19 luglio del ‘90 le scrive: “La medicina ha deposto le sue armi. Interrompendo le cure, i dolori alla schiena sono aumentati e non riesco quasi più a girarmi sui fianchi. Mi sento così piccola e la strada da compiere è così ardua…, spesso mi sento sopraffatta dal dolore. Ma è lo Sposo che viene a trovarmi, vero? Sì, anch’io ripeto con te ‘Se lo vuoi tu, lo voglio anch’io’… Sono con te certa che insieme a Lui vinceremo il mondo!”
 
La risposta arriva a giro di posta: “Non temere Chiara di dirGli il tuo sì momento per momento. Te ne darà la forza, siine certa! Anch’io prego per questo e sono sempre lì con te. Dio ti ama immensamente e vuole penetrare nell’intimo della tua anima e farti sperimentare gocce di cielo. “Chiara Luce” è il nome che ho pensato per te; ti piace? È la luce dell’Ideale che vince il mondo. Te lo mando con tutto il mio affetto…”         Con l’aggravarsi della malattia occorrerebbe intensificare la somministrazione di morfina, ma Chiara Luce la rifiuta: “Mi toglie la lucidità ed io posso offrire a Gesù solo il dolore”.
 
In un momento di particolare sofferenza fisica confida alla mamma che nel suo cuore sta cantando: “Eccomi Gesù anche oggi davanti a Te…”.  Ormai ha chiaro che presto potrà incontrarLo e si prepara. Una mattina, dopo una notte difficile, le viene spontaneo ripetere a brevi intervalli: “Vieni Signore Gesù”. Sono le 11 quando inaspettatamente arriva a trovarla un sacerdote del Movimento. Chiara Luce è felicissima: da quando si era svegliata infatti desiderava ricevere Gesù Eucarestia.  Diventa il suo viatico.
 
Chiara Luce parte per il Cielo il 7 ottobre 1990. Aveva pensato a tutto: ai canti per il suo funerale, ai fiori, alla pettinatura, al vestito, che aveva desiderato bianco, da sposa… Con una raccomandazione: ‘Mamma, mentre mi prepari dovrai sempre ripetere: ora Chiara Luce vede Gesù”. Al papà che le aveva chiesto se era sempre disponibile a donare le cornee: aveva risposto con un sorriso luminosissimo. Poi un ultimo saluto alla mamma: “Ciao, sii felice perché io lo sono” e un sorriso al papà. Al funerale, celebrato dal Vescovo diocesano centinaia e centinaia di giovani e tanti sacerdoti.  I componenti del Gen Rosso e del Gen Verde eseguono i canti da lei scelti. Un grande mazzo di fiori e un telegramma giungono ai genitori da parte di Chiara Lubich: “Ringraziamo Dio per questo suo luminoso capolavoro”.
 
La sua fama di santità si diffonde. Il vescovo della diocesi di Acqui, mons. Livio Maritano, che le aveva conferito la Cresima e incontrata più volte durante la malattia, l’11 giugno 1999 avvia la fase diocesana del processo di beatificazione: “Mi è parso che la sua testimonianza fosse significativa in particolare per i giovani”. Afferma in un’intervista a Michele Zanzucchi, autore di una sua biografia. “C’è bisogno di santità anche oggi. C’è bisogno di aiutare i giovani a trovare un orientamento, uno scopo, a superare insicurezze e solitudine, i loro enigmi di fronte agli insuccessi, al dolore, alla morte, a tutte le loro inquietudini”. Il 3 luglio 2008 Chiara viene dichiarata Venerabile e il 19 dicembre 2009 il S. Padre riconosce il miracolo ottenuto per sua intercessione: un atto che prelude alla prossima Beatificazione.      
 
 
 
 
 
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