Dio, che è Padre, non lascia inascoltate le domande dei suoi figli, ma educa...
Qua in casa nostra il treenne ha finalmente cominciato ad interfacciarsi verbalmente col mondo: ci ha messo parecchio, d’accordo, ma alla fine ce l’ha fatta anche lui (la piccola ha la metà dei suoi anni e già balbetta senza requie, ma d’altronde è femmina). Ed in quest’ultimo periodo, quindi, siamo passati ad un livello superiore nella sua educazione: visto che sta imparando a parlare, in famiglia cerchiamo di farglielo fare bene. Così, quando chiede qualcosa, o lo chiede “per favore” o non l’ottiene.
Parimenti, una volta ricevuto ciò che vuole, o ringrazia o gli viene portato via. Saremo anche severi secondo gli standard contemporanei, ma tale metodo d’indottrinamento ha funzionato egregiamente col fratello maggiore e per noi la cortesia ha un valore, soprattutto il rendere grazie, poiché abitua che niente nella vita è dovuto, ma tutto è dono, e ciò va riconosciuto.
Ecco allora che oggi a pranzo l’indomito pargolo mi urla che “ha sete” ed io, come da copione, lo ignoro. Allora gli si accende la lampadina nel cervello e mi chiede di dargli l’acqua “peffavooore”, ma lo dice sottovoce e con una faccetta furba che non me la conta giusta, perciò faccio finta di non aver sentito e lui finalmente ripete la sua richiesta come si deve, al che prontamente ottiene il suo bicchiere d’acqua fresca.
È in quel momento esatto che mi viene in mente quella sorta di reprimenda dell’Aposotolo che cita: “Tu chiedi a Dio e non t’arriva nulla perché lo stai facendo sbajato!” (Cfr. Giacomo 4,3), e allora mi rendo conto come anch’io, pur desiderando di cuore esaudire la richiesta di mio figlio ho atteso che chiedesse nel modo giusto, non per mio capriccio o per ossequio ad una “formula magica”, ma perché nel maturare un’abitudine corretta egli possa crescere bene, diventare una persona migliore, in buona sostanza per fare il suo bene.
Allo stesso modo Dio, che è Padre, non lascia inascoltate le domande dei suoi figli e nemmeno s’arrocca nella reticenza per l’assolvimento di una rigida etichetta, ma anche in queste circostanze educa, e trattenendo salde le briglie del suo amore infinito che scalpita per esaudire il desiderio di cose buone dei suoi figli, attende, finché si adempia ogni giustizia, ed anche nel mutare la forma della sua domanda la creatura amata ne ottenga un bene per sé.
Ed un bene maggiore.
Andrea Torquato Giovanoli
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