Meditazione sul vangelo della I domenica di quaresima, in stile salesiano.
La prima domenica di Quaresima ci presenta il racconto di come Gesù Cristo – vero Dio e vero uomo – sia stato tentato dal demonio, il tentatore, il divisore (non merita neppure la lettera maiuscola!).
Offro questa meditazione, attraverso l’esposizione di alcuni punti. E, soprattutto, provando ad avere uno sguardo concreto, attento e ottimista, simile a quello di san Francesco di Sales.
1. La situazione interiore di Gesù.
«In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo». Lo spirito di Gesù Cristo è veramente lo Spirito Santo. Il Signore è docile alla voce buona che sta nel profondo più profondo del suo cuore. «Cuore» inteso non solo sentimentalmente o intimisticamente, ma biblicamente, come centro di ogni movimento interiore e di ciascuna azione della persona umana. Da quanto non mi chiedo come sta la mia anima? Condivido questa realtà con il confessore, un padre spirituale, i migliori amici? Gesù è totalmente docile allo Spirito, anche se lo conduce in luoghi scomodi e inaspettati. Io sono disposto a questo ascolto, sia interiore, sia nella Chiesa cattolica – secondo lo spirito di don Bosco? Parlando del fiume Giordano, è inevitabile il riferimento al Battesimo del Signore Gesù, in cui erano esplicitamente intervenuti il Padre e lo Spirito santo per proclamarlo di fronte agli uomini: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Lc 3,22).
2. Il valore biblico del deserto.
Ti è mai capitato di camminare proprio nel deserto, magari tra l’aurora e l’alba? Posso assicurare personalmente la verità dell’antichissima tradizione dei Padri del deserto, i quali parlano di due aspetti: la lotta e l’intimità con Dio. Da una parte vuoto, verità di sé, ma soprattutto luogo privilegiato dell’incontro con Dio. Si possono meditare gli sconvolgenti primi tre capitoli del libro di Osea. Il cuore di questi capitoli recita: «Perciò, ecco, io la sedurrò [l’anima umana], la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Os 2,16). Forse scombussoleranno un po’ la nostra fede buonista, che vuole ridursi alla S. Messa di un’ora alla settimana, ma tutto ciò ci farà bene.
3. Gesù mette in chiarissima evidenza la differenza tra la sola tentazione da una parte, dall’altra l’acconsentire al peccato.
Infatti, è prima di tutto Dio stesso che ci dice. «Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20). Impariamo a chiederci: «Pensiero, sentimento che cerchi di entrare nel mio cuore e di conquistarmi: chi sei? Da dove vieni? Da Dio o dal nemico?». «Se vieni da Dio, sei benvenuto nel mio cuore; altrimenti, rimani fuori, non ti aprirò mai, anche se tu farai un grande rumore per non lasciarmi sereno e pacifico con Dio». Gesù ha la capacità umano-divina di rispondere da solo, sempre guidato dallo Spirito Santo. Non è che noi, forse, abbiamo bisogno anche di tanta preghiera e di un confronto profondo e veritiero con una guida?
4. «Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato». Prova a meditare Luca 22,39-46: Gesù nel Getsemani. Poche righe prima si era parlato del diavolo che seduce Giuda Iscariota. Adesso Gesù prega intensamente, un angelo buono lo sostiene nell’agonia (torna la lotta, il combattimento) e il Signore, alla fine, avverte quelli con lui: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione». Io sono un delicato e tenace combattente, oppure un mediocre dormiglione?
5. Non basta dire: «Io leggo la Parola di Dio».
Infatti, anche il divisore tentatore la conosce intellettualmente, spesso meglio di noi. Occorre passare dalla preghiera, alla meditazione, al setaccio del discernimento, all’azione secondo Dio.
6.
San Francesco di Sales e le tentazioni a riguardo della bontà di Dio da parte di santa Giovanna di Chantal, sua figlia spirituale, poi collaboratrice e co-fondatrice dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria. Nelle pochissime lettere che ci sono rimaste da parte di santa Giovanna di Chantal a Francesco troviamo scritto: «La presenza del mio Dio che, un tempo, mi dava gioie indicibili, ora, mi fa tremare e fremere di paura. Ho l’impressione che quell’occhio divino che adoro con tutta la sottomissione del mio cuore, trapassi la mia anima e scruti con indignazione tutte le mie opere, i miei pensieri e le mie parole. E questo mi causa una tale tristezza di spirito, che la morte stessa mi pare meno penosa da sopportare; e mi sembra che tutte le cose abbiano il potere di nuocermi. Ho paura di tutto e mi spavento di tutto. Non temo che si faccia del male a me personalmente, ma temo di dispiacere al mio Dio». Questa esperienza di autentico Combattimento spirituale fa parte della vita dei santi, di coloro che, ancora oggi, hanno avuto la grazia di mettere Dio al primo posto. Fra le tantissime testimonianze di Francesco su come comportarsi di fronte alla tentazione, vorrei dirti e supplicarti con lui: «Dobbiamo odiare i nostri difetti, ma con un odio tranquillo e quieto e non già con un’avversione dispettosa e turbolenta; dobbiamo avere pazienza di rassegnarci a vederli e a ricavarne il frutto di un santo abbassamento di noi stessi». «L’impazienza è uno dei peggiori traditori della devozione e della vera virtù. Sembra che ci infiammi per il bene, ma lo fa solo per raffreddarci; ci fa correre solo per farci inciampare».
Don Paolo Mojoli
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