Meditazione sul vangelo della II domenica di Quaresima, in stile salesiano da Don Paolo Mojoli.
+ Dal Vangelo secondo Luca (9,28-36)
La Trasfigurazione è uno dei passaggi più significativi per aiutarci a mettere a fuoco il vero scopo del cristianesimo, il progetto di Dio affidato anche a noi oggi.
Ci viene confermato ancora una volta che «il Verbo si è fatto carne perché diventassimo “partecipi della natura divina” (2 Pt 1,4). “Infatti, questo è il motivo per cui il Verbo si è fatto uomo, e il Figlio di Dio, Figlio dell’uomo: perché l’uomo, entrando in comunione con il Verbo e ricevendo così la filiazione divina, diventasse figlio di Dio” (Sant’Ireneo di Lione). “L’unigenito [...] Figlio di Dio, volendo che noi fossimo partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura, affinché, fatto uomo, facesse gli uomini dei” (San Tommaso d’Aquino)» [Catechismo della Chiesa Cattolica, numero 460].
Ti invochiamo, Signore.
In questo tempo di dialogo intimo con te chiediamo la grazia della pace per ciascun uomo e donna, per il mondo intero, per la Chiesa tutta.
In particolare, ti chiediamo la pace, la verità, la giustizia perché termini la guerra tra Russia e Ucraina. Tutti i conflitti armati, ancora presenti sulla terra, finiscano e ognuno possa vivere nella dignità e nella pace.
Nella pace autentica, che viene da te, Signore Gesù, ogni cristiano, ogni uomo e donna di buona volontà possa essere veramente trasfigurato, seguendo sempre te e la tua parola.
Signore, in questa meditazione cerchiamo il tuo volto trasfigurato, crocifisso e risorto. Ma sappiamo anche che tu, nella tua sconfinata fantasia d’Amore, saprai donarci in modo sovrabbondante tutto ciò che è veramente meglio per noi.
Il racconto, la preghiera, la meditazione sulla Trasfigurazione sono collocati, nel vangelo di Luca, come un tesoro custodito da due annunci: Lc 9,22 e Lc 9,43b-45. Entrambi trattano della passione del Figlio dell’uomo. La Trasfigurazione, quindi, si presenta come preludio, anticipazione e chiarificazione nella fede del mistero pasquale. Il Triduo di dono di sé «fino alla fine», passione, morte e risurrezione del Signore.
Gesù passa dalla preghiera intima alla consapevolezza dell’esodo, la partenza verso Gerusalemme. Questa città è testimone dell’intero mistero pasquale. In realtà, anche noi siamo chiamati a non essere semplici spettatori (anche se in prima fila in base al nostro ruolo, al nostro stato di vita). Gesù ci desidera sul palco con lui, è lui stesso che ci permette di divenire attori al suo seguito, insieme con lui.
Dunque, la Trasfigurazione ci guida verso due movimenti: la salita verso il monte, a contemplare; la discesa verso il dono di sé ai fratelli e le sorelle.
La Trasfigurazione può essere descritta come:
Ci affidiamo alla tua intercessione, san Francesco di Sales. La tradizione racconta che la tua prima frase di senso compiuto sia stata: «Dio e mia mamma mi vogliono molto bene». Per te, il sentirti amato e il dimostrare amore non sono rimasti un’esperienza infantile. Infatti l’Amore ha guidato ogni tua scelta, relazione con le persone, l’impegno di evangelizzatore come sacerdote e poi vescovo. Tra le tantissime testimonianze di Amore che Ama ed è Amato a sua volta, presento questa, forse meno conosciuta di altre:
Alla Madre Maria di Gesù,
Priora del Carmelo d’Orleans.
Annecy, settembre-ottobre 1620 (n. 1716)
Carissima e reverenda Madre,
ho ricevuto le vostre due lettere con una gioia davvero tutta particolare, perché ho trovato in esse i segni evidenti dell’affetto che Dio aveva posto nel vostro cuore per me dieci anni or sono, e che non solo è ancora vivo, ma che è cresciuto santamente insieme con l’amore che nutrite per la divina Bontà e che – ne sono sicuro – la santa professione, che avete fatta, ha fatto crescere moltissimo.
Una dote delle amicizie suscitate in noi dal cielo è di essere imperiture [non finiscono], come è inesauribile la sorgente da cui emanano. La presenza non le arricchisce, come l’assenza non le impoverisce né le fa morire, perché sono fondate unicamente su Dio che è dappertutto e che ho ringraziato molto umilmente per la vocazione vostra e delle vostre due Sorelle a un Istituto così santo…
Francesco di Sales
Grazie, Signore, per l’esperienza e l’esempio di don Bosco. Egli ha ricevuto e accolto il dono di trasformare la pesantissima croce della morte del padre all’età di due anni, di una famiglia interiormente ferita, di un carattere probabilmente fin troppo tenace e forse orgoglioso… e ha lasciato a Dio la libertà di trasfigurare tutto ciò in dono di sé ai giovani, specialmente ai più poveri. L’esperienza di don Bosco non è solo emotiva o intimistica, ma irraggia gioia e fiducia in Dio. Ancora oggi ci interpella all’attenzione «che i giovani non solo siano amati, ma che essi stessi conoscano di essere amati» (Lettera da Roma, 1884).
Per don Bosco la difficile salita al monte Tabor – il luogo della Trasfigurazione – consiste nella costante e gioiosa presenza tra i giovani in cortile, nell’educarci alla capacità di ascoltarli con il cuore, di rendere la scuola non solo «istruzione» ma autentica educazione al bene e a Dio, di testimoniare il vangelo sorridendo anche quando si ha il cuore appesantito: insomma, donare una visione – appunto – trasfigurata dell’esistenza propria e altrui.
Nelle famiglie, quanto è importante ascoltarsi sinceramente (a volte disposti anche a cambiare la propria idea di come agire), perdonarsi dal profondo del cuore, salutarsi con un sorriso, «perdere del tempo» (!) mettendo l’altro al vero centro della nostra attenzione.
N.B. per i consacrati, le consacrate… e per i più curiosi, propongo di allargare la meditazione agli stupendi numeri 14, 15, 23, 35 dell’Esortazione Apostolica Vita Consecrata di san Giovanni Paolo II.
https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_exhortations/documents/hf_jp-ii_exh_25031996_vita-consecrata.html
Don Paolo Mojoli
www.donpaolomojolisdb.it
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