Comunicare è bello!

Si sono concluse alla Università Pontifica Salesiana due giornate di riflessione sui salesiani e le reti sociali digitali, a partire dal messaggio che Papa Benedetto XVI ha diffuso in occasione della 47° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: “Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione”. Oltre duecento partecipanti, fra i quali salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice in formazione, hanno avuto la possibilità di confrontarsi con i social network, sull’uso che se ne potrebbe fare per il loro apostolato, grazie all’attivazione di diversi gruppi di approfondimento. New media nuovi luoghi di evangelizzazione e di incontro testimoniale guidato da don Paolo Padrini; Podcasting e “santificazione della mente”; Esperienze di pace, racconti di servizio; Il cortile digitale e, non ultimo, La presenza del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali nelle Reti Sociali. ‚Ä®Le due giornate del 3 e 4 maggio 2013 sono state promosse dai dicasteri della Comunicazione Sociale della Congregazione Salesiana e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Don Filiberto Gonzalez, Consigliere Generale del dicastero, ha ripercorso brevemente per Vatican Insider la situazione attuale della Famiglia Salesiana nei network sociali.‚Ä®

A che punto è la Famiglia Salesiana nell’ambito delle Comunicazioni Sociali? ‚Ä®Penso che da sempre siamo stati dentro a questo mondo e atmosfera delle Comunicazioni Sociali. Il nostro Fondatore, don Bosco, era un uomo di spicco in quest’ambito, anzi, direi santamente ambizioso, perché voleva guadagnare tutte le anime possibili per Dio. Quando scrive la circolare sulla “Diffusione dei buoni libri” afferma che si tratta di una delle priorità apostoliche che Dio gli ha affidato. Però penso pure che in questo ambito ci è mancato a volte il coraggio, la creatività e la visione educativa pastorale di don Bosco.‚Ä®

Perché i salesiani dovrebbero essere sui social network? Ha senso che utilizzino Facebook e Twitter per il loro apostolato? ‚Ä®Sul modello di Don Bosco e su richiesta delle nostre Costituzioni, ci sono alcuni criteri di fondo che possono applicarsi ai nuovi tempi, alle nuove culture e ai nuovi giovani. Questi criteri si possono esprimere in piccole frasi, per esempio: dove sono i giovani, sono i salesiani; il salesiano è aperto e cordiale, pronto a fare il primo passo; il salesiano coglie i valori del mondo e rifiuta di gemere sul proprio tempo: ritiene tutto ciò che è buono, specie se gradito ai giovani. E non basta, perché manca la cosa più importante: chi comunicherà l’amore di Dio ai milioni di giovani che abitano il nuovo continente digitale e si comunicano tra di loro in nuovi spazi e nuovi linguaggi?

Penso si tratti del continente più giovanile, e quindi più salesiano. La salvezza dei giovani diventa il criterio più importante per essere presenti e vivere nei social network.‚Ä®I network sociali possono diventare per molti salesiani un nuovo tipo di oratorio in cui incontrare i giovani?‚Ä®Sono convito di sì. Si tratta dell’oratorio fisico e dell’oratorio virtuale, tutti e due reali insieme! In entrambi gli oratori ci sono e vivono i giovani che cercano qualcosa: conoscere, condividere, dialogare, esprimersi, trovare amici, ecc. Manca chi li accompagni con apertura e autenticità di vita, senza pregiudizi, e valorizzando sempre la nuova cultura. Il bello dell’oratorio è che, essendo uno spazio aperto che si radica nella qualità delle relazioni e delle proposte, fa crescere tutti. Questi social network sono uno spazio adatto per creare un clima famigliare, di amicizia, di educazione mutua, di ricerca di Dio. In questo nuovo tipo di oratorio trovano spazio valori e attività dove i giovani sono i protagonisti, i creatori accompagnati, come don Bosco voleva e faceva a Valdocco.‚Ä®

Oggi, don Bosco sarebbe su Twitter? ‚Ä®Sono sicuro che don Bosco sarebbe su tutti i social network, ma non per moda. Nel nostro padre don Bosco la passione di Dio e della salvezza dei giovani era tale che ha saputo capire e utilizzare uno dei migliori mezzi amplificatori della cultura, delle idee e dell’educazione cristiana del suo tempo: la stampa.

Egli non poteva trovarsi fisicamente presente dappertutto tra i giovani, ma lo desiderava tanto che ampliò quanto gli fu possibile il “cortile”, moltiplicò la propria presenza, ingrandì l’aula di esercizio educativo e il pulpito evangelizzatore. Si è introdotto in modo intelligente e convincente nel campo editoriale e tipografico, ossia in ciò che esisteva al suo tempo. In quel modo ha potuto moltiplicarsi tante volte quanti furono i suoi libri letti dai giovani e dalla gente del popolo.

Così faceva arrivare il Vangelo e la cultura, le sue idee, i suoi sentimenti e convinzioni, si rendeva presente dove si trovavano i giovani, gli educatori, i genitori, superando le barriere e i limiti posti da muri e orari: in questo modo ampliava e moltiplicava Valdocco

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