"Tu sei un cielo pieno di stelle / Una visione così paradisiaca". Per gli appassionati dei Coldplay non è una novità sentire testi che invogliano a guardare il cielo. Allora, scopriamo quanto sia presente nelle loro canzoni.
Cause you're a sky, you're a sky full of stars / Such a heavenly view
Perchè tu sei un cielo, perchè tu sei un cielo pieno di stelle / Una visione così paradisiaca
Per gli appassionati dei Coldplay non è una novità sentire testi che invogliano a guardare il cielo. La canzone con cui apriamo questo articolo ci invita a guardare in alto, verso un cielo pieno di stelle (a sky full of stars - il titolo della canzone), che si apre alla visione paradisiaca. Ma se ascoltiamo bene il canto, questo cielo pieno di stelle, che illumina il sentiero, è in realtà una persona, a cui diamo il nostro cuore.
Tra i numerosi album che ci hanno regalato questi quattro ragazzi inglesi, di cui Chris Martin ne è il frontman, numerose sono le canzoni che attraggono lo spirito verso le vette più elevate dell’anima, così come pure verso gli abissi che la tormentano. Gioia e tristezza, luce e tenebre, malinconia e speranza vanno a braccetto nei testi delle loro canzoni.
Sono canzoni che, nella loro inconsapevolezza, hanno forti rimandi spirituali e religiosi, con contatti anche diretti alla Parola di Dio. D’altronde lo stesso frontman non nega di essere nato e cresciuto in una famiglia che gli ha trasmesso i valori cristiani, e in una intervista ha dichiarato che “Dio è amore” (porta anche un tatuaggio con questa scritta sul bicipite destro), al tempo stesso ha detto di essere “allteistico”: “Dio è la magia in ogni molecola, anche nelle persone che non ti piacciono”.
Ad ogni modo, lasciamo parola ai testi delle canzoni.
Parliamo di cielo, ma è interessante notare che la prima traccia (Don’t panic), del primo album (Parachutes) invita a guardare il mondo come “un posto magnifico”: "We live in a beautiful world / Oh, all that I know / There's nothing here to run from / 'Cause yeah, everybody here's got somebody to lean on" (Viviamo in un mondo magnifico / Oh, tutto quello che so è che / Non c’è niente qui da cui scappare / Perchè qui tutti hanno qualcuno su cui appoggiarsi).
Nel corso dello stesso album troviamo alla quinta traccia il primo riferimento al cielo e alle stelle. Nella canzone “Yellow” Chris Martin canta: “Look at the stars / Look how they shine for you / And everything you do” - (Guarda le stelle / Guarda come brillano per te / E per tutto quello che fai). Una canzone d’amore, dove si arriva a dire che “per te io dono tutto il mio sangue”.
È in “We never change” che troviamo poi il desiderio di volare e andare a “vivere dove sorge il sole”. “I wanna live life and always be true / I wanna live life and be good to you / I wanna fly / And never come down / And live my life / And have friends around” - (Voglio vivere la vita ed essere sempre vero / E voglio vivere la vita ed essere buono con te / Voglio volare / E non scendere mai / E vivere la mia vita / E avere amici attorno).
Passando al secondo Album “A rush of blood to the head”, la prima traccia “politik” si apre portandoci a vedere la terra dallo spazio. Un canto che possiamo descrivere come una preghiera, dall’alto, per poter vivere al meglio sulla terra: “Look at earth from outer space / Everyone must find a place / Give me time and give me space / Give me real, don't give me fake / Give me strength, reserve control / Give me heart and give me soul / Give me time, give us a kiss / Tell me your own politik / And Open up your eyes” - (Guarda la terra dallo spazio / Ognuno deve trovare un posto / Dammi tempo e dammi spazio / Dammi realtà, non darmi falsità / Dammi forza, conserva il controllo / Dammi il cuore e dammi l’anima / Dammi tempo, dacci un bacio / Raccontami della tua propria politica / Apri gli occhi), fino a chiedere alla fine, di ricevere l’amore, che fa vedere la realtà con occhi diversi.
La terza è invece esplicitamente una preghiera a Dio, affinché aiuti ad affrontare la vita con la sua grazia e con il sorriso sulle labbra: “Where do we go? Nobody knows / I've gotta say I'm on my way down / God give me style and give me grace / God put a smile upon my face” - (Dove andiamo? Nessuno lo sa / Devo dire che mi sto abbattendo / Dio dammi lo stile e dammi la grazia / Dio metti un sorriso sul mio volto). Un invito chiaro ad alzare gli occhi al cielo, verso Colui che solo può dare un indirizzo alla nostra vita, quando non sappiamo dove andare.
Ancora una volta, alla sesta traccia, troviamo l’invito a guardare il cielo che si apre, alla luce del sole, con la canzone "Daylight" dove si canta: “To my surprise / And my delight / I saw a sunrise / I saw a sunlight / I am nothing / In the dark / And the clouds burst / To show daylight / Ohhh and the sunshine / Yeah on this heart of mine” - (Per mia sorpresa / E mia gioia / Ho visto sorgere il sole / Ho visto la luce del sole / Non valgo nulla / Nell’oscurità / E le nuvole si aprono / Per mostrare la luce del giorno / Ooh, e il sole splenderà / Si, su questo mio cuore)
Nel Terzo Album, X&Y troviamo nella terza traccia dal titolo "White shadows” il riferimento alle stelle, descritte come piccole ombre bianche di cui noi stessi siamo parte del loro sistema. In mezzo a tante domande su chi siamo, la risposta è che : “You're part of the human race / All of the stars and the outer space / Part of a system, a plan” - (Fai parte del genere umano / Di tutte le stelle e dello spazio / Parte di un sistema, un progetto).
Nella famosa “Speed of sound”, in cui si fa riferimento agli uccelli che volano alla velocità del suono, siamo invitati a guardare in alto, verso la notte, per alzare la testa e iniziare a fare qualcosa, senza restare fermi con la testa sotto la sabbia: “Look up, I look up at night / Planets are moving at the speed of light / Climb up, up in the trees / Every chance that you get is a chance you seize” - (Guardo in alto, in alto verso la notte / I pianeti si stanno muovendo alla velocità della luce / Arrampicati su questi alberi / Ogni possibilità che hai devi prenderla al volo). Le occasioni per uscire alla luce vanno colte al volo.
Guardare il cielo significa guardare le cose dalla fine del mondo. E “Til kingdom come” ultima traccia del terzo album, parla proprio di questo. Del desiderio di liberazione e di salvezza che arriva dalla fine del mondo: “Hold my head inside your hands / I need someone who understands / I need someone, someone who hears / For you I've waited all these years / For you I'd wait 'Til Kingdom Come / Until my day, my day is done / Say you'll come and set me free / Just say you'll wait, you'll wait for me” - (Tieni la mia testa tra le tue mani / Ho bisogno di qualcuno che capisca / Ho bisogno di qualcuno, qualcuno che ascolti / Per te ho aspettato tutti questi anni / Per te aspetterei, fino alla fine del mondo / Fino al mio giorno, al mio ultimo giorno / Dì che verrai e mi libererai / Dì solo che aspetterai, aspetterai me).
L’apice del misticismo e dei riferimenti religiosi si percepisce nel quarto album dei Coldplay, dal titolo “Viva la vida or death and all his friends”. In questo album il riferimento testuale al cielo lo troviamo in una sola canzone (in Strawberry swing, dove si canta: “Adesso il cielo / potrebbe essere blu, potrebbe essere grigio / Senza di te sono lontano miglia e miglia / Oh il cielo potrebbe essere blu, non m'importa / Senza di te è una perdita di tempo), ma possiamo dire che qui il Cielo viene interpellato direttamente in Dio, il quale è protagonista in molte canzoni.
In Cemeteries of London, il riferimento è esplicito: “God is in the houses / And God is in my head / And all the cemeteries of London / I see God come in my garden / But I don't know what he said / For my heart it wasn't open / Not open” - (Dio è nelle case / E Dio è nella mia testa / E in tutti i cimiteri di Londra / Vedo Dio entrare nel mio cortile / Ma non so cosa ha detto / Perchè il mio cuore non era aperto / Non era aperto). Possiamo dire che qui il Cielo, in Dio, tocca di nuovo la terra alla ricerca di cuori che siano aperti alla vita, trovando invece solo morti.
In 42, di nuovo si tocca il tema della morte, ma questa volta si canta che: “I morti, non sono morti / Ma vivono nei miei pensieri / E da quando sono caduto sotto quell'incantesimo / Ci vivo anch'io [...] Il tempo è così breve / E sono sicuro / Che ci dev'essere qualcosa di più”. Un invito a pensare che, dopo la morte, c’è un cielo che si apre alla vita, un paradiso che aspetta. Questo canto però non toglie il dramma della possibilità che questo paradiso possa essere chiuso: “Pensavi di poter essere un fantasma! / Non hai raggiunto il Paradiso ma ci sei andato vicino”. Un invito dunque a prendere sul serio la possibilità che il Paradiso non si un destino certo per tutti.
Eppure c’è un "Reign of Love” che ci aspetta: “Reign of love / By the church we're waiting / Reign of love / On my knees go praying / How I wish I'd spoken up / Away get carried on a reign of love” - (Regno d'amore / Stiamo aspettando vicino alla chiesa / Regno d'amore / Prego inginocchiato / Come vorrei aver parlato a voce alta / Trasportato via su un regno d'amore). Un regno d’amore che esplicitamente fa riferimento alla Chiesa e alla preghiera fatta in ginocchio. Perché è lì, che si trova la fonte e l’origine di ogni amore.
Nel testo di “Viva la vida”, che si presta a numerose interpretazioni, si parla di un re che potrebbe avere la gloria, ma scivola nell’oscurità; parla di dominio e poi di solitudine. Si fa esplicito riferimento a Gerusalemme e a san Pietro, come pure alla parabola della casa costruita sulla sabbia, invece che sulla roccia. In tutto questo vogliamo cogliere l’invito a cercare anzitutto le cose che restano, come il Cielo, perché chi cerca la gloria di questo mondo, non gli resterà nulla in mano. Quale dunque la vita che vogliamo? A quale vita vogliamo dire “Viva”?
Il quinto album, dal titolo “Milo Xiloto”, che vorrebbe rappresentare la storia di amore tra due ragazzini che vivono in un contesto urbano distopico e opprimente, esprime il desiderio di cielo attraverso la canzone “Paradise”, una canzone che invoca il desiderio del paradiso, proprio quando la vita si fa difficile, e chiudendo gli occhi si sogna un posto bellissimo: “When she was just a girl / She expected the world / But it flew away from her reach so / She ran away in her sleep / and dreamed of / Para-para-paradise, Para-para-paradise, / Para-para-paradise / Every time she closed her eyes” (Quando era solo una ragazzina / Si aspettava il mondo / Ma siccome le sfuggì di mano / Lei si rifugiava nel suo sonno / E sognava il / Para-para-paradiso, Para-para-paradiso, Para-para-paradiso / ogni volta che chiudeva gli occhi).
Ancora di paradiso si parla nella canzone “Every teardrop is a waterfall”, dove ad un certo punto si dice che “I turn the music up / I'm on a roll this time / and heaven is in sight”. Il “paradiso è in vista”, nonostante “ogni lacrima sia una cascata”. La musica può portare la vita in paradiso, sciogliere tutte le preoccupazioni, dire che “andrà tutto bene”.
In “U.F.O.”, breve canzone dal titolo fuorviante, troviamo ancora una preghiera, una invocazione a Dio: “Lord I don't know which way I am going / Which way the river's going to flow / It just seems that upstream I keep rowing / Still got such a long way to go / Still got such a long way to go / And that light hits your eyes / I know I swear we'll find somewhere / The streets are paved with gold / Bullets fly split the sky / But that's alright sometimes sunlight comes streaming through the holes”. In una situazione in cui non si sa da che parte andare, quale strada prendere, ci si rivolge a Dio chiedendo di poter scorgere quella luce che emerge dal cielo, squarciato dalle pallottole vaganti, perché: “a volte la luce del sole penetra dalle fessure”.
C’è un desiderio di ricominciare da capo, sempre dall’alto, dal cielo, anche in “up with the birds”. “The birds they sang, break of day / 'Start again' I hear them say” (Gli uccelli cantavano, all'alba / Li sentivo dire ‘Comincia di nuovo’). Anche lì si è invitati a guardare in alto, il cielo blu e a sognare affinchè tutto si trasformi in una verità per il proprio cammino, volando in un mondo meraviglioso con gli uccelli.
Arriviamo quindi al sesto album “Ghost stories”, dove troviamo la canzone chiave, con cui abbiamo aperto questa riflessione: “A sky full of stars”. Cielo, stelle, paradiso, sono le parole chiave di questa traccia. Un inno all’amore, che solo può portare alle vette più alte del mondo, oltre il cielo appunto, dove stanno le stelle, ma anche oltre a loro, dove si trova il paradiso. Paradiso che si trova negli occhi di chi si ama: “I think I see you / Cause you're a sky, you're a sky full of stars / Such a heavenly view”.
Questo amore che ci fa perdere nei meandri del cielo lo ritroviamo in un’altra immagine, molto bella, con cui si apre la traccia “O” dove si fa riferimento a uno stormo di uccelli: “A flock of birds, hovering above / Just a flock of birds / That's how you think of love / And I always / Look up to the sky / Pray before the dawn / Cause they fly always / Sometimes they arrive / Sometimes they are gone / They fly on” (Uno stormo di uccelli, che volteggiano nel cielo / Solo uno stormo di uccelli / Ecco come si pensa all'amore / Ed io sempre / Guardo in alto nel cielo /Prego prima dell'alba / Perchè loro volano sempre/ Qualche volta arrivano/ Qualche volta se ne vanno / Loro continuano a volare). L’amore ci fa volgere lo sguardo al cielo e guardando uno stormo di uccelli in volo, intuiamo alcuni elementi di questo sentimento leggero che nasce in noi e che vuole volare alto, assieme agli altri, in un volteggiare di movimenti che non finiscono mai.
Al sesto album, dal titolo “A head full of dreams”, troviamo ancora gli uccelli, in “birds” a studiare le stelle, con il desiderio di scappare dalla realtà, ma con la consapevolezza che solo qui, su questa terra, come uccelli, troveremo la salvezza gridando a tutti la forza dell’amore: “Been standing in the corner / studying the lights / the dreaming of escape / will keep you up at night / but someone had put the flares up / and got me in the rays / so I guess I’d better stay [...] and we’ll be birds / got to make our own key [...] Come on and raise it / come on and raise this noise / for the million people / who got not one voice /come on it’s not over if you / mean it say loud / come on all for Love /out from the underground / away with me / we don’t need words / close your eyes and see / and we’ll be birds / flying free /holding on in the mystery”
Nella seconda traccia, la famosa “Hymn for the weekend” dal cielo scende un angelo, a portare illuminare, sanare, guarire, portare conforto. Un invito a risollevarsi dall’abisso della tristezza, per vivere un'esperienza davvero mistica che viene dal cielo? “Oh angel sent from up above / you know you make my world light up / when I was down, when I was hurt / you came to lift me up”.
Anche in “Everglow” si fa riferimento al cielo (le aquile che volano in cerchio), e anche alla luce eterna (everglow, appunto): “still I see you, celestial / Like a lion you ran, a goddess you rolled / like an eagle you circled, in perfect purple / so how come things move on [...] when I’m cold, cold / there’s a light that you give me when I’m in shadow / there’s a feeling you give me, an everglow”. Questa luce eterna è data dalla presenza di un amico che sta sempre accanto a te. Ma chi è questo amico così potente per il quale si arriva a dire che “ io vivo per questo sentimento per questa luce eterna”.
In X Marks the spot invece si parla di un movimento di braccia, che vengono alzate al cielo, per raggiungere il tesoro che si desidera: “I put my hands up to the sky, the feeling is like / I've got a rocketship that I want to ride / I put my hands up to the sky, the feeling is like / Wherever you are, I'll find that treasure / (So I reach for it)”.
Amazing day, un giorno fantastico, si apre con la scena in cui due innamorati siedono sul tetto e danno il nome alle stelle. C’è anche il riferimento a Dio, che ascolta le preghiere e rende le giornate fantastiche: “Sedevamo sul tetto, davamo il nome ad ogni stella / Condividevamo ogni ferita e ci mostravamo ogni cicatrice / Spero sia una prova sufficiente / metti la tua mano nella mia / La vita è un bellissimo e pazzo percorso [...] oh grazie Dio, devi / aver sentito quando pregai / perché adesso mi sento sempre così / Giorno fantastico giorno fantastico”.
“In alto, in alto” si canta invece nella famosa “Up&Up”. Un invito a guardare la realtà quotidiana che ci si presenta davanti da una prospettiva diversa, che è quella dell’amore condiviso: “just need love just need love / when the going is rough saying / We’re going to get it get it together right now”. Un amore che fa andare in alto e che fa fare le cose assieme.
Con l’ultimo album “Music of the sphere” i Coldplay raggiungo il picco del tema in considerazione. Un intero album dedicato al Cielo e a ciò che lo rappresenta.
In “My universe” troviamo una canzone dedicata all’amata che è per l’amato il suo universo. Unica persona che può illuminare la sua vita dal di dentro. Il cielo è dentro di noi.
“(You are) my universe / And you make my world light up inside”.
In “Coloratura” viviamo invece una vera odissea nello spazio, tra i vari pianeti che compongono il nostro sistema solare e i loro satelliti. Qui il Cielo è il luogo in cui cadiamo (We fell in through the clouds) per sentire melodie dentro di noi che si trasformano in canti d’amore (The melodies inside yourself and love come pouring out). Lassù nei cieli ci arriviamo piano piano, a combustione lenta (We're a slow burning tune) - dicono. Ma ci arriviamo fino a fonderci in un unica cosa come descrivono con la citazione latina “Pluribus unum, unus mundus”.
L’apice di tutto questo tema, lo troviamo però nella traccia ∞ dove c’è una sola invocazione: “Spiritu Sancti” ripetuta più e più volte. L’universo infinito è pieno di Spirito Santo. Solo Lui può riempire la nostra vita, la nostra umanità, di Cielo.
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