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Conferenza sulla scuola libera paritaria e formazione professionale.

Quasi 2.000 rappresentanti delle scuole paritarie alla Conferenza sulla scuola libera paritaria e formazione professionale svoltasi il 12 novembre a Cà Tron di Roncade(TV). Pubblichiamo l'intervento di Mons. Crociata, Segretario generale della CEI.


Conferenza sulla scuola libera paritaria e formazione professionale.

da MGS News

del 15 novembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));              La Seconda Conferenza sulla scuola libera paritaria e formazione professionale che si è svolta lo scorso 12 novembre nella Sala Congressi di Cà Tron a Roncade (TV) alla presenza di quasi 2.000 rappresentanti delle scuole paritarie di ogni ordine e grado, dai nidi alle secondarie e alla formazione professionale, ha manifestato ancora una volta l’attenzione e l’interesse, possiamo dire, la passione delle Chiese del Triveneto per l’educazione e per la scuola.  La prima conferenza del 2009 ha avuto un carattere giuridico-culturale, questa seconda prevalentemente politico-istituzionale.             Gli obiettivi sono stati raggiunti perchè sono stati coinvolti ed hanno dato la loro chiara risposta tre dei quattro soggetti interlocutori: la Regione, i Comuni ed enti locali e le comunità cristiane. L’interlocutore Stato ‘assente giustificato’, causa la congiuntura politica in atto, senz’altro dovrà tener conto di quanto emerso dal nostro territorio Triveneto.            La presenza dei vescovi triveneti, concretamente sostenuti dall’intervento autorevole di SE Mons. Crociata, segretario nazionale della CEI di Roma, ha confermato la necessità che le istituzioni procedano rapidamente a dare risposte concrete alle nostre istanze, che rispettino il diritto delle famiglie di avvalersi in piena libertà della scelta del servizio educativo tra scuola pubblica paritaria e scuola pubblica statale.             La scuola libera paritaria cattolica si presenta oggi più che mai come forma concreta di presenza di un patto educativo tra tutti i soggetti attivi nel territorio, in un dialogo continuo per costruire una proposta significativa da offrire alle nuove generazioni.Le varie componenti della scuola paritaria, dai nidi alle materne (FISM) alle primarie e secondarie (FIDAE, Agidae, CdO) alla formazione professionale (Confap, FORMA Veneto) ai genitori (AGESC) agli studenti (MSC) hanno evidenziato la difficoltà e le sofferenze specie dei meno abbienti e delle persone svantaggiate a poter accedere liberamente alle scuole paritarie sollecitando gli interlocutori istituzionali (Stato, Regione, Comuni) a dare certezze dei finanziamenti per giungere alla piena parità. Anche gli interventi provenienti da un’assemblea attenta, preparata e motivata hanno contribuito a richiamare i politici regionali presenti (Veneto, Friuli VG, Trentino) a impegnarsi con più decisione per sostenere una rivoluzione culturale che veda anche l’Italia diventare un Paese europeo “normale” dove le scuole non statali siano finalmente pari a quelle di stato.              L’impegno delle istituzioni locali (Regione e Comuni) a fianco delle scuole libere paritarie è fondamentale per poter garantire un futuro alla presenza delle nostre scuole nel territorio triveneto.Oggi l’impegno pubblico assunto dalle Autorità presenti è un ulteriore passo per la libertà di scelta delle famiglie verso la scuola che sentono come propria e rispendente ai valori vissuti dalla comunità nella comunità, espressione concreta e specifica della Repubblica presente e viva nel Triveneto.   Seconda Conferenza sulla Scuola libera paritaria e formazione professionale “Insieme per educare” Ca’ Tron di Roncade (Treviso), 12 novembre 2011  Intervento di S.E. Mons. Mariano Crociata,Segretario Generale della CEI  Confratelli nell’Episcopato,Onorevoli Autorità politiche,Gentili Signore e Signori,cari studenti,rivolgo a tutti un cordiale saluto e un vivo apprezzamento per la vostra presenza a questa seconda Conferenza sulla Scuola, promossa dalla Conferenza Episcopale Triveneta. Il momento che il nostro Paese sta attraversando ha carattere di difficoltà straordinaria, non solo nel passaggio istituzionale e politico, ma anche, e per taluni aspetti soprattutto, nelle ricadute sociali ed economiche della crisi. Di queste difficoltà siamo pienamente avvertiti e seguiamo da vicino, con viva apprensione per il bene della nostra gente, gli sviluppi al momento non definiti. Pur con questa consapevolezza, riteniamo, tuttavia, che l’incontro di oggi mantenga intatte le motivazioni e le potenzialità che racchiude, in quanto serve un bene fondamentale per la società civile e la comunità ecclesiale, che è quello della libertà educativa.  1. Chiesa e scuola: rapporto antico e fecondo nel Triveneto In questa prospettiva, che costituisce l’orizzonte di riferimento nel quale si colloca questo intervento, sembra da confermare la constatazione che la scuola italiana sta vivendo ormai da diversi anni un processo di innovazione a cui la Chiesa guarda con attenzione e spirito di collaborazione.Sono a conoscenza della costante cura pastorale che le Diocesi del Triveneto rivolgono al mondo della scuola e dell’istruzione e formazione professionale, promuovendo e aiutando direttamente tante scuole, in particolar modo le assai numerose scuole dell’Infanzia e i centri di formazione professionale. Il suo impegno formativo e il suo sostegno non è rivolto solo agli insegnanti delle Scuole paritarie, ma anche ai tanti fedeli laici impegnati con sempre maggiore competenza e responsabilità nella scuola statale.L’interesse delle Chiese del Triveneto per l’educazione e per la scuola ha ormai una lunga e feconda storia e continua anche oggi con immutata passione. Ne è testimonianza l’iniziativa promossa dai Vescovi, già da quattro anni, della Giornata della Scuola della comunità, per sensibilizzare le comunità cristiane e l’opinione pubblica sull’identità e le finalità, la ricchezza e la varietà delle Scuole Cattoliche presenti sul territorio ed il loro prezioso patrimonio pedagogico a servizio dell’educazione; e per sostenere le iniziative promosse unitariamente dalla FISM, FIDAE, FOE, CONFAP, FORMA Veneto, AGESC, MSC, richiamando il diritto della libertà di scelta dei genitori per i propri figli senza ulteriori oneri. Questa ed altre iniziative nelle singole Diocesi hanno cercato di individuare delle strategie per una definitiva soluzione del problema dei finanziamenti statali, regionali e comunali, sempre attraverso il dialogo con le autorità amministrative e locali, col fine di promuovere l’alleanza tra famiglia, scuola, comunità cristiana e territorio, in modo da creare un ambiente educativo idoneo a rispondere all’emergenza educativa.Sorge, però, una grande preoccupazione di fronte alle difficoltà crescenti che le scuole paritarie stanno incontrando nel portare avanti il loro impegno educativo. La riduzione dei contributi previsti dalla legislazione sulla parità ed il ritardo con cui vengono erogati fanno temere adalcune scuole di non poter più svolgere il loro compito e non poter quindi soddisfare le attese di tante famiglie che affidano loro i propri figli. Sarebbe una perdita grave per il tessuto sociale di questo territorio e dell’intero Paese.Faccio miei i sentimenti e le motivazioni dei confratelli Vescovi del Nord Est, che da diverso tempo hanno preso in esame e seguito con preoccupazione la situazione di crescente difficoltà in cui versano le scuole paritarie cattoliche, a partire da quelle dell’Infanzia, che operano con impegno, qualità culturale ed educativa in tante parrocchie e comuni del Triveneto. Nella ‘Lettera aperta’ del 2 agosto 2011 S.E. Mons. Adriano Tessarollo, a nome di tutti i Confratelli Vescovi del Triveneto, così scriveva: «La Scuola in generale oggi vive una situazione difficile, quella paritaria in particolare. Da sempre la Chiesa ha collaborato in vario modo all’educazione delle giovani generazioni. Anche le Scuole paritarie di ogni ordine e grado, riconosciute e abilitate a svolgere tale servizio scolastico, hanno offerto e stanno offrendo al Servizio Scolastico nazionale e regionale, in collaborazione e non in concorrenza con la Scuola statale, un servizio di qualità, che per lo Stato rappresenta anche un notevole risparmio economico, sia per quanto riguarda il personale che i locali delle Scuole».  2. Le due Conferenze del Triveneto sulla scuola Sono stato informato che già nella Prima Conferenza, celebratasi il 30 aprile 2009 a Padova, e presieduta da S.E. Mons. Cesare Nosiglia, allora Vescovo di Vicenza e Delegato della Conferenza Episcopale Triveneta per la scuola, erano state affrontate alcune problematiche della scuola e in particolaregli aspetti del federalismo, dell’autonomia e della parità, – elementi ritenuti necessari per il suo rinnovamento e per elevare ulteriormente la qualità del suo servizio. La Prima Conferenza voleva essere un contributo per rinnovare l’assetto istituzionale della Scuola e per consolidare la dimensione educativa del suo Progetto formativo. Ho ben presente il rilievo che i relatori hanno dato alla parità scolastica, da riconoscere come valore per l’intera scuola italiana e da promuovere in tutte le sue dimensioni: istituzionale, pedagogica, culturale, economica e gestionale.Pare evidente la bontà della scelta fatta nella Prima Conferenza: aver posto la riflessione sulla scuola paritaria all’interno di un vasto quadro di riferimento, che riguarda tutta la scuola e la sua intenzione educativa. Questo aspetto non va dimenticato soprattutto in un tempo di riforme in atto.Con l’odierna Conferenza le Diocesi del Triveneto hanno sentito l’urgenza, anzi la necessità, di porre nuovamente sotto osservazione, in unione con tutta la Chiesa Italiana, i valori e i problemi della Scuola cattolica, puntualmente sunteggiati al n. 48 degli Orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per il decennio 2010-2020 Educare alla vita buona del Vangelo: «La scuola cattolica e i centri di formazione professionale d’ispirazione cristiana fanno parte a pieno titolo del sistema nazionale di istruzione e formazione. Nel rispetto delle norme comuni a tutte le scuole, essi hanno il compito di sviluppare una proposta pedagogica e culturale di qualità, radicata nei valori educativi ispirati al Vangelo. Il principio dell’uguaglianza tra le famiglie di fronte alla scuola impone non solo interventi di sostegno alla scuola cattolica, ma il pieno riconoscimento, anche sotto il profilo economico, dell’opportunità di scelta tra la scuola statale e quella paritaria. La scuola cattolica potrà essere così sempre più accessibile a tutti, in particolare a quanti versano in situazioni difficili e disagiate. Il confronto e la collaborazione a pari titolo tra istituti pubblici, statali e non statali, possono contribuire efficacemente a rendere più agile e dinamico l’intero sistema scolastico, per rispondere meglio all’attuale domanda formativa. La scuola cattolica costituisce una grande risorsa per il Paese. In quanto parte integrante della missione ecclesiale, essa va promossa e sostenuta nelle diocesi e nelle parrocchie, superando forme di estraneità o di indifferenza e contribuendo a costruire e valorizzare il suo progetto educativo. In quanto scuola paritaria, e perciò riconosciuta nel suo carattere di servizio pubblico, essa rende effettivamente possibile la scelta educativa delle famiglie, offrendo un ricco patrimonio culturale a servizio delle nuove generazioni». Questa seconda Conferenza sulla scuola libera e paritaria e sulla formazione professionale auspica che, di fronte alla situazione particolarmente difficile in cui si trovano le scuole cattoliche paritarie e i centri di formazione professionale, si individuino assieme alcune risposte concrete, che rispettino il diritto delle famiglie di avvalersi del loro servizio educativo.Sempre nella ‘Lettera aperta’, prima citata, i Vescovi del Triveneto scrivevano: «I ripetuti tagli, a livello nazionale e regionale, i continui ritardi e incertezze dei finanziamenti alle scuole paritarie da parte dello Stato italiano e della Regione, mettono in serio rischio il futuro di queste scuole, costrette ad indebitamenti dovuti alla mancanza di puntuale erogazione dei fondi previsti e dalla diminuzione del contributo stesso. Molte scuole, che da decenni svolgono con qualità, passione e responsabilità il servizio pubblico, rischiano di dover chiudere il proprio servizio, causando un impoverimento al pluralismo educativo e formativo istituzionale e una negazione della libertà di scelta delle famiglie di educare e istruire i figli».  3. La parità: un diritto che attende ancora piena attuazione In Italia laLegge sulla parità 62/2000, preparata anche dall’introduzione dell’autonomia scolastica, afferma che il sistema nazionaledi istruzione non si identifica con la scuola statale: la natura pubblica di una scuola non deriva dalla caratterizzazione giuridica dell’ente gestore (statale o privato), ma dal tipo di servizio che esso fornisce. La scuola paritaria entra così a far parte del sistema educativo nazionale con un’uguaglianza effettiva, perché riconosciuta a tutti gli effetti come parte del servizio pubblico. Da ciò deriva che il sistema nazionale non può considerarsi tale se mancano le scuole paritarie: a queste va attribuito un valore costitutivo e non solo di completamento del sistema stesso.Al momento dell’entrata in vigore della legge 62/2000 ci si augurava che essa costituisse non un punto di arrivo ma una tappa: a undici anni di distanza tale auspicio mantiene tutta la sua validità anche oggi. Ad oggi è ancora avvertita una differenza di trattamento fra gli alunni delle scuole statali e quelli delle scuole paritarie, per via dell’incerta consistenza e tempestività delle pur modeste sovvenzioni.Si ha talvolta l’impressione che la parità sia offerta più per condividere gli oneri, che per riconoscere i diritti. Un caso emblematico è la disposizione che stabilisce l’applicazione delle norme vigenti in materia di inserimento di studenti con handicap o in condizione di svantaggio, senza fornire i mezzi adeguati per abbattere le barriere architettoniche e per pagare il sostegno per i ragazzi. Accanto a queste onerose richieste le scuole paritarie devono inoltre affrontare tutta una serie di doverosi ma pesanti controlli, spesso senza poter contare, a livello nazionale e regionale, su Uffici referenti con specifiche competenze. A tutto questo si aggiunge l’esclusione sistematica dalle iniziative promosse a sostegno della professionalità del personale direttivo e docente delle scuole statali.La parità scolastica è un pilastro fondamentale, assieme all’autonomia, del sistema educativo di istruzione e di formazione. Se la parità assolve, infatti, un servizio pubblico dentro il sistema scolastico nazionale, sembra logico che la sua attuazione risponda alle finalità proprie della scuola in quanto tale e sia sostenuta anche sul piano economico, oltre che pedagogico e culturale. È una risorsa su cui la società italiana deve poter contare per l’educazione delle nuove generazioni: non un di più o un privilegio per pochi, ma una offerta formativa rivolta a tutti coloro che intendano usufruirne, con parità di doveri e diritti, secondo la logica della sussidiarietà che in questi anni si è consolidata anche sul piano costituzionale.La scuola paritaria non vive in contrapposizione o in alternativa alla scuola statale, ma si pone accanto, come altra possibilità e garanzia di accesso all’istruzione e alla formazione, nel rispetto della «libertà di scelta educativa da parte delle famiglie» sancito dalla legge istitutiva dell’autonomia di tutte le scuole. È ovvio che, in mancanza di un adeguato sostegno economico, il diritto di tutti si risolve nel privilegio di pochi.Se è vero che l’Autonomia scolastica ha decretato il passaggio da una scuola sostanzialmente dello Stato ad una scuola della società civile, la scuola paritaria offre il suo contributo derivante dalla sua identità, arricchendo la qualità dell’offerta formativa, senza per questo indebolire il riferimento alle norme generali dell’istruzione. È necessario che il tema della parità sia adeguatamente sostenuto dalla promozione di una cultura scevra da pregiudizi ideologici e da stereotipi, che nulla hanno a che vedere con il valore educativo e culturale espresso dalla scuola paritaria e dalla necessaria libertà delle famiglie di poterne usufruire, senza penalizzazioni rispetto a chi sceglie la scuola statale.  4. Un processo da completare Il cammino verso l’attuazione della Legge sulla parità appare ancora lungo. Anche se si registra a tutt’oggi una diminuzione delle pregiudiziali ideologiche., Rresta ancora molta strada da percorrere perché le enunciazioni di principio trovino adeguata applicazione. Il principio della libertà di scelta educativa, che solo in un sistema integrato di scuole statali e paritarie può trovare piena realizzazione, fatica ancora ad affermarsi, così come la cultura della parità. Questa cultura è il fattore costitutivo di un concetto di educazione fondato sulla corresponsabilità di tutti gli attori del processo educativo, a partire da coloro che ne detengono il diritto primario, cioè gli educandi e i loro genitori. Oggi, di fronte a tante persone, istituzioni ed organismi sociali, si intende ribadire che la parità scolastica interessa tutta la società. È patrimonio di tutti i cittadini, perché il diritto a una educazione libera appartiene a ogni persona, indipendentemente dalle sue convinzioni religiose o dai suoi fondamenti culturali.Dal punto di vista economico le scuole paritarie non costituiscono un aggravio per lo Stato né sono una sottrazione di denaro alla scuola statale ma consentono invece un forte risparmio. È sotto gli occhi di tutti un dato economicamente molto rilevante, che ancora non trova conseguenze operative sul versante culturale e politico. In Italia la presenza delle scuole paritarie, specie dell’Infanzia, fa risparmiare ogni anno allo Stato cinque miliardi e mezzo di euro, a fronte di un contributo dell’amministrazione pubblica di poco più di cinquecento milioni di euro. È ancor più evidente che nel Triveneto questo risparmio è maggiore, vista la presenza di numerosissime Scuole dell’Infanzia e di una rilevante presenza di altre scuole primarie e secondarie e di numerosi centri di formazione professionale. Vale la pena ricordare che in Europa la libertà effettiva di educazione costituisce sostanzialmente la regola comune. Nella grande maggioranza dei Paesi europei, infatti, l’insegnamento privato è sovvenzionato e funziona, rispettando le stesse condizioni dell’insegnamento statale.Sul piano del finanziamento pubblico delle scuole paritarie la Legge 62/2000 ha previsto, purtroppo, sovvenzioni irrilevanti, in leggera crescita dal 1996 al 2002 ma da tempo ormai in costante diminuzione: ciò fa sì che in Italia la libertà di educazione continui a essere priva di un’effettiva attuazione. Se è vero, come ho appena affermato, che lo Stato risparmia cinque miliardi e mezzo di euro, non dovendo provvedere in proprio all’istruzione di oltre un milione di alunni che beneficiano dell’offerta educativa delle paritarie, non può essere considerato ragionevole un’ulteriore decurtazione del modestissimo contributo statale alla scuola paritaria. Quanto al cosiddetto “buono scuola”, a fronte della sua limitata entità economica, possiamo dire che ha un’importante valenza giuridica, in quanto sancisce in maniera esplicita il diritto dei genitori alla libertà effettiva di scegliere la scuola corrispondente alle proprie convinzioni. I pesanti e ripetuti tagli alla spesa pubblica che coinvolgono anche il “buono scuola” rischiano di snaturare in radice lo spirito originario della stessa legge.Finanziamento alla scuola, “buono scuola” e detrazioni fiscali costituiscono nel breve termine strategie adottabili dalla legislazione statale per garantire, attraverso un’adeguata modulazione, le risorse necessarie alle scuole paritarie.  5. Scuola della comunità: insieme per educare Il fine prioritarioche deve animare l’intera comunità educante, a cominciare dalla scuola edalle  famiglie, è il bene di ogni singolo alunno che frequenti una scuola statale o paritaria. Per questo fine occorre lavorare tutti insieme, collaborando per promuovere quel patto di responsabilità educativa che vede interagire ogni componente della scuola e della società. Se la scuola paritaria è considerata un valore prezioso, che soddisfail dirittodi scelta delle famiglie e consentelavalorizzazione di una realtà che da molti anni segna il cammino anche civile della nostra gente, non può essere lasciata a se stessa nell’affrontare problemi vitali di sopravvivenza, anche in considerazione della concreta possibilità di attivare dal basso una serie di interventi solidali e propositivi, da parte delle famiglie e delle comunità locali, che sentono la scuola come propria e rispondente a valori vissuti nel territorio.Il radicamento di tantissime scuole dell’Infanzia nei Comuni di queste Regioni del Triveneto è un valore sociale importante; esso evidenzia una specificità che dovrebbe essere sostenuta e incoraggiata dalle istituzioni e da tutte le componenti delle comunità religiosa e civile. Anche la Formazione professionale in questo territorio è una presenza significativa che coltiva un patrimonio culturale, pedagogico e professionale ricco e originale, tale da divenire punto di riferimento e motore per tutto il settore anche a livello nazionale. Allora, Stato, Regione, Comuni e comunità locali, sono chiamati a farsi carico, ciascuno per la sua parte, del mantenimento e della crescita in qualità anche delle scuole paritarie sul territorio, secondo il principio della sussidiarietà.Il federalismo e l’autonomia – è anche il mio auspicio – devono permettere di raggiungere meglioquesto obiettivo, insieme agli altri più generali. Occorre rendere ogni scuola, statale o paritaria, di ispirazione cristiana o di carattere comunale, protagonista del suo stesso rinnovamento e della costante qualificazione di docenti e dirigenti, responsabile dell’inserimento nel tessuto del territorio, capace di accogliere anche alunni di altre fedi e religioni e alunni diversamente abili. La scuola, ogni scuola, deve essere sempre scuola di tutti e muoversi dentro il quadro di riferimento del sistema scolastico nazionale secondo le linee tracciate dalle riforme in corso.L’esperienza di questi anni ha evidenziato la necessità di continuare a camminare assieme, superando le resistenze e le innumerevoli difficoltà, nella consapevolezzadell’insostituibile ruolo educativo delle scuole cattoliche.   Conclusione L’apporto che tanti cristiani, religiosi e laici, stanno dando alla scuola in Italia, sia nelle Scuole statali sia nelle Scuole paritarie, evidenzia quanto stia a cuore alla Chiesa l’educazione delle nuove generazioni.La scuola cattolica paritaria si presenta oggi più che mai come forma concreta di presenza di un patto educativo tra tutti i soggetti attivi nel territorio. La comunità cristiana, anche attraverso la Scuola cattolica paritaria mostra come si sia lasciata sempreinterpellare dall’educazione della persona. Essa assume la sua missione educativa ponendosi in dialogo con il territorio, percostruire una proposta significativa per la vita dei ragazzi. Sostenere la scuola libera paritaria oggi è un modo concreto di porre la sfida dell’educazione in un contesto culturale e sociale che presenta crescenti difficoltà proprio nell’ambito educativo. La sfida, quindi, è culturale e pastorale, maanche politica ed economica. In questo decennio, in cui tutta la Chiesa italiana è chiamata a porre al centro dell’azione pastorale l’impegno educativo, sono da favorire tutte quelle iniziative che coinvolgono le comunità cristiane nel servizio all’educazione di ogni persona e di tutta la persona.Termino con l’auspicio che dalla Conferenza escano indicazioni concrete idonee a favorire, anche nell’opinione pubblica, una più chiara comprensione della positività della scuola paritaria nel nostro Paese e un più sentito impegno ad accoglierne il servizio e a sostenerlo con l’apporto della propria attiva e responsabile iniziativa.

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