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Confessori e penitenti

Vademecum per il sacramento della penitenza. Intanto le linee guida anti-pedofilia dei vescovi italiani passano al primo vaglio ufficiale dopo le indicazioni dettate dalla Santa Sede a tutte le conferenze episcopali mondiali. Solo «se il sacerdote è un buon penitente, sarà un buon ministro del sacramento della riconciliazione».


Confessori e penitenti

da Teologo Borèl

del 29 settembre 2011

 

          Le linee guida anti-pedofilia dei vescovi italiani passano al primo vaglio ufficiale dopo le indicazioni dettate dalla Santa Sede a tutte le conferenze episcopali mondiali. Quattro i capitoli su cui si sta lavorando: fermezza nelle conseguenze penali, più rigore nella formazione dei sacerdoti, ascolto delle vittime, accompagnamento dei sacerdoti coinvolti. 

          Per vivere pienamente il sacramento della penitenza «sono necessari 'occhi nuovi e cuore nuovò in grado di superare la visione materialistica degli avvenimenti e dello sviluppo umano e, in fondo, della stessa persona umana, unità di anima e corpo, nata dall'amore creatore di Dio e destinata a vivere eternamente», afferma la Congregazione per il Clero che allo scopo di favorire il diffondersi di tale consapevolezza pubblica in questi giorni un «sussidio per i confessori e i direttori spirituali», la cui lettura, sottolinea sull'Osservatore Romano il vescovo Celso Morga Iruzubieta, segretario della Congregazione del Clero, risulterà preziosa per ogni sacerdote «sia in quanto ministro del sacramento del perdono e sia come penitente e bisognoso di perdono; sia come consigliere spirituale e sia come beneficiario umile e responsabile dell'altrui consiglio spirituale».

          «Il sacerdote - spiega il presule - ha bisogno di ricevere il sacramento del perdono; ha bisogno di non trascurarlo consapevolmente». Secondo monsignor Morga Iruzubieta, del resto, solo «se il sacerdote è un buon penitente, sarà un buon ministro del sacramento della riconciliazione», perchè «se si lascia umilmente e responsabilmente guidare per le vie dello Spirito, normalmente sarà lui stesso un buon consigliere per gli altri». Infatti, «percorrere in prima persona la strada della direzione spirituale è una scuola eccellente per operare in favore degli altri come saggio consigliere». Per i sacerdoti, come si legge nella presentazione del sussidio, «la riscoperta del sacramento della riconciliazione, come penitenti e come ministri, è la misura dell'autentica fede nell'agire salvifico di Dio, che si manifesta più efficacemente nella potenza della grazia, che nelle umane strategie organizzative di iniziative, anche pastorali, talvolta dimentichi dell'essenziale». «È questa convinzione di fede -scrive sull'Osservatore monsignor Morga Iruzubieta - nel mistero della redenzione e della sua attualizzazione nella Chiesa e attraverso la Chiesa che sostiene, per tutta la vita, una pratica concreta, lieta, fiduciosa e impegnata di accoglimento e amministrazione del sacramento della penitenza, così come anche della direzione spirituale».

          Per affrontare con animo rinnovato una pastorale nuova e vigorosa del sacramento della penitenza e della direzione spirituale, «il sussidio insiste molto sulla responsabilità personale di chi riceve la direzione spirituale: la responsabilità e la libertà personali non vengono per nulla intaccate, anzi vengono continuamente messe in rilievo e valorizzate». Il cristiano deve agire sempre con totale libertà e responsabilità, ricorda il sussidio spiegando che»la direzione spirituale va sempre adattata all'età, alla condizione e alle disposizioni concrete della persona, soprattutto dei giovani. In proposito, il numero due della Congregazione del clero ricorda che molte vocazioni sacerdotali o religiose non riescono a sbocciare per mancanza di un'opportuna direzione spirituale. Non è un compito facile quello che il sussidio propone ai sacerdoti. È un piano pastorale arduo, un ministero che esige studio della teologia, in particolare della teologia spirituale e pastorale, e molta disponibilità, conclude il vescovo di Curia, rendendo omaggio con le parole del beato Giovanni Paolo II, all'innumerevole schiera di confessori santi e quasi sempre anonimi, ai quali è dovuta la salvezza di tante anime, da loro aiutate nella conversione, nella lotta contro il peccato e le tentazioni, nel progresso spirituale e, in definitiva, nella santificazione.

 

Giacomo Galeazzi

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