Don Gabriele Colombo racconta il progetto pilota di tre settimane sperimentato dai giovani tra i 16 e i 18 anni che dal 7 marzo stanno vivendo insieme nell'oratorio di Biumo Inferiore
di Lucia Landoni, tratto da milano.repubblica.it
Don Gabriele Colombo racconta il progetto pilota di tre settimane sperimentato dai giovani tra i 16 e i 18 anni che dal 7 marzo stanno vivendo insieme nell'oratorio di Biumo Inferiore
I protagonisti del Decamerone di Boccaccio erano scappati in una villa fuori Firenze per mettersi al riparo dalla peste, mentre loro hanno scelto di riunirsi in oratorio per evitare l'isolamento sociale imposto dalle restrizioni anti Covid: 22 ragazzi di Varese, tutti tra i 16 e i 18 anni, dal 7 marzo vivono insieme nell'oratorio di Biumo Inferiore (uno dei quartieri della città). L'idea è nata proprio da uno di loro - Leonardo, studente di terza superiore - che ha suggerito di ispirarsi al modello adottato dai cestisti statunitensi della Nba: un tampone per tutti e poi l'ingresso in una "bolla" dove condividere una normalità quotidiana che all'esterno è preclusa.
"La proposta è stata avanzata per la prima volta lo scorso settembre, ma ha richiesto un lungo periodo di tempo per concretizzarsi. Abbiamo dovuto studiare con attenzione le norme e richiedere tutte le autorizzazioni del caso - spiega don Gabriele Colombo, il 35enne sacerdote responsabile della pastorale giovanile della Comunità pastorale 'Beato Samuele Marzorati', che sta condividendo l'esperienza della bolla con i ragazzi - Ci siamo concentrati in particolare sull'allegato 8 dei Dpcm finora emessi, che si occupa delle politiche familiari e prevede la possibilità di effettuare attività ludico-ricreative e di educazione non formale, ovviamente nel rispetto delle norme anti contagio".
Individuata questa opportunità, don Gabriele alla fine di ottobre 2020 ha dato il via all'iter, rivolgendosi alla Prefettura, che ha a sua volta chiesto e ottenuto il via libera dal Comitato tecnico-scientifico.
"La perseveranza e l'attesa hanno dato i loro frutti - sottolinea il responsabile della pastorale giovanile - Non ho mai pensato di arrendermi di fronte alle lungaggini burocratiche, soprattutto perché la proposta è arrivata dai ragazzi, che non si sono limitati alle proteste per una situazione difficile, ma hanno pensato a modi concreti per reagire".
L'autorizzazione ufficiale è arrivata il 19 febbraio e il 7 marzo "siamo entrati nella nostra bolla in oratorio, da cui usciremo il 28 marzo per ricongiungerci con il resto della comunità in occasione della Domenica delle Palme - continua il sacerdote - Si tratta di una bella esperienza per tutti, basata non solo sulla socialità, ma sulla fraternità, ovvero sulla capacità di prendersi cura l'uno dell'altro e degli ambienti comuni".
Queste tre settimane per i ragazzi non hanno rappresentato una vacanza, ma piuttosto un parziale ritorno alla normalità in cui ciascuno di loro è stato responsabilizzato: "C'è tempo per la preghiera, per l'attività sportiva dato che in oratorio abbiamo i campi a disposizione, e chiaramente per la Dad, che tutti hanno preso molto seriamente - prosegue don Gabriele - Ognuno ha la propria postazione per le ore di scuola, ma il clima di condivisione che si è creato li sta aiutando a sopportare meglio il disagio della didattica a distanza. Molti studenti stanno ottenendo risultati decisamente soddisfacenti".
Senza dimenticare l'attenzione ai compiti comunitari: per le pulizie e la gestione della lavanderia sono stati stabiliti dei turni, mentre al pranzo pensa un cuoco che arriva dall'esterno e lascia il cibo senza avere alcun contatto con gli ospiti dell'oratorio.
"Alla sera però sono i ragazzi a pensare alla cucina. Si sono dimostrati molto creativi. Abbiamo persino organizzato la settimana dei piatti regionali - racconta il sacerdote - Ciascuno ha dato con entusiasmo il proprio contributo".
Tra qualche giorno tutti si sottoporranno nuovamente al tampone e torneranno alle rispettive famiglie - "che sono state informate di ogni fase del progetto durante riunioni su Zoom e ci hanno dato il loro pieno appoggio, come hanno fatto i vertici della Comunità pastorale" - ma l'iniziativa non si concluderà qui: "Il nostro è un progetto pilota, che potrebbe essere sistematizzato, replicato anche in altri contesti e proseguire anche in futuro" conclude don Gabriele Colombo.
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