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Da una mela, tutto. Quando i bambini insegnano ai grandi

Il compito per il giorno successivo era quello di portare a scuola una mela... ed ecco, l'indomani, allineate sulla cattedra, tante mele profumate. Subito una mano si alza: “Maestra, sono tutte mele, ma sono tutte diverse!”.


Da una mela, tutto. Quando i bambini insegnano ai grandi

da Attualità

del 17 ottobre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));            Quest’anno i bambini di prima della Scuola primaria paritaria “Vladimiro Spallanzani” (Sant’Antonino di Casalgrande, RE) si sono trovati dentro ad una grande avventura: scoprire che cosa significa la misteriosa parola “Biodiversità”. La sfida, per noi insegnanti, era quella di entrare insieme ai bambini nel significato vero di questa parola, in modo profondo, non banale , incisivo, insomma: facendone esperienza. Come modalità, abbiamo scelto quella della partecipazione al concorso “Immagini per la terra” promosso da Green Cross e patrocinato, tra gli altri, dalla Presidenza della Repubblica, che quest’anno proponeva agli studenti di ogni ordine di scuola proprio questo tema.             Con il testo autonomo “Se fossi un semino sarei...” ognuno di loro immagina quale pianta vorrebbe diventare. Ciascuno immagina un progetto diverso. C’è chi vuol essere un seme di erba, per guardare in diretta le partite di calcio, e chi un semino di basilico perché così... “da grande mi cucineranno e sarò profumato, buono e utile.”           Il nostro lavoro è partito da una richiesta molto semplice: nell’affrontare la consonante M, la maestra ha chiesto ai bambini di disegnare una mela. I disegni sono risultati simili e stereotipati: tutti i bambini hanno presentato una bella mela rossa con la foglia. Il compito per il giorno successivo era quello di portare a scuola una mela... ed ecco, l’indomani, allineate sulla cattedra, tante mele profumate. Subito una mano si alza: “Maestra, sono tutte mele, ma sono tutte diverse!”. La realtà supera sempre ogni rappresentazione, è complessa, piena di sfumature.

         Ci siamo quindi messi a discutere animatamente: che cosa ci permette di dire che queste sono mele? Come le possiamo classificare?In che cosa sono uguali? In che cosa sono diverse?

          Un bambino ha notato che tutte le mele avevano i semi. La maestra allora ha preso tutti i semini delle mele e li ha messi insieme in una ciotolina: poi ha chiesto di aprire bene occhi e cervello. M. osserva: “Adesso questi semini sembrano tutti uguali, ma noi sappiamo che ciascuno era dentro ad una mela diversa”. E. incalza: “Se li piantiamo ci vengono delle mele tutte diverse”.  

          Ma il vero onore è stato per me lavorare con questi bambini e vederli con gli occhi spalancati su tutto il mondo, pronti a paragonarsi anche ad un piccolo semino, scoprendone così l’infinita grandezza. 

          Ma... appena si fa un passetto in avanti, subito cento domande si spalancano e ognuna è l’inizio di una strada di conoscenza. I bambini vogliono sapere come fa un seme a diventare una pianta, come fa a sapere quale pianta diventare, quale tipo di mela “fare”, da dove viene, come è fatto. I bambini mettono in gioco ciò che già sanno e le loro ipotesi. La maestra registra i loro interventi e poi chiede: “Come facciamo a rispondere alle vostre domande?” Rispondono gli scienziati di sei anni: “Dobbiamo guardare”. “Dobbiamo pensare”. “Però possiamo anche chiedere”. Osservazione, pensiero, ricerca. Con questo metodo di lavoro iniziamo a scoprire tutto sul seme, fino ad aprirlo e trovare al suo interno una “piantina in miniatura”. Ancora piccolissima, ma già fornita di radice, fusto e foglie. La osserviamo crescere seguendo il suo misterioso progetto. La maestra svela ai bambini che quella minuscola piantina si chiama embrione. Allora un bambino esclama “Allora ogni semino è come un bambino!”. Inizia qui la seconda parte del percorso che segue l’intuizione di questo alunno. Ognuno di loro è come un semino: ha dentro un progetto da realizzare. Ciascuno ne ha uno diverso, unico e prezioso. Facciamo insieme il “gioco dell’unico” : insieme troviamo in che cosa ciascuno di loro è speciale. 

          Ci soffermiamo su questa parola: utile. I bambini hanno capito che essere diversi e unici è utile, per le piante, gli animali, ma anche tra di noi, nella nostra classe. Ma che cosa significa “utile”? Bellissima la definizione di una bambina: “Essere utili è bello, per esempio noi, quando andiamo a fare ginnastica, litighiamo sempre per portarti i palloni, i cerchi… perché se uno è utile è più contento. Se no è inutile, è brutto”. 

          Essere utili significa avere un posto, un compito, un destino da realizzare. Leggiamo insieme Il lino di Andersen e costruiamo un grande pop-up che rappresenta l’avventura della crescita della pianta di lino, attraverso le sofferenze e le gioie della vita. Poi mandiamo tutto, mele, osservazioni, fotografie, disegni al concorso “Immagini per la terra” e dopo pochi mesi... ecco che arriva la Menzione d’Onore a premiare il nostro lavoro.  

 

Benedetta Ferioli

http://www.ilsussidiario.net

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