Dieci tweet di Don Bosco per gli educatori di oggi
Don Bosco (il cui ricordo è il 31 gennaio) che tra la metà e la fine dell’Ottocento ha vissuto tempi non meno duri (epidemia inclusa!); con il suo “sistema preventivo” ha affrontato le intemperie e dato una risposta a livello internazionale all’emergenza educativa. E ciò non vale solo per la Chiesa, lo sanno bene gli studenti e gli studiosi di pedagogia, nonché le istituzioni laiche che vi si ispirano, persino in Paesi dove i cristiani sono in minoranza! Cosa dice agli educatori di oggi?
Dieci tweet di Don Bosco per gli educatori di oggi
Ci troviamo da anni nell’emergenza educativa e ogni giorno, purtroppo, la cronaca nera lo conferma. Qualcuno dà la colpa alla pandemia, ma tutt’al più ha solo amplificato la difficile situazione. Le emergenze ci sono state e ci saranno, tuttavia, se coprono decenni, si fa fatica a definirle tali. Per affrontarle non ci vogliono convegni su convegni, dibattiti su dibattiti, denunce su denunce, bensì un metodo chiaro e ispirato, uno stile acquisito, un modello – anche del passato – da attualizzare. In questo periodo viene in mente Don Bosco (il cui ricordo è il 31 gennaio) che tra la metà e la fine dell’Ottocento ha vissuto tempi non meno duri (epidemia inclusa!); con il suo “sistema preventivo” ha affrontato le intemperie e dato una risposta a livello internazionale all’emergenza educativa. E ciò non vale solo per la Chiesa, lo sanno bene gli studenti e gli studiosi di pedagogia, nonché le istituzioni laiche che vi si ispirano, persino in Paesi dove i cristiani sono in minoranza! Cosa dice agli educatori di oggi?
- “L’educazione è cosa di cuore”: non è una teoria, né una ricetta, ma la presenza dell’educatore, il chiedere ‘come stai veramente’, l’ascolto disponile senza i pregiudizi tipici dell’adulto, senza dare risposte prima di sentire le domande.
- “Che i giovani sappiano di essere amati”: non bastano infatti i proclami e le dichiarazioni d’intenti, poiché “sapere” ha a che fare con “sapore, gusto”, cioè un’esperienza diretta, un incontro educativo che lasci l’acquolina in bocca, faccia a faccia o on line.
- “Lavoro e temperanza”: vuol dire, quando necessario, togliersi l’orologio e donare tempo, ma anche faticare, fallire, ricominciare a costruire; il tutto con umiltà, scendendo dal piedistallo, avendo il senso della misura, pazientando come il contadino che pianta un seme i cui frutti raccoglieranno altri.
- “Stare molto allegri”: non significa cercare di strappare il consenso con la superficialità e le banalità, magari con inutili atteggiamenti giovanilistici, bensì mettere da parte l’atteggiamento degli sconfitti in partenza, testimoniare la speranza, ridere con ride e piangere con chi piange.
- “Camminare coi piedi per terra”: ci vuole concretezza, l’aggancio con la realtà, l’ascolto dei bisogni, una strategia senza continui rimandi, una verifica dell’azione; se i giovani hanno bisogno del pane, non gli si può dare solo il profumo!
- “Nessuna predica è più edificante del buon esempio”: quanto siamo bravi gli adulti in fatto di prediche senza essere preti o oratori! Al momento dei fatti dimostriamo però la credibilità delle nostre parole oppure, ancor meglio, saranno le parole a commentare i fatti?
- “Non mandare al domani il bene che si può compiere oggi”: il tempo da rincorrere, riunioni lunghe e ripetute, carte e moduli da riempire, resoconti da stilare – pur importanti – rischiano di rimandare riposte attese. Nell’educazione non funziona il ritornello telefonico “non siamo al momento disponibili, restate in linea”!
- “Le mormorazioni raffreddano i cuori”: non è lamentandosi o dando la colpa ad altro che si trovano le soluzioni; c’è la fatica e c’è la delusione, ma pensieri e parole pesanti le alimentano, togliendo la serenità. Più che preoccuparsi, bisognerebbe occuparsi!
- “Guai a chi lavora aspettando le lodi del mondo”: è bello essere ringraziati, ci dà soddisfazione la conferma dagli altri di aver operato bene, tuttavia non è il fine dell’educazione, che non si misura in successi personali, quanto in quelli di chi ci è stato affidato.
- “Quando si tratta di qualche cosa che riguarda la causa del bene, don Bosco vuol essere sempre all'avanguardia del progresso”: educarsi per educare ed essere così presenti negli ambienti digitali con competenza, con equilibrio e con idee coinvolgenti. Dove qualcosa ci manca, facciamo rete; se non ci arriviamo da soli, non temiamo di chiedere aiuto ai giovani.
Marco Pappalardo
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