Domenica della Divina Misericordia

La prima domenica dopo Pasqua, una volta chiamata domenica in albis, si chiama oggi “domenica della Divina Misericordia” per volere di Giovanni Paolo II. Alla base di questa scelta vi è la vicenda straordinaria di una suora polacca, sr. Faustina Kowalska, morta a trentatre anni nel 1938, protagonista di un'esperienza mistica raccolta nelle pagine di un diario.

Domenica della Divina Misericordia

da Teologo Borèl

del 09 aprile 2010

 

          Il vangelo della prima domenica dopo Pasqua descrive l’incontro l’incontro tra Gesù e Tommaso, otto giorni dopo la risurrezione. Tommaso non era stato presente la sera del giorno di Pasqua, quando Gesù era apparso per la prima volta ai discepoli riuniti insieme nel cenacolo; per questo non aveva creduto che il Signore fosse risorto.

 

          Ora è di nuovo sera. E’la sera della prima settimana della resurrezione, il lungo giorno di Pasqua che si prolunga anche per noi nella liturgia della Chiesa, attraverso le letture che ripropongono in questi giorni i primi incontri di Gesù risorto coi suoi discepoli. E’ sera e Tommaso non crede. La luce di Pasqua non è bastata a fugare le tenebre del dubbio e delle sue paure.

          Gesù gli appare e gli chiede di mettere la sua mano nella ferita del costato, lì dove il colpo di lancia ha bucato il suo Cuore. “Non essere incredulo, ma credente”- aggiunge. E’ proprio in quel tocco che Tommaso si convince della verità; acquista la fede, si abbandona a Gesù. “Mio Signore e mio Dio!”- esclama. Accoglie l’invito di Gesù a credere. Credere, “cor- dare” dal latino: dare il cuore. Tommaso dà il suo cuore a Dio quando incontra il Cuore di Gesù: un cuore che si è lasciato trafiggere per amore e che chiede di essere toccato da chi ancora non si fida completamente di lui.

          La prima domenica dopo Pasqua, una volta chiamata domenica in albis, si chiama oggi “domenica della Divina Misericordia” per volere di Giovanni Paolo II. Alla base di questa scelta vi è la vicenda straordinaria di una suora polacca, sr. Faustina Kowalska, morta a trentatre anni nel 1938, protagonista di un’esperienza mistica raccolta nelle pagine di un diario.

          A suor Faustina, oggi santa, è apparso Gesù in sembianze che ricordano le descrizioni contenute nella liturgia di domenica prossima: con indosso un abito lungo fino ai piedi e una cintura dorata- simile al Figlio d’Uomo nel passo dell’Apocalisse citato nella seconda lettura; all’altezza del petto, poi, ben visibile sull’abito, la ferita del Cuore come dovette apparire a san Tommaso.

          Secondo la visione di suor Faustina dalla ferita uscivano due raggi, uno di colore pallido e l’altro rosso. Questi raggi significano l’Acqua e il Sangue sgorgati dal suo costato al colpo di lancia ricevuto sulla Croce, e simboleggiano la virtù purificatrice del Battesimo e della Confessione e la virtù rigeneratrice dell’Eucaristia. Il 22 febbraio 1931 fu proprio Gesù a chiedere alla santa di far dipingere e diffondere un’immagine che lo ritraesse in queste sembianze. Egli stesso spiegò così il significato di questa devozione: «Figlia mia, dì che io sono l’Amore e la Misericordia in persona. La piaga del mio Cuore è la sorgente della Misericordia illimitata. […]Figlia mia, dì all’umanità sofferente che si stringa alla Misericordia del mio Cuore, e io la colmerò di pace. […] Le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione.”

          Le parole di Gesù a suor Faustina sembrano riproporre il gesto evangelico nei confronti di san Tommaso: l’invito a guardare il suo Cuore, a entrarvi, quando anche la sua Passione non ci avesse convinto del Suo Amore, come accadde al discepolo all’indomani della Risurrezione; come accade ancora per molte anime, secondo le rivelazioni di Gesù alla santa polacca.

          La fiducia in Gesù è la condizione senza la quale il suo sacrificio va perduto. Il dono della sua morte e risurrezione può arrivare a noi soltanto se lo accogliamo ; se abbiamo fiducia nel suo Amore anche quando può essere difficile credere.Per questo ai piedi dell’immagine diffusa da santa Faustina campeggia questa scritta: “Gesù confido in te!”- “Jesu uam tobje” in polacco.

          Senza fiducia nell’Amore misericordioso di Dio la luce della Pasqua può andare perduta allo scendere delle tenebre, nella sera del dubbio e delle prove. Gesù è nostro Maestro anche in questo: egli per primo si è fidato ciecamente dell’Amore del Padre e proprio grazie a questa fiducia ha potuto portare avanti la sua opera di salvezza. La fiducia che Gesù ci chiede di avere in Lui è la stessa che Egli ha riposto in Dio nel momento del deserto e dell’attacco del male, aprendoci una strada e mostrandoci come fare anche quando ci sentiamo soli e perduti. All’inizio di questa Quaresima ho sentito dedicare dal Papa alcune bellissime parole sulla fiducia di Gesù nell’Amore del Padre che vorrei riportare:

          'Questa assoluta certezza ha sostenuto Gesù durante i quaranta giorni trascorsi nel deserto della Giudea, dopo il battesimo ricevuto da Giovanni nel Giordano. Quel lungo tempo di silenzio e di digiuno fu per Lui un abbandonarsi completamente al Padre e al suo disegno d’amore; fu esso stesso un “battesimo”, cioè un’“immersione” nella sua volontà, e in questo senso un anticipo della Passione e della Croce. Inoltrarsi nel deserto e rimanervi a lungo, da solo, significava esporsi volontariamente agli assalti del nemico, il tentatore che ha fatto cadere Adamo e per la cui invidia la morte è entrata nel mondo (cfr Sap 2,24); significava ingaggiare con lui la battaglia in campo aperto, sfidarlo senza altre armi che la fiducia sconfinata nell’amore onnipotente del Padre. Mi basta il tuo amore, mi cibo della tua volontà (cfr Gv 4,34): questa convinzione abitava la mente e il cuore di Gesù durante quella sua “quaresima”. […] Tutto questo il Signore Gesù lo ha fatto per noi. Lo ha fatto per salvarci, e al tempo stesso per mostrarci la via per seguirlo. La salvezza, infatti, è dono, è grazia di Dio, ma per avere effetto nella mia esistenza richiede il mio assenso, un’accoglienza dimostrata nei fatti, cioè nella volontà di vivere come Gesù, di camminare dietro a Lui.'

          Risorgere con Gesù, camminare in una vita nuova con Lui è sempre, prima di tutto, confidare in Lui. All’indomani della Pasqua, di ogni Pasqua e di ogni esperienza anche piccola di risurrezione in Gesù, è la fiducia che ci sostiene e – come bambini appena nati- ci permette di crescere e andare avanti nel cammino; anche quando scende la sera sul giorno della risurrezione e le tenebre ci avvolgono, come accadde a san Tommaso. Il Suo Cuore aperto per noi ci aspetta allora per offrirci rifugio e scaldarci con la sua Misericordia.

don Gianni Ghiglione

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