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Don Bosco visto da don Giulio Barberis 4

«Ancora adesso al ricordo di tanto affetto, così puro e delicato, ne resto intenerito e conto questa come una delle più grandi grazie che mi abbia fatto il Signore».


Don Bosco visto da don Giulio Barberis 4

da Don Bosco

del 21 gennaio 2011

  

La purezza            La più bella e importante delle virtù? La purezza. Così la pensava Don Bosco.E Don Giulio Barberis, testimone al processo di beatificazione di Don Bosco, proprio riguardo la purezza ricordò prima di tutto come Don Bosco la viveva, come la conservava in mezzo alla gente, con le donne, a fianco dei ragazzi nel suo Oratorio. Solo al termine della testimonianza, Don Barberis parlò degli insegnamenti di Don Bosco in proposito.           Anche in questo caso, è chiaro come Don Bosco educasse soprattutto con il suo esempio. Il ricordo del suo comportamento esemplare era più vivo di quello delle sue parole.            «Il canonico Calosso di Chieri mi diceva che fin da giovanetto, quando Don Bosco faceva il ginnasio in quella città, era in fama presso tutti come giovane riservatissimo, e che i genitori per questo desideravano che i propri figliuoli praticassero con lui – testimoniò Don Barberis –. Don Barra, suo compagno di seminario, mi disse che il suo diportamento da chierico si poteva dire angelico. La sua vita intera comprovò la veracità del detto dello Spirito Santo, che qual uno è da giovane, così si conserva anche nella tarda età. Lingue malefiche denigravano Don Bosco su vari punti, ma non conosco che alcuno né in pubblico né in privato l’abbia intaccato riguardo alla purezza dei suoi costumi; tanto erano i suoi modi riserbati in maniera da non fuggire solo il male, ma persino l’ombra del male.           Io l’ho osservato in mille circostanze, non ho mai osservato in lui il minimo movimento incomposto».  «Lo vidi arrossire»           Per cercare aiuti economici utili ad accogliere e sfamare i suoi ragazzi, Don Bosco doveva spesso uscire dall’Oratorio e frequentare ambienti diversi da quello di Valdocco. «Lo vidi in varie famiglie signorili, in cui era l’usanza che tutti baciavano i bambini, dopo pranzo in varie circostanze; nemmeno questo vidi fare da Don Bosco: lo vidi invece quasi a titolo di carezza fare sulla fronte di quei ragazzi un piccolo segno di croce col pollice, e non più, e si lasciava da loro baciare la mano».           Le ore dedicate alla confessione e la necessità di educare i ragazzi facevano sì che Don Bosco venisse a conoscenza di certi episodi. «Dimostra poi l’amore grande alla virtù della castità la pena – prosegue Don Barberis –, e direi quasi la ripugnanza, che sentiva quando aveva a trattare per ragione del suo ufficio del vizio contrario. Lo vidi arrossire quando gli si manifestava qualche mancanza di qualcuno fatta contro la virtù della purezza.           Era poi talmente guardingo nel dire o scrivere parole che anche alla lontana potessero suscitare pensieri meno puri nella gioventù, che appositamente, secondo ciò che egli medesimo mi disse, intraprese la sua “Storia Sacra” per eliminare alcune parole o alcuni fatti, generalmente dagli altri raccontati, che potevano nella gioventù suscitare qualche pensiero meno puro o qualche curiosità pericolosa.           Con le donne si teneva sempre in un contegno riservatissimo: non mi ricordo di aver visto in lui, pur una volta, uno sguardo un po’ curioso; invece mi pareva di vedere personificato in lui quanto diceva san Francesco di Sales, di vedere tutto alla rinfusa e non mai guardare fissamente.           Di più desiderava sempre, e lo disse anche a noi, che vi fosse, per quanto si poteva, sempre qualche altra persona presente quando doveva trattare con donne.            Quando fu necessario aprire in Torino una Casa delle sue suore, fece preparare una povera casa, che è vicinissima all’Oratorio. Mi dissero, e mi ripeté anche Don Bosco, che non vi era andato che una volta sola, per darvi la benedizione nella loro chiesa. Riceveva le suore quando venivano da lui per consigli, e dava suggerimenti a Don Cagliero sul modo di dirigerle, ma non frequentava mai la loro casa».  Una delle più grandi grazie           Don Bosco visse in mezzo a centinaia di ragazzi e tenne sempre un comportamento rispettoso, mai approfittò della loro vicinanza, della loro fragilità e dipendenza da lui.           «Persino con i suoi giovanetti usava somma riservatezza – testimoniò Don Barberis –. Egli li amava di gran cuore, consumando tutta la sua vita per loro, ma il suo amore era un amore forte. Io credo di essere stato uno di quelli a cui Don Bosco abbia portato maggior affetto; prima ancora che fossi chierico, mi faceva andare nella sua camera per scrivere lettere o copiare qualcosa; da chierico mi affidò la cura della biblioteca che era attigua alla sua camera, e vi veniva, quand’era molto stanco, a passeggiare alquanto con me; quando fui posto all’insegnamento, mi suggerì egli stesso il modo di far scuola; mi correggeva quaderni e bozze, poi mi fece maestro dei novizi, e mi prese molte volte ad accompagnarlo nei suoi viaggi, facendomi anche la confidenza di doni soprannaturali.           Io cercavo di corrispondervi del mio meglio. Ebbene: in 27 anni che stetti con lui con questa intimità, non ricordo che mi abbia fatto una carezza, che mi abbia dato un bacio, anche solo che abbia tenuto le mie mani nelle sue con segno di compiacenza; né che mi abbia rivolta una parola che indicasse ombra di affetto sensibile. Io allora non ci pensavo; ma ancora adesso, al ricordare tanto affetto, così puro e delicato, ne resto intenerito, e conto questa come una delle più grandi grazie che mi abbia fatto il Signore».           Dopo il ricordo del suo comportamento, emerge in Don Barberis la memoria degli insegnamenti: «La delicatezza con cui mi trattò la vidi costantemente praticata con tutti i miei compagni. E questa medesima riservatezza raccomandava a noi verso i giovani. Ci insegnava il modo pratico di comportarci con essi.           Formava questo il tema più importante dei suoi ragionamenti. Nelle conferenze, nelle prediche, nelle esortazioni, negli esercizi spirituali, non lasciava mai di indicarmi nuovi mezzi da trattare con i giovani, per ottenere da loro quelle virtù di cui necessitano, ma specialmente insisteva sulla riservatezza e soggiunse più volte: “Non contraete mai amicizie particolari con i giovanetti; carità e buone maniere con tutti, ma mai attaccamento speciale con alcuno”.            In una conferenza ci soggiunse: “Il Signore disperderebbe la Congregazione se noi venissimo meno alla virtù della castità”».

Claudio Russo

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