Don Filippo ci scrive.... n°8

Io non mi vergogno del povero, di chi non ha niente, di chi ha fame ogni giorno, non ha l'acqua potabile, non ha una casa perché vive in una capanna, si ammala spesso perché non mangia, dorme per terra, ha la tbc, l'aids o la malaria e non può andare all'ospedale perché è troppo lontano e bisogna pagare...

Don Filippo ci scrive.... n°8

da MGS News

del 29 ottobre 2009

Carissimi, un saluto accaldato da Gambella e dai vari villaggi che settimanalmente visito: Nyinenynag, Ilea, Fulldan, Matar, Cat Cara.

 

Questa volta vorrei iniziare con una bellissima frase di san Paolo:

“Io non mi vergogno del Vangelo, anzi faccio tutto per esso”.

E’ con questa frase che san Paolo inizia la sua Lettera ai Romani, che la liturgia di questa settimana ci ha proposto, visto che qui siamo in ritardo di due settimane rispetto all’Italia; una comunità, quella dei romani, che lui non ha fondato e che non ha conosciuto, ma che presto conoscerà; in pratica è una lettera agli italici, ai cristiani che risiedevano a Roma, e perciò in Italia, ed é perciò rivolta a noi. “Io non mi vergogno del Vangelo, anzi faccio tutto per esso, per Gesù Cristo”.

 

É questa la gioia dei primi mesi qui a Gambella, la gioia di annunciare il Vangelo: arrivare in un villaggio, radunare i pochi o tanti cattolici che ci sono, incontrarli, condividere un pomeriggio, una mattina insieme, trasmettere la proprio esperienza di fede, insegnare il Segno di Croce, il Padre Nostro, l’Ave Maria, siamo proprio all’inizio in tanti villaggi, portare un pallone per giocare insieme alle decine di bambini e ragazzi che ci sono, ascoltare le loro necessità, acqua, cibo, scuola, lavoro... E’ la gioia, nella propria piccolezza, di essere apostoli, di poter annunciare Gesù Cristo. Questa gioia nel cuore è la ricompensa più bella che il Signore ti può dare, insieme, naturalmente, alle mille quotidiane difficoltà.

 

Una gioia che nasce dall’annuncio del Vangelo ai POVERI (questa volta vorrei porre l’accento su di loro), a chi non conta niente, a chi non compare nei giornali, in TV o in internet.

La vera ricchezza del mondo non è possedere il petrolio, avere i piedi di Ronaldo, avere un corpo da sballo, essere considerati chissà chi, ma la vera ricchezza del mondo sono i poveri.

-         sono loro quelli che risvegliano in ciascuno di noi il vero senso della vita, visto dal lato cristiano,

-         sono loro che ci salvano dal nostro aggrovigliarci attorno ai nostri bisogni, per cui alla fine non sai mai se sia giusto pensare a te stesso oppure un egoismo bello e buono,

-         sono loro che rimettono a posto la scala di valori della tua vita, prima gli altri e poi te stesso,

-         sono loro che ti invitano ad accostarti a Dio, e a pregare, per la fede che hanno, per la vita che conducono,

-         sono loro che aprono tutte le porte di qualsiasi cuore e ci rendono uomini e donne sul serio, senza barare, senza risparmio.

 

I poveri salveranno il mondo, diceva qualcuno; noi diciamo che Gesù ha salvato il mondo, con la sua morte e risurrezione, ma Egli si fa presente in un modo del tutto speciale tra noi NEI POVERI, ecco perché c’è una densità cristiana particolare nel povero, perché Gesù l’ha scelto come suo speciale luogo di incontro per tutti noi.

 

Io non mi vergogno del povero, di chi non ha niente, di chi ha fame ogni giorno, non ha l’acqua potabile, non ha una casa perché vive in una capanna, si ammala spesso perché non mangia, dorme per terra, ha la tbc, l’aids o la malaria e non può andare all’ospedale perché è troppo lontano e bisogna pagare, chiede un lavoro, chiede un quaderno o una penna per andare a scuola, vorrebbe rivedere i suoi genitori, ma se torna in Sudan sa che non potrà tornare indietro …

 

Sto iniziando a capire che il povero è un Vangelo vivente, lì a portata di mano, basta andare, incontrarlo, conoscerlo, stare con lui, diventare amico ed ho la possibilità di incontrare Dio in ogni momento.

 

É la storia di ogni giorno: domenica scorsa abbiamo visitato un piccolo villaggio di 50 persone, camminando per un’ora attraverso l’erba alta più o meno come noi, con un tamburo in testa, perché la musica non deve mai mancare, dei fogli per la preghiera, la speranza di trovare la direzione giusta e invece di non trovare serpenti o animali pericolosi… due catechisti, due suore, il prete, alcuni amici, per incontrarsi, conoscersi, condividere delle ore insieme, la preghiera, il pranzo, intuire quanto può essere difficile la vita che fanno, ma anche quanta fede, quanta forza hanno nel portarla avanti, quanto la presenza di Dio è forte tra quelle persone.

 

É veramente uno scambio, un arricchimento reciproco, i poveri, o meglio gli impoveriti della terra, hanno davvero tanto da dare in umanità, in fede, in forza della vita.

E il viaggio tra i villaggi continua, ogni giorno della settimana uno diverso, ma con fedeltà e costanza e anche il viaggio spirituale continua, basta lasciare il timone a Dio ed essere disponibili ad andare dove ci conduce.

Cosa dite, ne vale la pena?

 

Un saluto e un ricordo a tutti, reciproco, per quello che fate e per dove siete.

Come al solito mi sono dimenticato di dirvi che la scorsa settimana il nostro autista ha incontrato un leone, vero e proprio sulla strada, ed è stato un vero peccato perché … io non c’ero, ma l’ho prenotato per la prossima volta.

 

Ciao a presto,

Abba Filippo

 

don Filippo Perin

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