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Don Ricaldone “giusto fra le nazioni”?

Da una recente ricerca si evidenzia il contributo dei salesiani del Piemonte nel proteggere ragazzi ebrei durante l'occupazione tedesca (1943-1945).


Don Ricaldone “giusto fra le nazioni”?

 

Da una recente ricerca condotta da don Francesco Motto, già Direttore dell’Istituto Storico Salesiano, si evidenzia il contributo dei salesiani del Piemonte nel proteggere ragazzi ebrei durante l’occupazione tedesca (1943-1945). Lo storico salesiano auspica per il IV successore di Don Bosco, Don Pietro Ricaldone, un possibile riconoscimento di “giusto fra le nazioni” per il ruolo che ebbe nell’autorizzare e sostenere la silenziosa azione di tutela dei ragazzi ebrei.

 

La protezione salesiana data agli ebrei nell’Italia occupata dai tedeschi a Roma è nota, tant’è vero che due salesiani, don Francesco Antonioli e don Armando Alessandrini, sono stati insigniti del titolo di “giusti fra le nazioni” per aver salvato una settantina di ragazzi ebrei nell’Istituto Pio XI.

Anche in Piemonte, e soprattutto a Valdocco (Casa Madre e allora sede della Casa generalizia dei Salesiani) c’è stato un impegno di soccorso agli ebrei. Il contributo apparso sull’ultimo numero di “Studi Piemontesi”, a cura di don Motto, individua una valida rete di protezione di ragazzi ebrei nelle case salesiane piemontesi: da quelle in Torino, evidentemente più a rischio per la massiccia presenza delle forze occupanti e dei “repubblichini”, a quelle più periferiche della Regione, teoricamente più sicure. I dati recuperati nella ricerca archivistica e bibliografica sono stati confermati, precisati e anche talora ampliati dalle testimonianze orali dei “salvati” e dei “salvatori” tuttora vivi.

Interessanti sono anche due fatti. Anzitutto che molti salesiani, all’epoca giovani chierici e coadiutori, non abbiano ricordo alcuno di tale pericolosa accoglienza, segno evidente dell’estrema cautela con cui agiva il direttore. Altrettanto interessante è il sapere che vari di questi “ragazzi a rischio”, vennero trasferiti da una casa salesiana all’altra del Piemonte, approfittando dei numerosi sfollamenti. La migrazione frequente che non lasciava pericolose tracce e funzionava perfettamente.

Con la loro “imprudente carità” i direttori sapevano di rischiare la vita, ma sapevano anche che l’invito ad agire secondo il vangelo veniva dallo stesso Rettor Maggiore Don Pietro Ricaldone, il promotore, segreto per tutti, ma non per loro, di tale rete di salvataggio, che iniziava a Valdocco, perquisito ben due volte dai tedeschi, fortunatamente senza scoprire segni di quell’attività “partigiana” che in esso veniva segretamente svolta.

Alcune decine i ragazzi (e non solo) sono così stati strappati ai campi di sterminio: di quasi tutti si sono rintracciati nomi e cognomi; alcuni sono anche diventati famosi.

Chissà che Don Ricaldone, - come accaduto per altre situazioni simili - a nome di tutti i “salvatori” salesiani, possa un giorno essere insignito del titolo di “giusto fra le nazioni” per il ruolo centrale nell’organizzazione della vasta rete di soccorso in Piemonte e altrove!

 

 

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