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Don Rua e l'incoronazione di Maria Ausiliatrice (17 maggio 1903)

Un po' di storia... «Dopo l'annuncio della vicina Incoronazione, concludeva: "Per noi Maria SS. Ausiliatrice è tutto! E' essa che ispirò e guidò prodigiosamente il nostro Don Bosco in tutte le sue grandi imprese...».


Don Rua e l’incoronazione di Maria Ausiliatrice (17 maggio 1903)

da Teologo Borèl

del 19 maggio 2010

La bellissima statua di Maria Ausiliatrice, venerata nel nostro Santuario di Torino, risale al 1898. Don Michele Rua, primo successore di Don Bosco, ne fu l’ideatore e la volle maestosa e imponente. È opera degli scultori Minoia di Torino. La statua fu regalata da una pia persona, per aver ricevuto una grande grazia dalla Vergine Ausiliatrice. Il 17 maggio 1903, in occasione della solenne incoronazione del grande dipinto, anche la statua della Vergine, insieme al Bambino, veniva incoronata dal Cardinale Agostino Richelmy, arcivescovo di Torino, nella piazza di fronte al Santuario, tra il tripudio di una folla immensa.   

 

Don Secondo Marchisio, un salesiano di Castelnuovo, aveva ricevuto in dono da Don Bosco stesso una statuetta di Maria Ausiliatrice. Nel consegnargliela Don Bosco gli aveva detto: “Tu dovrai molto lavorare per Maria Ausiliatrice!”. Ora nell’autunno del 1902, Don Marchisio è responsabile del servizio liturgico nel Santuario, ed un pensiero lo occupa e lo preoccupa: che cosa fare di straordinario in onore di Maria Ausiliatrice, in occasione del Congresso Mondiale dei Cooperatori Salesiani in programma a Torino-Valdocco nella primavera del 1903? Una sera sente con certezza partire dalla statua una voce che gli dice: “Cosa aspettate ad incoronarmi?”.

La voce si ripete una seconda ed una terza volta. Meravigliato ed impressionato, Don Marchisio riferisce l’accaduto a Don Rua che lo ascolta molto attentamente, lo calma e gli dice di non divulgare la cosa, ma di pregare secondo la sua intenzione. La vigilia dell'Epifania del 1903, il Beato Michele Rua, primo successore di Don Bosco, si presentava a Leone XIII, accompagnato da cinque confratelli e sei giovani (due studenti e due artigiani da Valdocco, cui si aggiunsero due giovani, in rappresentanza dell'oratorio e della scuola dell'Istituto S. Cuore di Roma, al Castro Pretorio). Lo scopo della visita era di presentare al Papa, a nome delle 'Famiglie di don Bosco', le felicitazioni per il Giubileo Pontificale, due album augurali con 70.000 firme di allievi/e di SDB ed FMA, un'offerta di solidarietà di 12.400 lire. In quell'occasione, don Rua - che aveva raccolto il suggerimento di un gruppo di confratelli, capeggiati da don Secondo Marchisio - presentò al Papa anche la richiesta di procedere alla Pontificia Incoronazione dell'effigie dell'Ausiliatrice e la domanda di dispensa dal 'secolo di antichità' (dell'effigie), che era richiesto dalla prassi per l'incoronazione. L'evento - aggiungeva don Rua - sarebbe stato preceduto dal III Congresso Internazionale Salesiano.

Il Papa si mostrò felice e non ebbe difficoltà ad assecondare ogni richiesta. Il 17 febbraio arrivava a Valdocco il Breve Pontificio (datato 13 febbraio) per l'Incoronazione di Maria Ausiliatrice. Dopo aver menzionato l'Arciconfraternita dei Devoti di Maria Ausiliatrice, il Breve sottolineava, tra l'altro, che 'il culto di detta sacra Immagine della Madre di Dio passò i confini dell'Italia e dell'Europa, ed è oggi, per singolare disposizione divina, mirabilmente diffuso in quasi tutte le nazioni del mondo cristiano'. Don Rua non poteva trattenere la sua gioia profonda. Scrivendo ai Cooperatori salesiani, dopo aver ricordato 'l'annunzio più doloroso' dato 15 anni prima per la morte di Don Bosco, si mostrava felice di poter comunicare 'la notizia più bella e consolante che vi abbia mai dato o possa darvi, dovessi pure rimanere lunghi anni sulla terra'.

Dopo l'annuncio della vicina Incoronazione, concludeva: 'Per noi Maria SS. Ausiliatrice è tutto! E’ essa che ispirò e guidò prodigiosamente il nostro Don Bosco in tutte le sue grandi imprese; è essa che continuò e continua tuttodì tale materna assistenza sulle nostre opere, per cui possiamo ripetere con don Bosco che tutto ciò che abbiamo, lo dobbiamo a Maria SS.ma Ausiliatrice'. Ognuno fece del suo meglio per mobilitarsi in onore della Madonna di Don Bosco. Fra i collaboratori di don Secondo Marchisio per la parte musicale, c'è anche il chierico Vincenzo Cimatti, oggi venerabile, che lavorò per fornire alle feste un robusto organico di tenori e di bassi, da lui preparati nella casa di Valsalice. In una lettera del 22 marzo 1903, egli dà espressione al suo entusiasmo mariano e scrive: 'A Torino fervet opus per le feste della nostra mamma e pel congresso. E, come diceva don Marchisio, è incredibile lo slancio con cui questi signori del comitato lavorano affinché tutto riesca bene. La Madonna poi comincia a farne delle grosse'. E dopo aver accennato a singolari grazie con cui Maria Ausiliatrice accompagna i preparativi ed incoraggia la beneficenza, egli conclude: 'Basta! Maria vuole che le facciamo una bella festa. Avanti, e fuoco a gran carica'. Con la partecipazione dei Cardinali di Torino (Richelmy), Milano (Ferrari), Bologna (Svampa) e di 29 vescovi guidati da mons. Cagliero, la celebrazione ebbe luogo, con grandissima solennità, il 17 maggio, per mano del Card. Richelmy. All'ultimo momento si scusò con telegramma di non poter partecipare il Card. Sarto di Venezia, che di lì a poco sarebbe diventato Papa Pio X.

Il Card. Legato Richelmy, Arcivescovo di Torino, guardando alla Famiglia Salesiana sparsa in ogni parte del mondo, espresse la speranza che essa 'sia per dilatarsi ed estendersi per tutta la terra. Queste speranze si compiranno perché tutto si ottiene dalla protezione di Maria Ausiliatrice'. Grande protagonista dei preparativi e della festa fu il Beato M. Rua, che, in qualche momento non poté resistere alla commozione travolgente. Intorno a lui il popolo di Torino partecipò in massa alla celebrazione (si parlò allora di 100.000 persone, raccolte dentro e fuori della Basilica). Specialissima cura, anche in quell'occasione, fu dedicata alla musica. Il Maestro Dogliani dirigeva un coro di 250 voci, che eseguiva la Missa Papae Marcelli di Pierluigi da Palestrina. Ma furono 1000 i cantori, divisi in tre cori, che cantarono l'antifona solenne dell'Incoronazione, composta dal M.o Dogliani: 'Corona aurea super caput eius'. Testimonia don Melchiorre Marocco: “Don Ubaldi ed io eravamo i preti d’onore del Legato Pontificio, e quindi potemmo osservare il contegno veramente estatico di don Rua, il quale, quando vide posarsi sul capo del Bambino e della Madonna le sacre corone per mano di Sua Eminenza, scoppiò in pianto dirotto, cosa che ci meravigliò non poco, perché conoscevamo la padronanza assoluta che egli aveva di se stesso”.

Dopo l’incoronazione “il culto dell’Ausiliatrice si accrebbe e si estese immensamente nel mondo. Era quello che Don Rua voleva, a gloria della Madre di Dio e a onore del suo fedel servo Don Bosco” (Don Eugenio Ceria).   

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