Don Ruggero, una vita donata per Manaus

Lavorava nella pericolosa periferia della città: don Ruggero Ruvoletto, di Padova, è stato trovato ucciso. Un altro testimone di fedeltà estrema al Vangelo. Un altro missionario italiano martire. Don Ruggero Ruvoletto, missionario fidei donum della diocesi di Padova, è stato ucciso sabato 19 settembre in periferia di Manaus...

Don Ruggero, una vita donata per Manaus

da Attualità

del 24 settembre 2009

Lavorava nella pericolosa periferia della città: don Ruggero Ruvoletto, di Padova, è stato trovato ucciso. Un altro testimone di fedeltà estrema al Vangelo

 

Un altro missionario italiano martire. Don Ruggero Ruvoletto, missionario fidei donum della diocesi di Padova, è stato ucciso sabato 19 settembre in periferia di Manaus (Brasile), dove prestava servizio da qualche anno. Il corpo senza vita di don Ruggero inginocchiato vicino al letto, con il capo reclinato, colpito alla nuca da un proiettile.

 

Chi era don Ruggero Ruvoletto

 

Don Ruggero Ruvoletto, nato a Galta di Vigonovo il 23 marzo 1957, provincia di Venezia, diocesi di Padova, era stato ordinato nel 1982, dal vescovo Filippo Franceschi, di cui fu segretario, durante tutto il suo episcopato (1982-1988). Successivamente ha studiato ecclesiologia a Roma; rientrato in diocesi nell’agosto del 1994 si è occupato per circa un anno di Pastorale sociale e del lavoro come delegato vescovile; quindi è stato nominato Direttore del Centro missionario diocesano dal 1995 al 2003.

Il 6 luglio 2003 è partito per il Brasile, come missionario fidei donum, nella diocesi di Itaguaì a Mangaratiba. L’anno seguente raggiunge don Francesco Biasin, nel frattempo consacrato vescovo nella diocesi di Pesqueira, nord est Brasile, per partecipare ad un progetto di presenza missionaria alla periferia di Manaus, voluto dalle diocesi locali. Un luogo di confine tra la città e la foresta dove la criminalità è particolarmente aggressiva e ultimamente si erano verificati vari assalti. Lo stesso don Ruggero aveva recentemente partecipato a una manifestazione per chiedere maggiore sicurezza. Il missionario viveva con un diacono, un prete e una piccola comunità di suore.

il vescovo Antonio Mattiazzo, saputa la notizia dell’uccisione a Manaus di don Ruggero Ruvoletto, missionario fidei donum della diocesi di Padova, in servizio in una zona ultimamente soggetta a numerosi assalti.

 

Le reazioni alla sua morte

 

Di seguito, grazie all'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Padova, le testimonianze del vescovo di Padova, mons. Antoonio Mattiazzo, di don Valentino Sguotti, direttore del Centro Missionario diocesano di Padova e mons. Francesco Biasin del vescovo di Pesqueira.

 

Mons. Antonio Mattiazzo, vescovo di Padova

«Don Ruggero si è sempre speso tantissimo per la missione. Si immergeva totalmente nelle cose e anche durante il suo servizio come direttore del Centro missionario diocesano ha seguito da vicino i fidei donum, visitando spesso e con continuità le missioni diocesane. Quando don Ruggero mi chiese di partire lui stesso – prosegue mons. Mattiazzo – pensavo fosse uno scherzo, invece lui era molto serio. Ho riflettuto allora su quale grande testimonianza avrebbe dato una persona come lui, che tanto aveva donato e si era speso per le missioni e che ora sceglieva di vivere fino in fondo questo impegno, andando di persona. Don Ruggero era uomo e prete di animo buono, sereno, sempre sorridente e di una disponibilità totale, come ha dimostrato il suo accogliere subito la proposta del vescovo Francesco Biasin di lavorare al confine con la foresta amazzonica, là dove i preti locali non andavano. Il ricordo più intenso è questa grande disponibilità e apertura di cuore».

 

Don Valentino Sguotti, direttore del Centro Missionario della Diocesi di Padova

«Don Ruggero è un altro martire della Chiesa di Padova. In questo momento come Centro missionario diocesano ci stiamo interrogando su cosa il Signore stia chiedendo alla nostra chiesa con la testimonianza di questi fratelli che danno la loro vita. Di don Ruggero abbiamo sempre conosciuto la generosità; è stato un generoso fino alla fine. Sappiamo che dal seme dei martiri nascono fecondità per la nostra Chiesa e in questo riponiamo la nostra speranza».

 

Mons. Francesco Biasin, vescovo di Pesqueira (prete della diocesi di Padova)

Classe 1943, prete diocesano di Padova, missionario fidei donum, in Brasile dagli anni ’70, nel 2003 mons. Biasin è stato consacrato vescovo della diocesi di Pesqueira, nello stato del Pernambuco (Nordest del Brasile). È stato lui a promuovere e mediare la presenza di don Ruggero in una parrocchia della periferia estrema di Manaus, capitale dell’Amazzonia.

«Non ho potuto trattenere le lacrime perché è un dolore grande quello che provo – ha raccontato mons. Biasin, raggiunto al telefono – per quanto è accaduto a don Ruggero. Un uomo che ho sempre considerato un fratello e un amico. Proprio ultimamente l’ho sentito sereno e gioioso – continua il vescovo di Pesqueira – come non lo sentivo da tempo. Gli inizi non erano stati facili: si doveva inserire in un ambiente difficile di grande degrado, con occupazione disordinate di nuovi terreni ai margini della foresta. Ultimamente la criminalità si era fatta molto aggressiva – racconta mons. Biasin – un vescovo locale era stato sequestrato per alcuni giorni dai banditi, mentre altre cinque case di religiosi della diocesi erano state assalite e derubate. La questione della sicurezza sta diventando motivo di forti proteste e la stessa Chiesa locale sta alzando la voce perché le autorità rafforzino i loro controlli. Le periferie stanno raccogliendo il disagio sociale di quanti cercano un futuro migliore nella città. Don Ruggero – conclude mons. Biasin – nonostante tutto questo stava intravvedendo delle prospettive per il suo lavoro. Ora tutto si è interrotto in modo crudele. È il destino che può travolgere la gente che vive in queste terre. Un destino che i missionari condividono in tutto, senza privilegi».

 

Redazione Missionline

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