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Due gli inganni principali

«Vi presento un metodo di vita, breve e facile, perché possiate diventare la consolazione dei vostri genitori e, un giorno, felici abitatori del Cielo»


Due gli inganni principali

da Don Bosco

del 03 gennaio 2011

 

          Iniziamo le nostre riflessioni rivolte ai giovani, riprendendo le espressioni che Don Bosco mette all’inizio del libro di preghiere il Giovane provveduto, scritto per i suoi ragazzi, quasi come premessa dalla quale traspare il suo cuore di padre: «Miei cari, io vi amo di tutto cuore; e basta che siate giovani, perché io vi ami assai. Troverete scrittori di gran lunga più virtuosi e più dotti di me, ma difficilmente potrete trovare chi più di me vi ami in Gesù Cristo, e più di me desideri la vostra vera felicità.

 

          Vi amo perché nel vostro cuore voi conservate il tesoro della virtù, possedendo il quale avete tutto, mentre, perdendolo, divenite gli esseri più poveri e sventurati del mondo. Il Signore sia sempre con voi, e faccia che, praticando questi pochi suggerimenti, possiate giungere a salvare l’anima vostra e ad accrescere così la gloria di Dio, unico scopo di questo libretto» (Il Giovane provveduto, SEI Torino, ristampa 1957). Dopo queste dichiarazioni di affetto, vediamo i suoi primi suggerimenti.

          Servire il Signore nella gioia

          «Due sono gl’inganni principali con cui il demonio suole allontanare i giovani dalla virtù. Il primo è di metter loro in mente che il servire al Signore consista in una vita malinconica e lontana da ogni divertimento e piacere.

          Non è così, cari giovani. Io voglio insegnarvi un modo di vita cristiana, che possa nel tempo stesso rendervi allegri e contenti, e mostrarvi quali sono i veri divertimenti e i veri piaceri, sicché possiate dire col santo Profeta Davide: Serviamo il Signore in santa allegria. Tale appunto è lo scopo di questo libretto».

          Sappiamo che gli insegnamenti che Don Bosco trasmette sono frutto della sua esperienza.Se c’era un ragazzo ai Becchi che aveva tanti motivi per essere triste era proprio lui, perché orfano di papà a due anni, di famiglia povera, con le prospettive di una vita di lavoro tra i campi senza tanto futuro.

          Eppure se c’era un ragazzo sempre allegro era proprio lui, ed il segreto era la certezza di vivere alla presenza di Dio Padre, che vegliava su di lui e sui suoi cari e la capacità di divertirsi serenamente con i suoi coetanei.           Lui stesso racconta nelle Memorie, come trascorreva i pomeriggi di festa. Ai piccoli e ai grandi, nel cortile della sua casa, faceva recitare il rosario, saliva su una sedia e ripeteva la predica del cappellano; seguivano e i giochi di prestigio con i quali intratteneva i convenuti per concludere poi lo spettacolo con una breve preghiera.

          «A undici anni io facevo i giochi di prestigio, il salto mortale, camminavo sulle mani, saltavo e danzavo sulla corda come un saltimbanco professionista… Il predicatore si trasformava in un saltimbanco professionista».

          Un altro simpatico episodio nel quale traspare l’animo di Giovannino dodicenne, è l’incontro con il chierico Cafasso nella chiesetta di San Pietro, poco distante dai Becchi.

          Il Cafasso, che aveva quattro anni più di lui e che sarebbe diventato oltre che suo insegnante, il suo direttore spirituale, confessore e benefattore, era accanto alla porta della chiesa, in attesa delle celebrazioni pomeridiane. Giovannino, che era curioso di conoscerlo, si rivolge a lui invitandolo a partecipare ai trattenimenti popolari soliti durante le feste:– Signor abate, desiderate vedere qualche spettacolo della nostra festa? Io vi condurrò di buon grado dove desiderate.

          Conosciamo la famosa risposta del Cafasso: – Gli spettacoli dei preti sono le funzioni di chiesa.Riprende Giovanni: – È vero quanto mi dite, ma vi è tempo per tutto: un tempo per andare in chiesa ed un tempo per ricrearci.

          Da questa risposta si intravede la spiritualità della gioia che sta maturando nell’animo di Giovanni Bosco.A 17 anni, mentre in un sottoscala del caffè Pianta a Chieri, studia e legge, dormendo poche ore per notte, trova il tempo per fondare tra i suoi compagni la Società dell’Allegria.

          Ognuno dei soci aveva l’impegno di organizzare giochi, tenere conversazioni, leggere libri che contribuissero all’allegria di tutti. Dovevano osservare un regolamento semplicissimo composto di due soli articoli:1. Nessuna azione cattiva, nessun discorso che non sia degno di un cristiano.2. Esattezza nei doveri scolastici e religiosi.

          Sarà questa la stessa formula che proporrà a Domenico Savio per farsi santo e che lui propaganderà tra i suoi compagni: Sappiamo che Don Bosco alimentava a Valdocco, tra i suoi ragazzi, un clima di gioia, che nasceva dalla profonda amicizia con Gesù e dalla fedeltà nell’adempimento dei propri doveri, e aveva le sue manifestazioni esterne e in tutte quelle espressioni tipiche della vitalità giovanile.

          Nelle famose passeggiate autunnali, che organizzava per i ragazzi migliori, si vede tutta l’espressione della gioia che sapeva creare per loro, dalle celebrazioni eucaristiche ai momenti di preghiera, ai giochi, agli scherzi, alla allegria che la stessa banda musicale creava all’ingresso dei vari paesi.

          L’antica tentazione di satana

          Così facendo Don Bosco sapeva di contrastare l’antica tentazione che satana, già all’inizio dell’umanità, presentava ad Adamo e Eva, insinuando in loro l’idea di un Dio concorrente della gioia dell’uomo e della sua voglia di vivere senza vincolo di dipendenza, stabilendo lui ciò che è buono e ciò che è cattivo.

          Quanti cristiani, con la loro condotta triste e rassegnata, falsificano il volto vero del Padre che Gesù è venuto a rivelarci e la gioia che si prova nell’amarlo e nel seguirlo. Mentre sappiamo tutti, che i piaceri e i divertimenti inseguiti in modo sregolato e contro la legge di amore che il Signore ha messo nel cuore dell’uomo, portano alla tristezza, alla noia, alla nausea e spesso alla autodistruzione.

          I nostri adolescenti e i nostri giovani, che rimangono adescati dalla sensualità, dal consumismo, dall’individualismo propagandati come la vera libertà, dovrebbero vedere i loro coetanei quando, rimasti soli. Calano le loro maschere e si ritrovano profondamente delusi, ingannati e diventati ingannatori dei loro stessi amici.

          Dobbiamo convincere i nostri ragazzi che la vera gioia viene da Dio e dare la prova con la testimonianza della nostra vita, imparando da Don Bosco a ricreare per loro luoghi di aggregazione e di sano divertimento alternativi a quelli proposti dalla nostra società consumistica.

          L’illusione di una vita lunga

          Continua Don Bosco: «L’altro inganno è la speranza di una lunga vita, di convertirvi poi nella vecchiaia o in punto di morte. Badate bene, miei figliuoli, che molti furono in tal modo ingannati. Chi ci assicura di venir vecchi? Vita e morte sono nelle mani del Signore, il quale può disporne come a Lui piace».

          È facile, immergendosi nelle vie del male, tacitare la coscienza, rimandando la conversione alla vecchiaia, quasi fossimo noi a decidere il momento della nostra morte.Le stragi del sabato notte, con tanti giovanissimi, che intontiti dalle bevande alcoliche o da altre droghe finiscono la loro esistenza ai bordi delle strade, devono farci pensare.

          – Come si sono preparati all’incontro con Dio? Come sono giunti a quello appuntamento? Credere di potersi convertire nella vecchiaia può essere una terribile illusione. Guardiamo a certi anziani, spesso inebetiti dal male o dall’età, intontiti dai calmanti, che salvaguardano la qualità della vita, ma tolgono la lucidità della mente, come possono prepararsi alla morte e all’incontro definitivo con Dio?

          Facciamo nostro questo ultimo invito di Don Bosco: «Che se Iddio vi concedesse lunga vita, udite il grande avviso ch’Egli vi da: “Quella strada che l’uomo comincia in gioventù, si continua nella vecchiaia fino alla morte”.

          Se noi cominciamo una buona vita ora che siamo giovani, buoni saremo negli anni avanzati, buona sarà la nostra morte e principio di una eterna felicità.

          Al contrario se i vizi prenderanno possesso di noi in gioventù, per lo più continueranno in ogni età fino alla morte. Perché questa disgrazia a voi non accada, vi presento un metodo di vita, breve e facile, ma sufficiente perché possiate divenire la consolazione dei vostri parenti, l’onore della patria, buoni cittadini in terra, per essere poi un giorno fortunati abitatori del Cielo».

          Questo metodo di vita che lui indica cercheremo dei presentarlo nei nostri prossimi incontri. 

don Gianni sdb

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