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E se la velina bussasse in oratorio?

Si guardarono a lungo negli occhi senza parlarsi e poi Ada scoppiò a piangere. Un pianto a dirotto, per cui ad Elisabetta non restò altro che tenderle la mano. La cosa durò a lungo e non ci furono molte parole. Ada non era quello che Elisabetta sospettava. Era qualcosa di più. Era una ragazza perduta e ingannata, ammaliata e illusa che tutto fosse facile.


E se la velina bussasse in oratorio?

da Quaderni Cannibali

del 18 maggio 2011

 

 

          La ragazza bussò alla porta dell'oratorio. Bella era bella, ma anche troppo per la sua età. Vestiva abiti molto alla moda ed era esageratamente truccata. Elisabetta le aprì la porta. Era l'educatrice degli adolescenti ed era la prima volta che aveva a che fare con una giovane così ... insomma, così troppo adulta per la sua reale età.

'Scusi, lei è la suora?' Le domandò Ada. così si chiamava la ragazza. 'No, non sono una suora - rispose Elisabetta - sono un'educatrice, seguo i ragazzi che vengono qui, facciamo degli incontri, delle uscite ... sei interessata anche tu?'

'Ah che domanda idiota - pensò però tra sé e sé Betta - ma questa come ci è finita qui?'.

'Io volevo parlare con una suora, ho bisogno di confessarmi'.

'Le suore non confessano cara, non sono mica preti'.

'Ma io non mi fido degli uomini, devo parlare con una donna'

'Ohi ohi, la vedo dura, qui ci sono problemi grossi ... servizi sociali? Va a finire che è una ...', pensò ancora l'educatrice.

'Senti bella, entra, fa freddo, ti faccio un thé e scambiamo due parole eh?'

'No, no io ... vabbé entro'

Timida sembrava più vicina alla sua reale età. Faceva anche un po' di tenerezza.

          Si guardarono a lungo negli occhi senza parlarsi e poi Ada scoppiò a piangere. Un pianto a dirotto, per cui ad Elisabetta non restò altro che tenderle la mano. La cosa durò a lungo e non ci furono molte parole. Ada non era quello che Elisabetta sospettava. Era qualcosa di più. Era una ragazza perduta e ingannata, ammaliata e illusa che tutto fosse facile. Con poco, a lei sembrava, e invece quel poco era la sua anima. La sua coscienza e la sua dignità. Tutte cose che nessuno si era preso la briga di insegnarle e quel corpo di donna strideva con la sua immaturità. Elisabetta, che era cresciuta in un ambiente 'sano' e protetto non riusciva a reggere questo incontro.

'Se la guardo la giudico - pensava ancora - e invece non credo sia la cosa migliore. Se è venuta qui vuol dire che qualcosa di vero dentro di lei si muove ancora'.

Però Elisabetta non sapeva cosa fare. Quando Ada finì di piangere ci fu un momento di silenzio.

          Poi decise di parlarle francamente: 'Ada, io non so che cosa ti sia accaduto e non lo voglio sapere. Ma la vita è tua, cara ragazza, e tu hai tutto il diritto di non sprecarla. Se hai bisogno di un confronto sono qui, ma non so darti dei consigli. Voglio solo dirti che una donna ha il diritto di essere amata e rispettata. Anche Gesù aveva un grande rispetto delle donne che lo circondavano. A cominciare da sua madre'.

Ada non sapeva se quell'incontro l'avesse rinfrancata o meno. Non lo sapeva ancora, era troppo presto. Così decise che si sarebbe presa un altro po' di tempo per pensarci sopra. Fuori dalla chiesa la nebbia avvolgeva ogni cosa. E la ragazza non cercava un posto diverso da quella strada per sparire e non provare ancora vergogna.

 

Francesca Lozito

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