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Educare è cosa del cuore!

Il perchè di S. Francesco di Sales... La vera devozione consiste nell'abbracciare con prontezza e amore ciò che piace a Dio!


Educare è cosa del cuore!

da Quaderni Cannibali

del 18 novembre 2010

 

          Uno dei motivi più forti per cui don Bosco ha scelto S. Francesco di Sals come patrono dei due Istituti religiosi da lui fondati è senza dubbio il fatto di aver colto nel Vescovo di Ginevra quell’ansia educativa, che era pure la sua.

          Non esistono trattati pedagogici sistematici del nostro santo protettore, ma nella sua vita e nelle sue opere è costante l’attenzione alla persona e alla crescita integrale.

 Amore dinamico          Nel 2005, Morand Wirth sdb, ha dato alle stampe un trattato su S. Francesco di Sales e l’educazione, in lingua francese. Il testo, tradotto in italiano, è stato edito dalla LAS nel 2006. Nella prefazione l’autore scrive: “Mi auguro che coloro che si dedicano all’educazione delle nuove generazioni e alla formazione delle persone in vari modi possano trovare nella figura di questo grande santo umanista un aiuto e uno stimolo nel loro compito di formare, come diceva don Bosco, “buoni cristiani e onesti cittadini”. Francesco di Sales viene definito grande educatore del cuore umano.          Don Bosco lo segue su questa strada perché concepisce l’educazione come cosa di cuore. Ma tutti e due i santi si rifanno alla concezione del cuore biblico, cioè di una potenzialità di crescita integrale che sta nella persona e non fatta di sola affettività, ma pure di effettività, cioè di una volontà decisa di bene. A questo proposito, Morand Wirth, nella sua opera, scrive: «Incontestabilmente in Francesco di Sales c’è una valorizzazione dell’affettività, ma anche della volontà intesa nel senso della fermezza e della costanza nel decidere. Diceva di se stesso: “A mio modo di vedere, non c’è anima al mondo che prediliga più cordialmente, teneramente e, detto in buona fede, più amorosamente di me; infatti è piaciuto a Dio di darmi un cuore così fatto”. Giunge perfino a dire: “Io sono l’uomo più affettuoso del mondo”, ma aggiungeva subito: “Io amo le anime indipendenti, vigorose…”. Senza rinunciare mai all’amore affettivo, S.Francesco di Sales si schiera per un amore effettivo, fondato sulle “risoluzioni della volontà effettiva”».           Per il Vescovo di Ginevra l’amore è essenzialmente movimento, dinamicità. «L’amore è la vita dell’anima –scrive- come l’anima è la vita del corpo». È il “primo movente”. Mediante l’amore, ogni essere umano diviene una persona unificata nell’agire. «Perciò –scrive ancora San Francesco di Sales- la perfezione dell’amore è la perfezione della vita, perché la vita della nostra anima è l’amore». S. Francesco di Sales e Mornese          Piera Cavaglià, nella sua indagine storica ha trovato molte affinità fra lo stile di vita delle nostre prime sorelle di Mornese con la spiritulità proposta da S. Francesco di Sales.          Innanzitutto, nell’informalità quotidiana, si realizzavano quel realismo spirituale che si esprime come fedeltà alla persona nella sua totalità, come “pazienza lunga e dolcezza senza misura” nel rapporto educativo, come equilibrio nel discernimento , esercizio della presenza di Dio, ardore apostolico, valorizzazione delle dimensioni tipiche della vita: l’amicizia, la semplicità, la schiettezza, la gioia comunicativa, la santità nel quotidiano”.          Per Maria Domenica, come per Francesco di Sales, Dio ha il volto dell’amore che si fa vicino, ci salva in Cristo, ci unisce in comunione e a lui ci si può rivolgere anche in dialetto, cioè con profonda familiarità, L’impiego di suor Maria Domenica per trasformare in amore ogni punto d’ago, ogni azione, ogni attimo di tempo, evoca un’impostazione di vita unificata dal valore fondamentale della vita cristiana: l’amore. Maria Domenica non ha scritto un “Trattato dell’amor di Dio”, ma l’ha espresso nel quotidiano fino a raccomandare alle sorelle: “Fate con libertà tutto ciò che richiede la carità”.         S. Francesco di Sales diede alla Chantal un’essenziale parola d’ordine da lui scritta a caratteri maiuscoli: “Bisogna fare tutto per amore e niente per costrizione!”.          Maria Mazzarello nella sua guida formativa traduce con semplicità di linguaggio espressioni ricorrenti nella dottrina del Santo. Don Lemoyne nella sua Relazione sulla malattia e morte della Madre conclude citando alcuni suoi orientamenti formativi abituali:          «Fra gli avvisi che ripetutamente diede [vi] furono questi: Non rendiconti giornalieri. Non assuefare lo spirito schiavo. Lasciare quella santa libertà voluta da S. Francesco di Sales». S. Francesco di Sales scriveva alla Chantal: . «In tutto deve regnare la santa libertà e la franchezza, e non dobbiamo avere altra legge o altra costrizione che quella dell’amore […] Penso che, se mi intendete bene, vedrete che dico la verità e che combatto per una buona causa quando difendo la santa e amabile libertà dello spirito che onoro in un modo del tutto particolare, a condizione che sia vera e libera dalla dissipazione e dal libertinaggio, che non sono altro che una maschera di libertà».           Vi è inoltre una profonda sintonia tra la concezione della vera pietà religiosa di Maria Domenica e la “devozione” salesiana. Madre Mazzarello diceva: «La vera pietà religiosa consiste nel compiere tutti i nostri doveri a tempo e luogo e solo per amor di Dio». «Non bisogna rallegrarsi troppo, né troppo rattristarsi per nessuna cosa di questo mondo». Francesco di Sales scrive: «La vera devozione consiste nell’abbracciare con prontezza e amore ciò che piace a Dio; nel far ogni cosa con spirito di soavità e dolcezza, con pacatezza e umiltà, nel ricevere le pene senza lasciarsi abbattere dal dolore; e le gioie senza lasciarsi trasportare da eccessiva allegria; nel fuggire il male senza turbarsi, nel fare il bene senza affannarsi, pensando più che all’esteriore dell’azione, all’interno dell’anima».

sr Graziella Curti

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