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Esperienza estiva di Scuola di Mondialità

Tutti i giorni, alla fine dell'oratorio veniva consegnato ad ogni bambina un pane o un pacchetto di biscotti, custodito attentamente fino all'arrivo a casa, ma che non esitavano ad offrire ai volontari con tanta spontaneità e gioia.


Esperienza estiva di Scuola di Mondialità

da Un Mondo Possibile

del 15 ottobre 2010

 

    

           Zway, Ethiopia, dal 27 Luglio al 26 Agosto.Partecipanti: Simone Giuri, Roy Sanvido, Elisa Rocco, Sandro Donadi, Cinzia Da Rin, Giulia Cavalletto, Filippo Dal Corso, Roberta Pilotto, Suor Cristina.

 

           Il 27 Luglio scorso un gruppo composto da 9 giovani (Simone Giuri, Roy Sanvido, Elisa Rocco, Sandro Donadi, Cinzia Da Rin, Giulia Cavalletto, Filippo Dal Corso, Roberta Pilotto, accompagnati da Suor Cristina Platania) sono partiti per Zway, una città dell’Etiopia a 160 km a sud della capitale Addis Abeba.

           Zway è una cittadina nella savana, sulle rive dell’omonimo lago e in mezzo a vaste zone semi desertiche. La città si colloca lungo l’unica strada asfaltata che collega il paese da nord a sud, da Addis Abeba a Nairobi.

           L’economia della regione è prevalentemente agricola, legata alle coltivazioni di grano e mais e alla pesca nel lago. Zway è inoltre sede di una fabbrica di soda caustica e recentemente anche di diversi chilometri quadri di serre di rose.

           Negli ultimi anni ha conosciuto un enorme sviluppo demografico dovuto all’insediamento di lavoratori delle serre. Ufficialmente si parla di circa 20.000 abitanti, ma dati certi sulla popolazione non ci sono. Mancano completamente le anagrafi e per mantenere standard qualitativi accettabili i dati sono corretti a ribasso. Realisticamente le suore stimano una popolazione di almeno 80.000 persone.

           La qualità della vita dipende in modo massiccio dalle condizioni climatiche: ad anni di relativa stabilità economica si alternano lunghi periodi di siccità e carestia che hanno portato in passato anche a migliaia di morti per problemi di malnutrizione e malattie ad essa collegate. Ancor peggiori sono le condizioni nei piccoli villaggi disseminati nei dintorni della missione e ad essa strettamente legati: spesso mancano acqua potabile, piccole cliniche per la diagnosi delle più semplici malattie, scuole e servizi.

           La vita della città e dei villaggi limitrofi è strettamente legata al mercato locale che si tiene due volte a settimana,il martedì e il sabato. Su stuoie stese sulla terra battuta vengono adagiati i prodotti della terra, stoffe o cianfrusaglie di varia natura. Ognuno cerca di vendere il proprio prodotto (spesso unico) con la speranza di ricavare quanto basta per poter acquistare grano per sè e la propria famiglia.

           In questo contesto di estrema povertà operano le Figlie di Maria Ausiliatrice da circa 20 anni . Cardine della missione è la Mary Help School, alla quale sono iscritti circa 2400 alunni, di cui 550 alla scuola materna, 1600 alla scuola primaria (dalla prima all’ottava), 130 all’alfabetizzazione, 160 alla secondaria e 170 alla scuola tecnica (college) con due indirizzi: “Fashion Designer” e “Information Technology”.

           Dal lavoro con i ragazzi del college è nato anche un negozio di abbigliamento e un internet point, il “Fashion Net”, gestito direttamente dai giovani e che dà la possibilità agli studenti di applicarsi e di iniziare a sperimentarsi nel mondo del lavoro.In missione è attivo il “feeding program”, un programma di alimentazione che prende in carico bambini denutriti e le loro mamme. Durante la giornata i bambini possono mangiare e dormire e le mamme oltre ad avere anche loro il pasto, lavorano realizzando meravigliosi cestini di vimini, con diverse fantasie e colori.

           All’interno della missione lavora un’infermiera che con il supporto delle suore dà le prime cure a chi ne necessita e fa da tramite tra l’ambulatorio medico locale e la gente.Le suore hanno aperto un piccolo orfanotrofio, che attualmente ospita undici bambini lattanti abbandonati davanti al cancello dalle famiglie non più in grado di sostenere la loro alimentazione.

           L’oratorio femminile, nato per poter dare un po’ di svago alle bambine, altrimenti impegnate sin dai 3-4 anni di età nella cura dei fratellini e in svariati lavori domestici, nel periodo scolastico è attivo tutti i pomeriggi di sabato e domenica. Durante la stagione delle piogge, nel mese di agosto, grazie all’aiuto dei volontari, è aperto tutti i giorni, tranne il martedì, giorno di mercato.

           Al termine di ogni giornata di oratorio a tutte viene donato un pane o un pacchetto di biscotti che le bimbe nascondono sotto la maglietta e portano a casa per dividerlo con i fratellini.

           Durante tutto l’anno, il sabato pomeriggio, all’interno delle attività di oratorio, le animatrici più grandi tengono una catechesi di mezz’ora sul Vangelo della domenica alle più piccole. La Domenica spesso si dà la possibilità di guardare un cartone animato o un film ai gruppi delle più grandi o alle bambine .Il gruppo di volontari partito da Venezia si è fermato a Zway per cinque settimane, vivendo un’esperienza di volontariato e collaborando nelle varie attività dell’oratorio.

           La prima settimana il gruppo si è occupato della formazione delle animatrici locali, trenta ragazze dai 17 ai 25 anni. L’obiettivo è stato imbastire un “corso animatori” per riflettere assieme sul significato dell’essere “animatore”, sulla figura di Don Bosco e sul carisma salesiano. Insieme a loro i volontari hanno costruito una proposta formativa su “Pinocchio” da presentare alle bambine durante l’Estate Ragazzi.

           Dalla seconda settimana in poi il gruppo ha affiancato le animatrici locali per 4 settimane di “summer activities”. Destinatarie dell’attività, 800 bambine sotto i 18 anni,tra cui 150 in età prescolare, che si fermavano in oratorio dalle 14.00 alle 19.00. I volontari con le animatrici hanno cercato di organizzare le giornate della proposta estate alternando momenti di formazione, preghiera, laboratori manuali, grandi giochi e sfide a squadre.

           Dopo un primo momento di accoglienza con gioco libero e danze veniva lanciata la proposta formativa con una scenetta basata sulla storia di Pinocchio: precedentemente tradotta dall’inglese all’amarico, lingua ufficiale dell’Etiopia, la storia veniva rappresentata e analizzata fornendo uno spunto e un impegno su cui riflettere durante la giornata. A seguire, tutti i giorni le bambine, divise in 11 squadre, si esercitavano per un’ora nell’”egiserà”, il “cucito” e quindi si alternavano i grandi giochi “ginkana” (giochi salesiani), alle attività manuali (origami, braccialetti, perline, spille, girandole con la carta, etc..). A conclusione ci si salutava con un’ultima mezzora di balli, bans e canti e un ultimo momento di preghiera insieme.

           Tutti i giorni, alla fine dell’oratorio veniva consegnato ad ogni bambina un pane o un pacchetto di biscotti, custodito attentamente fino all’arrivo a casa affinchè non venisse rubato dai maschietti coetanei che incontravano sulla strada dell ritorno , ma che non esitavano ad offrire ai volontari con tanta spontaneità e gioia.

           Fondamentale durante tutto il periodo la collaborazione del gruppo di volontari che in mattinata preparava i giochi e le attività del pomeriggio o le scenografie per la recita di Pinocchio.Infine, l’orfanotrofio che ospita gli 11 lattanti ha riempito non solo i cuori ma ogni istante libero del tempo di tutti: molti dei bambini stavano iniziando a camminare ed era quindi necessario aiutarli ad esercitarsi e stimolarli continuamente.

           Nel complesso, l’esperienza è stata molto positiva, pur nella fatica e nello sconvolgimento che un’esperienza del genere porta con sè. Incontrare la vita di tante persone, toccare con mano la povertà, misurarsi con un modo di vita diverso ma senza dubbio provocante, ha certamente lasciato un segno importante e cambiato in qualche modo la vita di ciascuno.

           Crescere nella collaborazione reciproca è stata una sfida che ha visto tutti protagonisti e tutti desiderosi di mettersi in gioco. Quanto abbiamo vissuto è stata un’occasione preziosa per scoprire che solo nell’Amore trova senso la vita di ogni uomo. 

 

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