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ESSERE FIGLI, IN QUALE MODO? da Giovani per i Giovani

Padre e madre sono fonte di vita, hanno permesso la nostra esistenza: come figli dobbiamo rivolgere loro tutta la nostra gratitudine per questo grande dono che siamo, dono nato dal loro amore.


ESSERE FIGLI, IN QUALE MODO? da Giovani per i Giovani

da GxG Magazine

del 26 gennaio 2007

          Quante volte i figli non si rendono disponibili in casa, non fanno il proprio dovere con diligenza, pensano che tutto sia loro dovuto, si lamentano dei propri genitori quando sono ripresi per qualcosa che si poteva far meglio e che si doveva fare, quando sono consigliati in alcune scelte…

Punti fermi

          Essere figli non è facile perché spesso non si capiscono i propri genitori e il loro modo d’agire, ma neanche essere genitori è cosa da nulla.

          I figli possono capire le richieste dei loro genitori se li riconoscono come punti di riferimento, come persone che sono state affiancate loro per crescere, sulle quali poter contare e con le quali riuscire a confrontarsi e dialogare. Si dovrebbe pensare ai genitori come fratelli in Dio: fratelli che ci accompagnano nel viaggio di quella vita, che per quanto dura e difficile possa essere, ci hanno donato con il loro amore; fratelli in Dio con tanta esperienza acquisita da trasmettere a noi figli; fratelli  non per “scimmiottarci” alla ricerca di un giovanilismo forzato, ma per indicarci la giusta rotta da seguire…

       Verso di loro i figli, oltre che gratitudine, mostrano rispetto, che si trasformerà con il tempo in cura ed assistenza nel momento in cui saranno loro ad aver bisogno di aiuto.

          Nella famiglia, che è la prima cellula della vita sociale, i genitori sono l’origine: il loro amore le ha dato vita, insieme se ne prendono cura, insieme cercano di fondarla su valori buoni e ideali grandi, quali il servizio, la generosità, l'impegno, la solidarietà, la giustizia, la pace ....

       I figli a poco a poco imparano che fin dal momento della loro nascita non sono mai da soli nell’affrontare i momenti belli e brutti della loro vita: Dio infatti ha affiancato loro i genitori. Giorno dopo giorno, i figli crescono e questa presenza li aiuta a percepire quali sono gli ideali e i valori su cui fondare la propria vita; sostengono nelle scelte e difficoltà, cercando di fare sempre del proprio meglio per capire le situazioni e intervenire nel modo più giusto; indicano la strada che potrebbe essere percorsa.

Nelle fasi di crescita

          I figli nei primi anni della loro vita nutrono un forte affetto e legame con i genitori, si disperano quando sentono che non ci sono e gioiscono quando sentono il loro profumo. E’ importante riuscire a gestire la fase di avvicinamento-allontanamento messa in atto dal bambino, ovvero quei momenti durante l’esplorazione del mondo, in contemporanea all’allontanarsi dalla madre, in cui sente il bisogno di saperla vicina. Il modo in cui si trasmetterà al bambino la sicurezza della presenza rassicurante della figura genitoriale nella fase di allontanamento, andrà a costituire nella psiche del futuro adulto la cognizione di poter contare su qualcosa, una base sicura dentro di sé che costituisce quel necessario sentirsi fiduciosi e sicuri nel mondo.

Con il passare degli anni, quando arriva l’adolescenza, i figli tendono a staccarsi dai genitori… pensano di non aver più bisogno di loro, preferiscono uscire e stare con gli amici, difficilmente ascoltano i loro consigli; in realtà spesso i figli non sanno che è proprio questo il momento in cui cominciano ad aver più bisogno della loro presenza. Il bambino cessa di chiedere sostentamento affettivo-fisico, cessa di vedere i genitori come idoli, e vive una fisiologica fase di opposizione che attraverso la sua capacità trasformativa e creativa lo porterà verso l’acquisizione di un identità coesa, coerente e stabile. Cosa chiede in questa fase il figlio ai genitori? Fiducia, affetto e senso di appartenenza, d’altro canto, i genitori devono sapersi mettere da parte ma non cessare con occhio costante di vigilare. L’adolescenza è un passaggio delicato della propria vita, per questo grazie all’aiuto dei genitori che accompagnano nelle scelte, si possono fare alcune esperienze utili per crescere e per conoscere nuove persone, nuovi amici significativi per la propria vita; in questa relazione matura un uso corretto della ragione e della libertà.

 Quando i figli diventano giovani e cominciano a fare alcune scelte di vita, la parola dei genitori è altrettanto importante: nel momento in cui si sta progettando quali ideali trasmettere in una famiglia propria, un rapporto di fiducia e di confidenza con i propri genitori può aiutare in questa costruzione, seguendo anche alcuni ideali ricevuti dalla loro vita, chiedendo ad essi e ricevendo da essi avvertimenti e consigli. I figli diventati adulti devono saper scegliere il proprio stile di vita e la propria professione.

Dal momento in cui i figli riusciranno a realizzare la loro famiglia, saranno i genitori che avranno bisogno di aiuto, perché non restano giovani in eterno; si tratterà di mostrare con gioia la propria gratitudine: ci sarà la necessità di aiutare nelle piccole cose d’ogni giorno, si assisteranno quando ce ne sarà bisogno.

La chiave: il dialogo

          Quando i figli si lamentano di alcune cose che i genitori fanno o danno da fare, quando vorrebbero sentirsi più liberi e più autonomi l’importante è che riescano a trovare un dialogo, a creare una buona comunicazione: la presenza e il tipo di comunicazione educativa sono importanti per la progettualità del singolo individuo. Il dialogo è molto importante perché permette di esprimersi sia i figli che ai genitori; in questo modo ci si può confrontare in famiglia serenamente e capire le posizioni di tutti. La parola scambiata in famiglia è carica di significati: essi devono essere accolti e capiti, affinché tutti i componenti li possano imparare, esercitare e sentire propri. Grazie a questo dialogo i figli, insieme ai loro genitori, possono creare un loro progetto di vita puntando alla solidarietà, alla lealtà, all’amore e alla giustizia. Tale dialogo però può esserci solo con un ascolto profondo tra tutti i membri, ascolto sia da parte dei figli verso i consigli dei genitori, sia da parte dei genitori verso le problematiche e necessità che potrebbero essere attraversate dai figli.

Reciproci doveri        

 In una famiglia, oltre all’importanza del dialogo, è giusto sapere che ogni membro ha dei doveri ed è importante accettarli senza secondi fini.

I figli devono sempre portare rispetto ai loro genitori, è l’essere riconoscenti per il dono che hanno ricevuto: tale rispetto si ha attraverso la vera docilità e la vera obbedienza. Per il tempo in cui vive nella casa dei genitori il figlio si sforzerà di fare quello che essi dicono, perché ogni scelta è motivata per il suo bene o per quello della famiglia.

I genitori si prendono cura dei figli, pensano alla loro educazione morale e formazione spirituale. Appartiene all’essere genitori allenare il proprio sguardo a riconoscere che i propri figli realmente sono figli di Dio e vivere, quindi, con un profondo rispetto carico di responsabilità il compito educativo loro affidato, l’invitare a seguire la legge di Dio, mostrandosi per primi obbedienti alla volontà del Cielo.

          I figli vivono l'impegno al confronto con il Comandamento “Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore tuo Dio” (Es 20,12).

Spesso questo viene interpretato in maniera riduttiva: “non disobbedire ai genitori…” oppure “segui il padre e la madre…”.in realtà onorare il padre e la madre è molto più di ubbidire ad essi.

            “Onora, rispetta, stima, sii riconoscente. Nella Bibbia, padre e madre sono i rappresentanti di Dio sulla terra. Onorare il padre e la madre vuol dire celebrare il dono della vita: ci aiutano a crescere soprattutto nello spirito e nella conoscenza di Dio: Dio, infatti, ci ama con l’amore dei nostri genitori. Rispettare i genitori vuol dire non guardarli solo per quello che ci hanno dato e ci devono dare, ma guardarli per quello che sono realmente, senza pensare ai loro errori, torti. Riconoscenza significa “nuova conoscenza”, perché nascere è prendere coscienza di un mondo dove si è stati inseriti gratuitamente e tutto è dato gratis: per questo la prima parola deve essere grazie; significa anche restituire gratuitamente quello che loro hanno dato gratuitamente.”

 

Vorrei su questo tema concludere con un racconto:

“Un uomo decise di scavare un pozzo. Scavò per dieci metri, ma non riuscì a trovare l'acqua. Deluso abbandonò lo scavo e cercò un altro posto più adatto. Lo trovò e scavò per quindici metri di profondità. Il terreno non mostrò la minima traccia di umidità. L'uomo si spostò allora da un'altra parte e scavò ancora più profondamente delle prime due volte. Ma neanche così trovò l'acqua. Deluso e sfinito, abbandono l'impresa. Sommando insieme i tre pozzi che aveva fatto, aveva scavato per  quasi cinquanta metri di profondità. Se avesse avuto un po' di pazienza, con la stessa energia e la stessa fatica, solo con un piccolo sforzo in più avrebbe trovato l'acqua già la prima volta”. (Bruno Ferrero, Parabole, Elledici)

Il brano mostra che se restiamo solo in superficie, se non scaviamo a fondo, cercando i veri significati di ciò che viviamo in famiglia, rischiamo di non comprendere nulla dell'amore. 

 

Bibliografia:

I 10 comandamenti per i giovani, Carlo Fiore, Elledici, pag. 98.

Giovannella Signoretto

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