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Eucaristia e Matrimonio

Il sacramento del matrimonio pone gli sposi in una relazione nuova e vivificante con la Trinità Santa. In rapporto al Padre il matrimonio si presenta come l'atto col quale gli sposi si consacrano insieme a Dio e vengono accolti da Lui, che li ha chiamati alla donazione reciproca.


Eucaristia e Matrimonio

da Teologo Borèl

del 10 settembre 2005

 

1. Nel disegno di Dio l’uomo e la donna rivelano una unità originaria, che è la radice incancellabile della loro pari dignità di persone umane e della loro costitutiva vocazione alla reciprocità: «Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio li creò, maschio e femmina li creò» (Gen 1,27). «Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne» (Gen 2,24). Il vincolo nuziale realizza la reciprocità fra l’uomo e la donna in una forma così alta e profonda, da essere spesso richiamato dall’Antico Testamento come simbolo del rapporto d’amore fra Dio e il suo popolo (cf. Os 1-3; Ger 2 e 3; Ez 16 e 23; Is 54 e 62; e il Cantico dei Cantici). Gesù a sua volta parla dell’alleanza matrimoniale come di un dono e di un impegno altissimo, definitivo come lo è la fedeltà dell’Eterno, che in esso si esprime: «Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: “È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?” Ed egli rispose: “Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”» (Mt 19,3-6).

 

2. La Chiesa delle origini ha visto nel vincolo nuziale il segno vivo dell’unione sponsale fra Cristo e la Chiesa: «L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!» (Ef 5,31s). Perciò la reciprocità dei coniugi è chiamata a riflettere l’amore fedele e totale con cui il Signore ama la Chiesa (cf. Ef 5,21-33; Col 3,18s) e deve tendere alla crescita comune nella fede e nell’alleanza con Dio (cf. 1 Pt 3,1-7). Questa visione alta ed esigente del matrimonio non impedisce alla Chiesa nascente di affermare il valore grande della verginità vissuta come segno del Regno, capace di profonde e vaste relazioni di reciprocità nella comunione con Dio e con gli altri (cf. 1 Cor 7). Nel matrimonio e nella verginità consacrata si esprimono due vocazioni che vengono dall’Eterno e conducono a celebrarne la gloria con tutta la vita. Su queste basi la fede della Chiesa ha riconosciuto nel patto d’eterna e indissolubile alleanza fra i due coniugi un sacramento, di cui gli stessi sposi sono ministri, e che comunica ai due la grazia dell’incontro con Cristo, Sposo della Sua Chiesa, la presenza santificante dello Spirito e la promessa della fedeltà di Dio, non solo nell’atto della celebrazione, ma anche in ogni istante della vita coniugale. Si coglie qui la ragione profonda della relazione vitale che c’è fra l’alleanza nuziale e l’eucaristia, memoriale della nuova ed eterna alleanza, culmine e fonte di tutta la vita della Chiesa: alla grazia di questa alleanza eucaristica attinge ogni patto d’amore e di fedeltà nella vita redenta, e quindi anche il patto coniugale. Lo si può verificare approfondendo la relazione al Dio Trinità Santa tanto del matrimonio, quanto dell’eucaristia.

 

3. Il sacramento del matrimonio pone gli sposi in una relazione nuova e vivificante con la Trinità Santa. In rapporto al Padre il matrimonio si presenta come l’atto col quale gli sposi si consacrano insieme a Dio e vengono accolti da Lui, che li ha chiamati alla donazione reciproca. La reciprocità in cui l’alleanza nuziale si esprime è segno della reciprocità che Dio chiede e dona alle creature. Nel vincolo dei due, donato al tempo stesso ed accolto dal Padre, viene a riflettersi lo stesso vincolo che egli ha voluto col suo popolo: «Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore...» (Os 2,21s). Sulla base di questa presenza divina gli sposi nello scegliersi reciprocamente possono promettersi la fedeltà per sempre «nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia», con l’impegno senza ritorno «di amarsi e onorarsi tutti i giorni della loro vita». Questa scelta e questo impegno trovano nell’eucaristia forza ed espressione, perché la celebrazione della Cena è anzitutto azione di grazie al Padre per i suoi benefici, in continuità con la tradizione ebraica della benedizione (berakah), che Gesù ha fatto propria. Partecipando all’eucaristia i coniugi cristiani riconoscono in modo speciale l’assoluto primato dell’iniziativa divina nella loro vita, si aprono alla lode per le meraviglie compiute dall’Eterno nella loro storia ed invocano i doni, di cui hanno bisogno e che da Dio solo procedono. La Cena del Signore aiuta così a suscitare e mantenere nella vita di coppia uno stile di ringraziamento, di adorazione e di offerta, che relaziona tutto a Dio come alla prima sorgente ed all’ultima patria e si apre all’accoglienza di quanto da Lui solo proviene. Questo stile di gratitudine e di meraviglia libera gli sposi dalla prigionia del proprio io e li schiude alle sorprese di Dio. Dove non c’è gratitudine il dono è perduto: dove si fa eucaristia esso diventa pienamente fecondo, anche nella vita coniugale.

 

4. Se in relazione al Padre il matrimonio è segno sacramentale dell’unità degli sposi con Dio nel tempo e per l’eternità, in rapporto al Figlio il vincolo nuziale è segno dell’alleanza indissolubile fra Cristo e la Chiesa ed è dono efficace di grazia in ordine all’unità piena dei due. In questa luce si comprende come la comunione coniugale sia fine proprio del sacramento, perché rende visibile l’unione di Cristo con la Chiesa e ne è nutrita e vivificata: «I coniugi cristiani, in virtù del sacramento del matrimonio, per il quale essi sono il segno del mistero di unità e di fecondo amore che intercorre fra Cristo e la Chiesa e vi partecipano (cf. Ef 5,32), si aiutano a vicenda per raggiungere la santità nella vita coniugale, nell’accettazione e nell’educazione della prole, e hanno così, nel loro stato di vita e nel loro ordine, il proprio dono in mezzo al popolo di Dio» (Concilio Vaticano II, Lumen Gentium 11). L’esigenza della fedeltà e dell’indissolubilità del matrimonio si fonda dunque - oltre che sulla donazione reciproca totale e senza riserve, necessaria per edificare nella storia l’unità piena dei due, che è fondamento della famiglia - su questa vocazione dei due ad essere col loro amore il sacramento dell’unione indissolubile del Signore Gesù con la Sua Chiesa. Il cammino della fedeltà richiede un impegno sempre nuovo, che non faccia mai intristire l’amore nell’assenza del dialogo e della generosità reciproca, e spinga ciascuno dei due a prendere l’iniziativa di andare verso l’altro, anche quando l’altro non faccia altrettanto, appunto come Cristo ha amato la Chiesa ed ama ciascuno di noi.

Questa sequela di Cristo nel matrimonio è nutrita e sostenuta in modo speciale dalla partecipazione dei coniugi all’eucaristia: la Santa Cena è il sacramento dell’incontro pieno con lui, la partecipazione al suo mistero pasquale, che riconcilia la persona e la coppia nella nuova alleanza con Dio. Unendosi al sacrificio che Cristo ha compiuto una volta per sempre sulla Croce e che viene reso presente nel sacramento dell’altare, la coppia celebrante si offre al Padre ed entra nella pace della riconciliazione compiuta dal Crocifisso Risorto. La partecipazione alla Pasqua riconciliatrice di Gesù viene espressa nel convito, in cui coloro che sono stati riconciliati si nutrono dell’unico pane e dell’unico calice per diventare il suo Corpo, la Chiesa (cf. 1 Cor 10,16s). L’eucaristia, in quanto memoriale della morte e resurrezione del Signore, forma i coniugi ad una vita pasquale, in cui, uniti a Cristo nella partecipazione alla sua Croce, sono uniti a lui anche nella potenza della resurrezione, riconciliati in lui col Padre e con gli uomini, capaci di edificare il suo Corpo nella loro vita e in quella della loro famiglia. Partecipi del sacrificio di lode e di intercessione del Signore Gesù, i coniugi cristiani possono ringraziare ed intercedere a loro volta nell’eucaristia per la Chiesa e il mondo intero, per i vivi e per i defunti, ad essi uniti nella comunione dei santi. Nutriti del pane della vita, vera «medicina dell’immortalità», essi pregustano le gioie del Regno a venire: la vita eucaristica aiuta la coppia a protendersi verso il futuro della promessa di Dio e la chiama a manifestare la gioia del dono già sperimentato e la speranza nella promessa non ancora pienamente compiuta.

 

5. Infine, in rapporto allo Spirito Santo l’evento sacramentale del matrimonio si pone come segno e strumento di alleanza. Lo Spirito è colui che nel mistero trinitario è vincolo dell’eterno amore e apertura del dono ad altri: la sua azione sugli sposi fa sì che essi approfondiscano il patto del consenso umano con la grazia che radica nella stessa unità divina il loro amore ed al tempo stesso arricchisce e potenzia la naturale tendenza dell’amore coniugale alla diffusione di sé nella procreazione. Nell’incontro coniugale, aperto alla fecondità in maniera responsabile, gli sposi sono l’uno per l’altra veicolo del dono dello Spirito Santo, sacramento vivo dell’incontro con Cristo. Inoltre l’azione del Paraclito - principio invisibile dell’unità ecclesiale - fa degli sposi segno e strumento della comunione della Chiesa, impegnandoli ad essere testimoni ed artefici di unità e di crescita del popolo di Dio, anzitutto attraverso l’educazione dei figli (cf. Lumen Gentium 11). Perciò la Chiesa invoca sugli sposi la benedizione di Dio, perché «nel vincolo da Lui consacrato condividano i doni del Suo amore, diventino l’uno per l’altra segno della Sua presenza, siano un cuor solo e un’anima sola, con l’affetto e con le opere edifichino la loro casa e alla scuola del Vangelo preparino i loro figli a diventare membri della Chiesa».

Anche in questa relazione allo Spirito, l’eucaristia è sorgente preziosa per la vita di coppia: in quanto essa è invocazione o «epiclesi» dello Spirito Santo, essa aiuta il cristiano a vivere da riconciliato e ad annunciare e donare agli altri la grazia della comunione che gli è stata gratuitamente donata nella forza del Paraclito. Lasciandosi guidare dallo Spirito, che il pane della vita le trasmette, la coppia scopre la passione per l’unità del corpo di Cristo e tende a manifestarne la bellezza nella storia degli uomini. Anche così l’eucaristia è il sacramento dell’unità della Chiesa, segno e strumento della riconciliazione donata, forza per sanare ogni lacerazione e perciò sorgente e motivo dell’impegno coniugale, vissuto come obbedienza al dono, che il Signore ci fa di sé nella Sua Cena: «Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore» (1 Cor 11,26s).

 

6. Il legame con la Trinità, suggellato nel sacramento del matrimonio, fa degli sposi un’immagine viva dell’eterno amore e nutre in essi e attraverso di essi nella comunità ecclesiale lo spirito del dialogo e della solidarietà. Consapevole della grandezza di questo dono e di questa missione ed insieme esperta delle resistenze dell’egoismo e della paura di amare, che ne rendono a volte faticosa la realizzazione fedele, la Chiesa si impegna ad aiutare gli sposi nel loro cammino, invocando per essi incessantemente la ricchezza delle benedizioni divine: «Ti lodino, Signore, nella gioia; ti cerchino nella sofferenza; godano della tua amicizia nella fatica e del tuo conforto nella necessità; ti preghino nella santa assemblea, siano testimoni del tuo Vangelo». Nella più alta espressione dell’amore umano - la reciproca donazione degli sposi nella profondità del cuore e nella unione dei corpi, che la manifesta e la realizza come evento di grazia - viene così a risplendere l’intensità e la fedeltà con cui la Trinità abita i giorni dell’uomo e fa di essi anticipo e promessa della Gloria futura. L’eucaristia aiuta i coniugi a vivere nella Trinità, nascosti con Cristo in Dio, proprio perché contiene ciò che c’è di più essenziale per la vita della Chiesa e la redenzione del mondo: la Pasqua di Cristo, parabola dell’intera storia della salvezza.

Vissuta come nutrimento di una spiritualità trinitaria di coppia, l’eucaristia assume un significato prezioso per la vita dei coniugi e della loro famiglia in ciascuna delle sue tappe: in quanto nella celebrazione il punto di partenza è la «schiavitù d’Egitto» del popolo dell’antica alleanza e di ogni ora del tempo, la condizione di peccato, cioè, che va riconosciuta e confessata da tutti e da ciascuno con profonda umiltà (atto penitenziale), la partecipazione all’eucaristia aiuta i coniugi a riconoscere i loro limiti e le loro colpe per superarle insieme, con l’aiuto di Dio. Al bisogno di perdono e di riconciliazione risponde anzitutto la Parola di Dio, risuonata per Israele nella rivelazione a Mosè e ai profeti e pronunciata definitivamente nel Verbo incarnato (liturgia della Parola): questa Parola parla in modo particolare al cuore dei coniugi per illuminare e sostenere la loro alleanza nuziale. La comunità così preparata può celebrare il patto, di cui fu figura quello del Sinai, e che trova la sua suprema realizzazione nel sacrificio pasquale del Signore Gesù, ripresentato nel memoriale eucaristico (liturgia eucaristica): è la tappa in cui anche i coniugi possono rinnovare nell’alleanza stabilita dal sangue di Cristo la loro alleanza. L’accoglienza del dono dell’alleanza, infine, si esprime nella comunione e si traduce nell’invio missionario, perché, come l’elezione fece dell’antico Israele segno elevato fra i popoli, l’alleanza nuova nel sangue di Cristo fa della Chiesa il suo popolo pellegrinante e missionario nel tempo. La comunione è sorgente della missione (riti di comunione e di invio), che per i coniugi significa nuovo slancio nella donazione reciproca e nella testimonianza di vita, specie verso i figli. Vivere pienamente l’eucaristia significa allora per gli sposi cristiani fare sempre di più dell’incontro con Gesù Signore la ragione, la forza e la bellezza di tutta la loro esistenza di coppia nella Chiesa e per il mondo. Celebrando la Cena del Signore, gli sposi possono far propria la parola dell’Apostolo, proprio come due in una carne sola: «Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2,20).

 

      Ti ringraziamo, Padre,

      per tutti gli sposi,

      che hai chiamato ad amarsi in Te,

      segno reciproco della Tua tenerezza

      e della Tua fedeltà.

      Il loro amore,

      tante volte faticoso ed esigente,

      è riflesso fra noi

      del dialogo e del dono senza fine,

      che unisce Te al Figlio Amato

      nello Spirito dell’eterno amore.

      Grazie per quanto hai loro dato,

      grazie per quanti li hanno amati,

      grazie per quanti essi hanno amato,

      grazie per quelli ai quali

      attraverso il loro amore

      hai dato la vita,

      grazie perché li hai donati

      l’uno all’altra

      e, insieme, a Te...

      Aiuta gli sposi

      a vivere il loro amore

      come Cristo ha amato la Chiesa,

      nel dono di sé fino alla fine.

      Rendili capaci

      di una continua e sempre nuova

      accoglienza reciproca.

      Fa’ che siano sempre uno,

      e contagino a quanti incontreranno

      l’amore che viene da Te,

      e che è rispetto, attenzione,

      solidarietà e giustizia

      verso ogni persona umana.

      Benedici nel Tuo Spirito

      l’amore degli sposi uniti in Te:

      mantienilo vivo nella freschezza

      di una fedeltà sempre antica e sempre nuova,

      arricchiscilo col dono dei figli,

      segno del Tuo e del loro amore,

      rendilo irradiante ed operoso

      nel seno del Tuo popolo

      e custodisci nella gioia

      il loro dono reciproco,

      perché sia segno per tutti

      della vocazione all’amore

      che hai posto nel cuore di ciascuno,

      come immagine fedele di Te.

mons. Bruno Forte

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