«Facciamo che...»

Sulla singolare attrazione dei bambini per le regole. Pro memoria per tutti di come il limite possa essere visto e vissuto come un dono prezioso...

«Facciamo che...»

 

Alla festa di un matrimonio di amici, ho passato qualche tempo ad osservare un gruppetto di bambini che giocavano, e, per la prima volta, ho prestato attenzione ad una frase che io stessa, da piccola, ho ripetuto chissà quante volte: "Facciamo che...".

 

Nel caso concreto, "facciamo che non bisogna salire sul tappeto". E tutti i bambini d'accordo.

 

Ho così realizzato che i bambini amano le regole. Le amano tanto da darsele anche quando non ce ne sarebbe bisogno o nessuno gliene impone. Le amano tanto da farne uno dei loro giochi preferiti.

 

Non è vero che i bambini odiano le regole: odiano la mancanza di coerenza. Odiano, nell'adulto, che non rispetti le regole che egli stesso pone; odiano le regole che sono immotivate, assurde e arbitrarie; odiano le regole che non sono tali, che sono semplicemente capricci dell'adulto che basta un capriccio del bambino per smantellare.

 

I bambini hanno capito una cosa che molti grandi hanno dimenticato. Le regole e i limiti non sono cose negative: sono stimoli alla creatività e basi del vivere civile.

 

Posso giocare con te se ci mettiamo d'accordo sulle regole del gioco. Possiamo divertirci insieme se abbiamo una sfida - in comune o fra di noi -, e tale sfida quasi sempre dipende dai limiti che ci siamo posti.

 

Un artista è stimolato dai limiti della materia: non potrà fare la stessa cosa con degli acquerelli o con un blocco di marmo, perché la materia gli pone dei limiti e delle regole. L'arte, poi, sta indubbiamente nello sfidare questi limiti - ma nello sfidarli rispettandoli.

 

È un po' come gli scalatori: sfidano se stessi e la montagna, ma se non sanno rispettare se stessi e la montagna rischiano moltissimo.

 

In fondo, anche il tempo "limitato" che ci è dato può essere un dono (Tolkien chiamava la finitudine della vita umana "the Gift of Men", il "dono" degli umani), perché è ciò che ci spinge a dare vita ai nostri giorni, poiché non ci è dato di aggiungere giorni alla nostra vita.

 

Sia nell'educazione dei bambini, quindi, sia nella vita degli adulti - di relazione, di creatività, di procreazione - il limite può essere visto come dono prezioso: non, ovviamente, come blocco, negazione, proibizione, ma come incoraggiamento alla fantasia, come incanalamento provvidenziale del campo inesauribile delle possibilità, come traccia di cammino per il nostro oggi e il nostro domani.

 


di Chiara Bertoglio

tratto da: http://www.vinonuovo.it

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