I quattro referendum ammessi, infatti, contengono modifiche che stravolgerebbero la legge 40, eliminando il riferimento al concepito e ripristinando congelamento, sperimentazione, diagnosi pre impianto, selezione, riduzione embrionaria. Di fatto sarebbe codificato il far west che fino a un anno fa ha caratterizzato il nostro paese.
del 01 gennaio 2002
Quattro quesiti ammessi, tutti quelli parziali; un quesito giudicato inammissibile, quello totalmente abrogativo della legge 40. Si è concluso così l’esame della Corte Costituzionale sui quesiti referendari riguardanti la legge sulla procreazione medicalmente assistita: una sentenza significativa eppure al tempo stesso nient’affatto risolutiva, e che anzi potrebbe tendere, involontariamente, un tranello fatale ai difensori della legge 40.
L’inammissibilità del referendum proposto dai Radicali italiani era in verità piuttosto prevedibile: sia da un punto di vista giuridico sia da un punto di vista esclusivamente politico. Le precedenti sentenze della Consulta in tema di diritto alla vita del concepito e la sua richiesta di normare le tecniche di fecondazione artificiale lasciavano infatti poco spazio al referendum radicale, fin troppo debole anche per quella sua estremizzazione (cancelliamo tutta la legge!) che poco è piaciuta nella gran parte dei settori politici.
E però… c’è un però. L’eliminazione del referendum radicale e il mantenimento degli altri quattro sposta l’ago della bilancia sul Parlamento, che ritorna a questo punto protagonista vero della questione. Una vicenda che potrebbe concludersi come peggio non si potrebbe: modificando la legge secondo quanto voluto dai referendum senza nemmeno passare per il confronto referendario. Una sconfitta totale per chi appoggia le norme della legge in vigore.
I quattro referendum ammessi, infatti, contengono modifiche che stravolgerebbero la legge 40, eliminando il riferimento al concepito (la Corte non ha avuto il coraggio di giudicare inammissibile, fra i quattro parziali, neppure quello che prevede la cancellazione del riferimento al soggetto più debole) e ripristinando congelamento, sperimentazione, diagnosi pre impianto, selezione, riduzione embrionaria. Di fatto sarebbe codificato il far west che fino a un anno fa ha caratterizzato il nostro paese.
A giudicare dalle intenzioni della gran parte delle forza politiche (con Forza Italia e Margherita in testa) la modifica della legge in Parlamento è divenuto l’obiettivo numero uno. Ciò che permetterebbe loro di evitare un referendum che crea evidente imbarazzo. La real politik, le complicate esigenze partitiche, avrebbero la meglio. E pazienza se alla fine i referendari avranno di fatto raggiunto, senza neppure la fatica della campagna elettorale, il loro intento.
Insomma, la decisione della Corte, che potrebbe apparire come una vittoria o almeno come un pareggio, rischia di essere l’anteprima di una sonora sconfitta. Non rimane altro da fare che agire. Agire (paradossalmente al fianco dei promotori dei referendum) affinché il Parlamento non modifichi (cioè peggiori) la legge, e agire naturalmente affinché i referendum stessi si concludano con la vittoria dei no o con il non raggiungimento del quorum.
Vista oggi sembra una favola. Vista oggi ci vorrebbe un mezzo miracolo. Anzi: uno tutto intero. E però è proprio questo il momento in cui occorre avere il coraggio di affermare, anche controcorrente, valori come l’uguaglianza e il rispetto per la dignità di ogni essere umano. Impegnarsi, dunque. E poi si vedrà. Talvolta avvengono anche i miracoli…
Redazione Incasaitalia
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