I genitori sono sempre imperfetti, direi per fortuna, perché sono esseri umani che cercano di fare del loro meglio per crescere altri esseri umani e per crescere con loro. Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano.
Figli come merci, oggetti di rivalsa o di ricatto, adulti privi di buonsenso, che hanno come guida la regola, la legge, convinti che la sua applicazione salvi la società e la loro coscienza. I genitori sono sempre imperfetti, direi per fortuna, perché sono esseri umani che cercano di fare del loro meglio per crescere altri esseri umani e per crescere con loro.
Ci sono però circostanze in cui si finisce per fa prevalere il proprio dolore, le proprie ferite su tutto. Quando un amore finisce spesso gli adulti dimenticano non solo d’essere stati bambini, ma dimenticano quale sia il loro compito, la loro responsabilità nel confronto di quegli esseri indifesi e aperti al mondo che sono i figli.
I figli si sa sono spugne che assorbono persino gli umori, le tensioni, i sensi di colpa o di frustrazione che solo aleggiano nell’aria di una famiglia, figurarsi quando gli adulti sono incapaci di salvaguardare la figura dell’altro genitore, quando si contendono il bene, il tempo, le attenzioni dei figli, come modo di gratificazione o rivalsa nei confronti dell’altro genitore.
Quando poi ci si separa, quando un’unione arriva ad essere una guerra, gli attori diventano tanti, nonni ex suoceri, parenti che prendono le parti dei contendenti, spesso tutti convinti di avere una loro versione, quella giusta, da dover trasmettere ai bambini. Bambini che in fondo vorrebbero solo sapere che ci sono adulti che vogliono il loro bene, che li stimano, li proteggono, su cui possono contare.
L’affidamento condiviso, le famiglie allargate, gli spazi di incontro neutri, si cerca di porre rimedio, di cambiare metodo e mentalità per far fronte a quella che facciamo fatica ad ammettere, ma è una vera emergenza sociale, una ferita aperta dai “legami spezzati”. Perché un essere umano ha bisogno di crescere con la certezza di sentirsi amato, sapere che gli adulti a cui fa riferimento sono dalla sua parte, imperfetti ma certi del loro amore per lui. Invece sempre di più gli insegnanti raccontano storie di studenti in grave difficoltà, emotivamente fragili, divisi tra una madre e un padre che tentano di gestire un amore finito, nuove storie d’amore, nuovi legami, chiedendo ai bambini di capirli, di aiutarli a costruire una nuova identità familiare. Vedere il video con le immagini di un bambino di dieci anni, portato via a forza da una scuola di Padova, strattonato per le braccia e le gambe, perché un’ordinanza stabilisce che debba recuperare il rapporto con il padre, fa venire i brividi, con questi presupposti non si recupera un bel nulla, né il rapporto con il padre, né la stima di un bambino per il mondo degli adulti.
Non entro in merito alla sentenza, né alla vicenda che si protrae da otto anni. Di certo c’è che un bambino, prelevato a scuola contro la sua volontà, di certo non dimenticherà quel giorno d'autunno in cui gli adulti hanno mostrato la loro faccia peggiore, fatta di sentenze da eseguire in barba alle sue paure, e al battito del suo cuore.
Nerella Buggio
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