Fragili

Il ruttino / 12

Rubrica di educazione a cura di Richard Kermode. Una riflessione sulla fragilità dell'uomo.

Da piccolo girava uno spot in tv dove, grazie ad una tecnologia avveniristica per l’epoca, il video rallentato in modo esasperato faceva vedere una sfera che colpiva un bicchiere e lo mandava in frantumi. Le immagini quasi fermavano il tempo fino al momento dell’impatto devastante della biglia e i pezzi che volavano in una danza sfrenata. In scena saliva la fragilità.
 
Fragilità. Una categoria oggi usata frequentemente, spesso come grimaldello per interpretare i ragazzi. Altrettanto spesso si accompagna al covid: la pandemia ha acuito la fragilità, l’ha portata allo scoperto, ecc.
 
Due anni fa circa una studentessa, durante una lezione, diceva rispetto al periodo del covid: “Chi mi rimborserà di questi anni che ho perso?”. E citava le cose che il covid, come la sfera nello spot, aveva mandato in frantumi: i rapporti sociali, la distanza fisica, la partecipazione scolastica, ecc. Le ho semplicemente risposto: “Nessuno”. Ho anche semplicemente aggiunto che per certi aspetti potevamo considerarci fortunati: molte persone da quell’esperienza non erano più tornate.
 
Non esiste un ufficio reclami, un tribunale cui appellarsi rispetto al nostro modo d’essere: siamo fragili, mortali. E la vita non smette mai di ricordarcelo, per chi vuol guardare, per chi non cerca improbabili sicurezze.
 
La narrazione della giovinezza del Budda ricorda che in tre viaggi il giovane scopre la malattia, la vecchiaia e la morte, nonostante un mondo vaccinato rispetto alla fragilità che il padre aveva tentato di costruirgli intorno. Sarà il cocchiere ad assumersi il compito di educare il futuro Budda alla fragilità non come obiezione alla vita, ma come condizione. Tornante complicato ma fondamentale, oggi inevaso, dell’educazione dei giovani.
 
La fragilità ci visita e sappiamo che il dolore abita lì dove le parole non arrivano; ma, spero, possa restarci la fiducia in quel segno incantevole che ricordiamo ogni anno a Pasqua e che ci fa dire che la vita non è tolta, ma trasformata.
 
So long!
 

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Perchè "il ruttino"? 

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