Seduta al penultimo banco guardo le persone che sono dinanzi a me. Hanno lo sguardo fisso sugli occhi di Gesù, quasi fosse una calamita che ti attira a sé. C'è concentrazione, preghiera del cuore, abbandono fiducioso al Signore. E' davvero bello esserci e, in cuor mio, ringrazio Dio per avermi permesso di partecipare.
È una domenica di agosto di questa estate rovente. Nella mia città, alle 17,30, il termometro segna 37 gradi e il sole picchia ancora forte. Scendiamo dalla macchina: la strada è deserta e assolata. Mentre ci avviamo verso la chiesa di San Bartolomeo Apostolo, mio marito mi guarda e poi, con un sorriso, azzarda: “Penso che oggi, in chiesa, saremo solo noi due insieme ad Ezio!”. “Noi canteremo ed Ezio, come sempre, suonerà!” replico io prontamente. “Sono certa che, anche se saremo presenti solo noi tre, Gesù apprezzerà ugualmente”.
Ormai da tempo è consuetudine, nella mia parrocchia, recitare la coroncina alla Divina Misericordia il giorno cinque di ogni mese. Quando è iniziata questa devozione, eravamo solo poche persone: oltre me, c’erano alcune anziane signore che, quotidianamente, vengono in chiesa per recitare il rosario. Sono quelle meravigliose fiammelle che, in ogni angolo del mondo, tengono accesa la fiaccola della fede. Poi, il 5 dicembre di due anni fa, nella chiesa abbiamo sistemato il quadro con l’immagine di Gesù Misericordioso, solennemente benedetta dal nostro parroco. Da allora, ogni mese abbiamo visto aumentare il numero delle persone che desideravano recitare la coroncina: c’è sempre un uomo dai capelli bianchi che occupa un posto tranquillo all’ultimo banco, ci sono giovani signore con i loro mariti e altre un po’ più anziane; talvolta, anche bambini e ragazze. Persone semplici e devote, pensionati, insegnanti, commercianti, alcuni ingegneri, due medici e, quando non sono in servizio, anche una vigilessa ed un vigile. Un popolo assai eterogeneo, quello degli apostoli della Divina Misericordia, sensibile al fascino di un appuntamento che rappresenta un momento di grazia, una pausa della vita che ti è concessa se trovi il coraggio di fermarti e di porti sotto lo sguardo tenero e divino di Gesù Misericordioso.
È un miracolo che si vive ogni mese, una mezz’ora di pace che scende nel tuo cuore: uno spazio di tempo breve, ma che sembra dilatarsi all’infinito perché, proprio lì, accade che tu, abbandonata ogni difesa, dinanzi all’immagine di Gesù ti lasci guardare nell’animo e, mentre deponi ai suoi piedi tutte le afflizioni, con fiducia Gli manifesti le inquietudini che turbano la tua mente e, umilmente, Gli chiedi di aiutarti. E se a volte arrivi affaticato, al termine della coroncina ti accorgi di aver ricevuto in dono una vitalità e una serenità insperate e di sentirti rinvigorito nel corpo e nello spirito. Molte persone oggi non potranno partecipare perché si trovano fuori città: Vale a Napoli, Linda a Palermo, Patrizia al mare… e così tanti altri. D’altra parte, c’era da aspettarselo… il mese di agosto, le ferie, il caldo estivo… Ma Ezio, il nostro bravo organista, tenace ed incrollabile nella fede, giorni fa aveva esclamato: “Gesù non va in ferie!”, lasciando intuire che, anche ad agosto, la coroncina l’avremmo recitata ugualmente. Ho ancora le sue parole nella mente, mentre entriamo…
La chiesa in leggera penombra dona un senso di sollievo e di fresco, sull’altare centrale risalta il grande crocifisso ligneo di scuola michelangiolesca (1564), stupendo dono del Cardinale Cesare Baronio (“in tutta Roma non ho visto niuno di tanto bello artificio… ed è da far piangere chi attentamente lo considera”…). Sui gradini è stato già collocato il quadro con l’immagine di Gesù Misericordioso. Alcune persone sedute nei banchi attendono in silenzio ed altre arrivano subito dopo: Ilaria, giovane giornalista, col suo bel pancione di sette mesi, accompagnata dal marito Giancarlo, devotissimo della Divina Misericordia; Ivana, appena tornata dalla Liguria (ha guidato per ore), accompagnata dal marito ufficiale dell’esercito e dai suoi tre figlioli; Giovanna con un’amica; c’è anche Carla che, sfidando l’afa, è venuta da Frosinone insieme alla sorella e a due cari amici. E ancora tante altre persone, sino a riempire la chiesa. Andrea ed io allora ci affrettiamo a distribuire i fogli con le letture, mentre Ezio comincia a suonare l’organo intonando le note del canto Madonna nera, dedicato alla Madonna di Czestochowa. Così, al silenzio di prima, subentra un canto armonioso, un inno alla Vergine Maria nel giorno del suo compleanno. Poi Giancarlo, con voce pacata, legge la meditazione iniziale: è un momento di grande emozione. Invochiamo la Misericordia del Signore su tutta l’umanità e chiediamo perdono per noi, per i nostri colpevoli silenzi di cristiani che non sostengono la fede in Cristo, per il mondo intero afflitto dall’apostasia; eleviamo un’accorata supplica perché cessino le stragi di cristiani che ogni giorno vengono massacrati fra l’indifferenza di tutti. Preghiamo anche per la salvezza della famiglia, uomo e donna uniti in matrimonio, perché si ponga fine alla manipolazione degli embrioni e per il rispetto della sacralità della vita. Accanto all’immagine di Gesù c’è anche un libro rosso con le preghiere - il nostro mondo condensato in poche pagine - e lo offriamo al Signore: sono le istanze che muovono dal nostro cuore, le difficoltà della vita, le richieste di guarigione dalle malattie, i ringraziamenti per le grazie ricevute. Seduta al penultimo banco accanto a Silvana, brava sarta e cara amica, io guardo le persone che sono dinanzi a me. Hanno lo sguardo fisso sugli occhi di Gesù, quasi fosse una calamita che ti attira a sé. C’è concentrazione, preghiera del cuore, abbandono fiducioso al Signore. È davvero bello esserci e, in cuor mio, ringrazio Dio per avermi permesso di partecipare. È bello perché senti che Gesù è lì, ed è bello percepire la guarigione che, segretamente, avviene nel nostro cuore. Aveva ragione Ezio: “Gesù non va in ferie!”. È meraviglioso scoprirlo.
Antonella Paniccia
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