Giovedì 15 agosto 1957

Assunzione della Beata Vergine Maria. È l'ultima grande festa per me, e bisogna che io preghi più a lungo la Madre nostra in questo giorno che celebra il suo ingresso in cielo.

Giovedì 15 agosto 1957

da L'autore

del 19 novembre 2009

 

Ultima grande festa di Maria e abominazione del patibolo.

 

Giovedì 15 agosto

 

Assunzione della Beata Vergine Maria. È l'ultima grande festa per me, e bisogna che io preghi più a lungo la Madre nostra in questo giorno che celebra il suo ingresso in cielo. Penso che in questa occasione io posso domandarle molte cose, e sono sicuro che mi ascolterà e prenderà in considerazione le mie preghiere.

 

Mi sento un po' più solo stamani, anche assai forte, certo, ma il sentimento di presenza [di Dio] è un po' più lontano. È sempre la stessa cosa: quando sperimento la gioia che Gesù mi dona, prometto a me stesso d'essere forte, e dovessi restare nella notte completa, di non perseverare meno. Ma quando la penombra soltanto si stende sulla mia anima, mi metto subito a gemere e a richiedere con grandi grida la luce conduttrice.

Vorrei molto insistere su questo sentimento d'impotenza totale. Realmente nulla viene da me. Dio mi dona la grazia, che nel mio stato ben difficilmente posso rifiutare. Se io vivessi in libertà [fuori carcere], il mio merito sarebbe più grande, ma oggi?

 

Basta che apra gli occhi e l'abominazione del patibolo si presenta alla mia immaginazione. Chi è colui che, trovando nelle sofferenze una porta di luce e di calore, non vi si aggrapperebbe con un'energia sostenuta?

 

Bisogna rendere gloria a Dio. E Lui che ci salva facendo tutto il lavoro. Che cosa ci chiede? Di non rifiutare i suoi doni, di abbandonarci alla Sua volontà. Dacché egli costata che ne facciamo buon uso, discretamente ci propone un piccolissimo sforzo supplementare. Se accettiamo, ci viene subito accordato un soprappiù di grazia. Se rifiutiamo, restiamo stazionari per ben poco tempo, poi ridiscendiamo con rapidità ciò su cui ci siamo inerpicati così penosamente. Si progredisce o si indietreggia, ma è impossibile addormentarsi in una tiepidezza accomodante per l'anima e per il corpo. Dite sì, sì, o no, no, afferma il Vangelo [cf Mt 5,37].

 

D'altra parte, quando questa gioia sensibile mi lascia, non riesco a impedirmi di pensare che il Signore non mi ami più. Perché or ora era lì, e adesso non più? M'interrogo invano, sebbene io sappia perfettamente che non si tratta in alcun modo di scontento del Signore. Gesù mi aiuta dandomi la forza di perseverare e altre grazie non sensibili. Di tanto in tanto, per ridarmi coraggio, mi fa sentire che Egli è sempre lì e non mi lascia. Sono le soste riposanti sulla mia via della croce. Ma noi siamo così fatti che cerchiamo innanzi tutto la sensazione.

 

Si parla spesso di misura. Ogni anima possiede una misura che le è propria, e molta gente allega questa scusa per non progredire. Va da sé, come dice graziosamente la piccola santa Teresa, che se esistono dei gigli e delle rose nel giardino del buon Dio, vi si trovano anche dei fiorellini più umili, e quando il Signore passeggia nel suo parco, trova altrettanta gioia a contemplare i fiori piccoli come i grandi.

 

Resta da sapere se noi dobbiamo considerarci violette o gigli. Penso che una volta lassù, ci sarà certamente un buon numero di queste violette che si accorgeranno che avrebbero potuto, con un po' più di coraggio, essere dei gigli.

 

Spesso ci arrestiamo dal progredire perché rifiutiamo di donare tutto. Giunge un momento in cui diciamo: no! Forse anche senza rendercene troppo conto. Così io, che fumo ancora una decina di sigarette al giorno, stimo che in ciò non vi sia alcun male, e difatti non c'è. Soltanto che, fumando, do prova di preferire il tabacco all'amore di Gesù. Non che una sigaretta possa avere in sé alcuna importanza, ma io ne ho tale voglia che, se avessi la volontà di smettere di fumare, e lo facessi, questo sacrificio sarebbe molto gradito a Gesù.

 

Gesù non vuole torturarci, ma vuole che io Lo ami al disopra di tutto, e ne sono ancora assai incapace, poiché ogni giorno una mano colpevole, guidata da una cattiva coscienza, si dirige verso il pacchetto delle gitane. Non si deve vedere l'importanza del sacrificio nella cosa sacrificata, ma nel prezzo che noi vi annettiamo. È l'amore della sua creatura che richiede il Creatore dell'universo. Egli ha sete di amore!

 

Allora, coraggio! Con un po' di volontà si arriva a tutto! Dieci giorni fa, fumavo venti sigarette, ora dieci e la settimana prossima. forse più nulla affatto! Lo vorrei davvero, ho così poco tempo davanti a me!

Ascesa nella notte spirituale.

 

Jacques Fesch

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