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Gli piace Harry Potter, non tanto Gesù!

«Il guaio è che Harry Potter piace anche a me. Ho letto i suoi libri, visto i film, tutto per stare in compagnia con mio figlio. Ha dieci anni e da quando mio marito mi ha lasciato per un'altra, io vivo solo per lui: studio, gioco, lavoro part-time per essergli accanto. Gli piace Harry Potter, un po' meno Gesù Cristo. Non riesco a mandarlo a catechismo! Mi sono arresa anche perché con lui faccio tante cose, non vorrei passare per una mamma rompi... Da grande ci penserà lui!».


Gli piace Harry Potter, non tanto Ges√π!

da L'autore

del 21 gennaio 2008

«Il guaio è che Harry Potter piace anche a me. Ho letto i suoi libri, visto i film, tutto per stare in compagnia con mio figlio. Ha dieci anni e da quando mio marito mi ha lasciato per un’altra, io vivo solo per lui: studio, gioco, lavoro part-time per essergli accanto. Gli piace Harry Potter, un po’ meno Gesù Cristo. Non riesco a mandarlo a catechismo! Mi sono arresa anche perché con lui faccio tante cose, non vorrei passare per una mamma rompi... Da grande ci penserà lui!».

Il problema della mamma di Salvatore è il problema di tante mamme, separate e non! I ragazzini impegnano ed esigono molto: ci vuole l’apparecchio per i denti e quindi ore dal dentista; occorre prevenire allergie e disagi vari, seguirlo a scuola, fare i compiti con lui, partecipare ai colloqui con i professori, preparare da mangiare, da vestire, le visite ai parenti, le festicciole di compleanno, gli allenamenti in palestra o al campo... Il tempo non basta mai: le cose sembrano tutte necessarie, lo è meno il discorso religioso.

Esso non è il primo nelle attenzioni materne o paterne tanto meno lo è nei bimbi, che trovano noioso il tempo della chiesa e divertente quello del gioco, dello stare con gli amici. Genitori, educatori e catechisti, insegnanti di religione, sperimentano quasi ogni giorno l’indifferenza religiosa dei bimbi, che rispecchia quella degli adulti, della cultura occidentale, della società del consumismo «areligioso » del mercato mondializzato.

I bimbi sono immersi nella magia delle figurine, dei giochi sempre più complicati e informatizzati, del divertimento a poco prezzo, per cui se dall’adulto non proviene un richiamo al Cielo, da soli loro non ci riescono. Al di là dei «benefici» o degli «svantaggi», che questi giochi portano in sé, quello che colpisce è la loro laicizzazione. Per il rispetto del mercato, che oggi è a raggio mondiale e coinvolge culture e religioni molto distanti tra loro, giochi e film non hanno alcun riferimento religioso.

Se un tempo una delle collaboratrici della Montessori scriveva che Dio e bambini erano capaci di intendersi, oggi «il vento freddo dell’indifferenza religiosa» rende quasi impossibile questa loro intesa. I nostri ragazzi sono immersi in un mondo culturale che si scandalizza dello scarso rispetto per altre religioni (si veda il polverone alzato per le vignette «anti» Islam!) ma deride con facilità i valori del cristianesimo, con scritti, immagini, vignette e bestemmie gratuite.

Guai a prendersela con questi personaggi, che ritengono di essere maestri di vita: passi per bigotto, arretrato, conservatore, nemico di Voltaire, uno dei padri della cultura laica che imperversa sui nostri mass-media, ancora pi√π dogmatica della parola di Dio, da cui vuole liberarsi!

Se crediamo che la religione illumini il nostro cammino e quello dei nostri ragazzi, dobbiamo ricreare un ambiente sereno, intessuto di gioia e di amore, di impegno e di gioco, che favorisca l’intesa tra i bimbi, i ragazzi e Dio. Già la famiglia unita testimonia l’amore di Dio, se poi la famiglia non si vergogna di leggere insieme il Vangelo, di pregarlo, allora i ragazzi saranno, da una parte, attratti da Harry Potter o da Narnia, dall’altra, avvertono che la risposta ai loro problemi non sono gli eroi della TV o del cinema, ma persone in carne e ossa, che con i loro gesti e il loro affetto, li aiutano a fare esperienza di Dio padre e madre, che si rivela come Amore.

I genitori sono i primi che li possono aiutare ad avvicinarsi «da soli» a Dio: è un cammino di sentimenti e tradizioni ma anche di tipo educativo, tanto più efficace se si compie all’interno della comunità ecclesiale, in compagnia di altri coetanei. Senza la loro adesione e testimonianza, diventa difficile la stessa adesione e testimonianza ottenerla nei figli.

Da: Vittorio Chiari, Un giorno di 5 minuti. Un educatore legge il quotidiano

don Vittorio Chiari

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