Diciotto anni, Matteo ha la tetraparesi spastica e vive a Castelfranco Emilia. Di centri estivi è ormai un vero esperto e grazie a un progetto del centro parrocchiale è passato da utente a educatore. L'esperienza di Davide e la realtà milanese
Centri estivi, disabilità, volontariato: l’esperienza di Matteo, da utente a educatore
Diciotto anni, Matteo ha la tetraparesi spastica e vive a Castelfranco Emilia. Di centri estivi è ormai un vero esperto e grazie a un progetto del centro parrocchiale è passato da utente a educatore. L’esperienza di Davide e la realtà milanese
ROMA - Matteo ha 18 anni, vive a Castelfranco Emilia e di centri estivi è ormai un vero esperto: li ha frequentati per 12 anni, da quando aveva 4 anni, prima come utente poi come educatore. Matteo ha una tetraparesi spastica, dovuta ad una nascita molto prematura e molto avventurosa: “E’ nato alla 25a settimana di gestazione – racconta la mamma -, poco dopo il casello autostradale di Vittorio Veneto, alle 3’40 di notte del 30 Aprile. Eravamo solo io e mio marito quando è nato: dopo 10 minuti è arrivata l’ambulanza, che ha portato me all’ospedale di Vittorio Veneto e Matteo a Conegliano, dove c’era un reparto di terapia intensiva neonatale. Matteo ha avuto un’emorragia celebrale, che gli ha danneggiato la motricità, ma non la facoltà di apprendere tutto come gli altri ragazzi”.
La chiusura della scuola non ha mai rappresentato un problema, per Matteo e per i suoi genitori, grazie all’esperienza positiva nei due centri estivi che ha frequentato: il centro parrocchiale “Estate ragazzi” e il centro estivo del Pd “Città degli alberi”: entrambi, grazie a una convenzione con il Comune, garantivano un’assistenza dedicata al ragazzo con disabilità. “Il centro parrocchiale – spiega la mamma di Matteo – costava 20 euro a settimana ed era gestito interamente da volontari, mentre la convenzione con il comune copriva la presenza di una educatrice dedicata a lui per sei ore al giorno. Nelle altre ore, Matteo e altri ragazzi rimanevano con i volontari: tutti molto in gamba, perché avevano molti ragazzi disabili. Matteo - racconta la mamma - negli ultimi 2 anni era diventato un educatore del centro estivo e non aveva più l’educatore del comune: anche se aveva bisogno di assistenza, i volontari avevano deciso che tutti i ragazzi disabili che avevano frequentato il centro sarebbero diventati a loro volta volontari. Il progetto fu un successo: a modo suo, Matteo dava una mano, perché riusciva a tenere d’occhio i più piccoli e, in caso di necessità, chiamava chi di dovere”. Anche l’esperienza nel centro estivo “Città degli Alberi” è stata positiva.”I costi, in questo caso, erano molto più alti: 80 euro la settimana – riferisce la mamma - Matteo pagava la metà, perché non usufruiva del pulmino. La convenzione con il comune, anche in questo caso, riguardava solo la presenza dell’educatrice dedicata”.
Anche la storia positiva di Davide nei centri estivi è resa possibile in buona parte dal volontariato. Nato con una forma di microcefalia, Davide ha oggi nove anni, vive a Milano e da tre anni, ogni estate frequenta il centro estivo dell’oratorio, che costa alla famiglia 80 euro a settimana. “Qui non esiste un vero e proprio sostegno per mio figlio – spiega la mamma - ci sono i ragazzi delle superiori che - su richiesta della famiglia – seguono i ragazzi con particolari bisogni: una specie di tutor alla pari... A Milano, però, funzionano bene anche i centri estivi scolastici che, tramite cooperative, forniscono assistenza anche ai bambini con disabilità. C’è però un buco per la fascia di età 14 - 18 anni e le famiglie sono in grosse difficoltà, sopratutto se lavorano entrambi i genitori”.
A colmare questo “buco” provvedono spesso i centri diurni per ragazzi e adulti disabili, che in alcuni casi si trasformano in “centri estivi” nella stagione in cui le scuole restano chiuse. Per quanto riguarda i bambini disabili, però, in generale le famiglie scelgono una soluzione “integrata”: “conosco alcune associazioni che si occupano di centri estivi solo per ragazzi disabili – riferisce la mamma di Davide – A me però l’idea non piace: ho sempre fatto di tutto perché mio figlio stesse insieme agli altri: questa decisione lo ha aiutato a sviluppare l’autonomia, le amicizie e le relazioni con i pari”, spiega la mamma di Davide. Va poi considerato il fatto che questo servizio è spesso molto più costoso di quello prestato dagli oratori o dalle scuole e può superare – anche di molto – i 100 euro la settimana. Un costo giustificato, d’altra parte, dal rapporto numerico operatori/ragazzi, che in molti casi è di 1 a 1. (cl)
Redattore Sociale
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