GxG Magazine"Perdono" non è solo una parola corso animatori

..-.E rimetti a noi i nostri debiti. Per rimetterli noi ai nostri debitori, ci metteremo d'accordo. Esiste un modo giusto per perdonare, una via facile per essere perdonati? Si tende a perdonare se si è stati perdonati, e si può essere perdonati solo avendo perdonato a nostra volta.

GxG Magazine'Perdono' non è solo una parola corso animatori

da GxG Magazine

del 17 marzo 2010

 

 

 

 

 

Équipe perdono_riflessione per gli animatori

          Il peccato ha due componenti principali: la colpa e il peccatore. Dio guarda al peccatore e, perdonandolo, ne cancella la colpa. Cristo muore in croce per cancellarne la colpa. L'uomo rischia di concentrarsi tanto sulla colpa da dimenticare che dietro si nasconde una persona. Dove sta il perdono dell'uomo?

Gioco da bambini

          Prima elementare, ora di disegno. Simone è il mio vicino di banco. Io ho i pennarelli nuovi, tutti allineati nel grandissimo astuccio a tre tasche, pronti per essere usati. Decido di cominciare col giallo, perché il sole nei disegni ci sta sempre, e poi chissà. Anche Simone però decide che iniziare il disegno con il giallo, il mio in particolare; così, senza chiedere, lo tira fuori dal mio astuccio, fa due tre scarabocchi e poi, per non darmi la soddisfazione di ridarmelo gentilmente, lo lancia per la classe e mi dice di prendermelo. Sono così arrabbiata che mi metto a piangere.

          Simone non se lo aspetta, rimane scosso: voleva che mi arrabbiassi, ma non che piangessi. La maestra si sveglia miracolosamente dal torpore mattutino e, con una frase che per lei è ormai di circostanza, ci dice di fare la pace. Simone recupera il mio pennarello e chiede scusa.Il giorno dopo c'è un'altra ora di disegno. Simone è il mio vicino di banco. Questa volta i pennarelli li mettiamo in mezzo.

          Quando si è bambini le parole hanno un loro peso, perciò chiedere scusa e perdonare sono una faccenda più che seria: se un bambino perdona è perché lo vuole fare, altrimenti non lo fa. Noi grandi invece siamo più meschini: «scusa» e «perdono» sono diventate solo parole, contenitori sgonfi di significato, da usare all'occorrenza, concessioni di forma ma non di contenuto.Se perdonare fosse un gioco, vinceresti?

Ma non basta

          Vito Schifani è un'agente di polizia. Ha 27 anni quando, il 23 maggio 1992, viene ucciso a Capaci nell'attentato a Giovanni Falcone. La moglie Rosaria ha 22 anni, il figlio appena 4 mesi. Al funerale, spiazzano tutti le sue parole rivolte ai mafiosi: «Sappiate che anche per voi c'è possibilità di perdono: io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare...»

          Il perdono è difficile. Non è un lavoro a senso unico: non c'è perdono senza pentimento, e il pentimento senza perdono ha il sapore di qualcosa lasciato a metà. È un traguardo e un punto di partenza insieme. Non c'è semaforo più verde del chiedere scusa; non c'è vittoria più grande del cambiamento di entrambi.

I limiti del perdono

          Simon Wiesenthal è un uomo, ma per i nazisti «ebreo» e «uomo» non sono sinonimi. Un giorno viene portato davanti a un soldato delle SS in punto di morte. Il tedesco confessa di aver partecipato a un episodio tremendo di esecuzione nei confronti degli ebrei: era stato dato fuoco a una casa stipata di ebrei; chiunque tentava di fuggire lanciandosi dalle finestre veniva ucciso a colpi d'arma da fuoco. Il soldato, sconvolto dalla sua stessa ferocia, decide di chiedere perdono a un ebreo. Wiesenthal non glielo concede.

          «Nel giugno del 1942, a Leopoli, in circostanze insolite, una giovane SS che stava per morire mi confessò i suoi delitti. Voleva morire in pace, mi disse, dopo avere ottenuto il perdono da un ebreo. Ritenni di dover rifiutarglielo.Questa vicenda continua a tormentarmi. Così decisi di fissarla per iscritto, e alla fine del mio racconto rivolgo la domanda che ancor oggi merita una riposta, per il suo significato politico, filosofico e religioso: ho avuto ragione o torto negando il perdono?»

          Fino ad ora probabilmente tutti abbiamo pensato che perdonare, nonostante azioni terribili, sia la cosa migliore, la cosa che sicuramente avremmo fatto. Ma qui non si parla di pennarelli: sevizie, tortura, odio scuotono le basi del nostro pensiero e mettono in discussione le nostre convinzioni, che scopriamo approssimative...Perdoneresti?

 

Esiste un modo giusto per perdonare, una via facile per essere perdonati? Si tende a perdonare se si è stati perdonati, e si può essere perdonati solo avendo perdonato a nostra volta. «Perdono» dà l'idea di un regalo, di qualcosa per cui forse non avrai nulla in cambio, ma è proprio questo che lo rende un bel regalo. Ma scartandolo troveremo qualcosa all'interno? Per fortuna, «perdono» non è solo una parola.

 

Live perdono_attività con i ragazzi

 

Occhio per occhio, dente per dente. Siamo sicuri che questa sia l’unico modo per fare giustizia?Spunti, materiali e attività per vivere il perdono.

Open – closedSi tratta di un esercizio di espressione corporale che rende coscienti dei propri stati di chiusura e delle difficoltà all’apertura. In particolare, questa attività aiuta l’apertura nei confronti dei tentativi dell’altro.

Innanzitutto ci si divide a coppie, uno di fronte all’altro; la persona più alta fra le due, a occhi chiusi e in silenzio, prende una posizione fisica il più chiusa possibile in se stessa. Dopo un po’, l’altro membro della coppia aiuterà il compagno ad aprirsi in modo lento e dolce, come se si stesse sbocciando un fiore. Alla fine ci si troverà in una posizione di piena apertura verso il mondo e gli altri. Si può ripetere l’esperienza invertendo i ruoli per poi fermarsi a riflettere in coppia e in gruppo sulle impressioni e i sentimenti provati.

Il pozzoQuesta attività aiuta i ragazzi a riconoscere le persone a cui donare il proprio perdono. Basta una corda per creare un cerchio a terra; i ragazzi si siedono all’esterno seguendo la circonferenza. Il cerchio formato dalla corda simboleggia un pozzo, all’interno del quale i ragazzi sono invitati prima a gettare dei bigliettini con il nome di una persona con cui ciascuno aveva rotto il rapporto in passato.

Successivamente ogni partecipante dovrà pescare idealmente la persona di cui prima aveva scritto il nome, in modo da rappresentare visivamente il perdono che si vuole accordare. Ciascuno dovrà anche spiegare le motivazioni che lo avevano in passato spinto a gettare nel pozzo quella determinata persona; e poi in base a quali motivi ora si sente disposto a perdonarla. Il compito degli animatori sarà quello di favorire la presa di coscienza che anche ciascuno di noi potrebbe essere stato gettato nel pozzo (o anche ripescato!).

Ecco alcune domande per la riflessione: Chi potrebbe gettarti nel pozzo? Per quale motivo? Cosa potresti fare per uscire? Ti è mai capitato di essere stato tirato fuori da qualcuno, di essere stato perdonato?

 

Sullo stesso argomento ti suggeriamo anche:la commedia Tutta colpa di Giudala canzone Nessuno tocchi Cainoil vangelo di Matteo 5, 21-26, oppure Luca 6, 36-38

Giulia Krajcirik, Chiara Bertato

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