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GxG MagazineAltri orizzonti tatami

(Testo integrale) C'hai voglia! Mi son detta, figuriamoci...però in fondo non ho mai smesso di sperare, ed ecco, il 20 giugno la chiamata: l'8 luglio sarei partita! Penso a un giovane che deve lasciare l'animazione per lavorare e così mantenersi negli studi, o deve finire la tesi per non gravare ancora sulla famiglia, o deve «lasciare» il cortile perché a casa c'è bisogno della sua presenza...


GxG MagazineAltri orizzonti tatami

da GxG Magazine

del 13 luglio 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

1- Fai una breve presentazione di te

              Ciao

a tutti! Davanti a voi Silvia, di quasi ventuno anni di Lendinara, studentessa … ma non solo!

 

 

 

2- Cosa farai la prossima estate?

              L’estate ormai alle porte, non so ancora dove mi condurrà, ma devo presentarvi la scorsa, rivoluzionaria davvero per la mia vita! Sono stata a Limestre, un paesello montano di pochi abitanti vicino a san Marcello Pistoiese (PT). Da circa quattro anni è stata fondata un'associazione no- profit «Dynamocamp» che fa parte dell'Association of the Hole in The Wall Camps che tenta (riesce!) di far trascorrere settimane esclusivamente ricreative a bambini di tuttt’Italia, ma non solo, affetti da malattie croniche in corso o in fase di miglioramento, come leucemie, tumori , emofilie, cvc, schiena bifida, sindrome di Williams, dai 7 ai 17 anni. Ogni Camp è una realtà a sé stante che nasce dal sogno dell' attore Paul Newman, fondatore del primo Camp negli Stati Uniti nel 1988 e che è stato da allora la forza promotrice di queste esperienze terapeutiche per bambini e ragazzi malati.

 

 

3- Cosa ti ha portato a prendere questa decisione? Cosa mi ha portato a prender questa decisione?!

              Mah, ancora non so! C’è chi la chiama fortuna, chi destino, a me piace chiamarla Provvidenza! Proprio in questo periodo lo scorso anno, un’amica mi ha parlato di questa associazione, di cui neppur lei sapeva tanto. Sono rimasta attratta dal tipo di esperienza che avrei potuto fare, quindi, curriculum alla mano, compilato, spedito e… vediamo che succede! I giorni passano e nessuna chiamata, ecco, niente da fare non mi hanno presa come volontaria. I tempi scaduti mi hanno portato a preparare il «solito» campo scuola estivo, e a viver un’altra estate nella mia realtà. Ma.. ecco l’inaspettata chiamata di un toscano doc che con il suo comico accento mi chiedeva di far un colloquio telefonico. Quella chiamata però, non implicava la selezione, altri gradini da solcare e chissà... un esame nel mezzo, m' impediva di partecipare alla formazione e selezione… C’hai voglia! Mi son detta, figuriamoci... però in fondo non ho mai smesso di sperare, ed ecco, il 20 giugno la chiamata: l’8 luglio sarei partita!  Ecco ancor oggi mi chiedo perché io? Davvero, nulla mai accade per caso!

Come ci si prepara per affrontare quest'esperienza?

              L’animazione come dice don Bosco è «cosa di cuore», dunque non mi sono preparata in chissà che tecniche o abilità, certo, qualche scultura con i palloncini, qualche balletto da poter insegnare, ma nessun corso intensivo pre-operativo! Una cosa sì la ricordo: la preghiera personale, prima della partenza, e durante la settimana. Il continuo affidarmi giornaliero, sarei stata in grado di reggere dieci giorni a contatto con bambini malati, «sola», perché non conoscevo nessuno? Cosa avrei potuto donar loro, io?! Io che stavo bene e avevo tutto? Sarei stata all’altezza della situazione? Avrei compreso? Ecco i miei dubbi. . .

4- Come pensi si possa arricchire la tua vita con una simile esperienza?

              Dopo quella settimana passo dopo passo la mia vita è cambiata notevolmente. Tante sfaccettature diverse che hanno mutato il mio modo di pensare ed agire. Penso spesso a quelle giornate, penso a F. giovane mamma quarantaquattr’ enne, con cui ho condiviso tanto. Penso a lei, imprenditrice nell’ambito dell’alta moda milanese, quotidianamente vestita in tailleur e a contatto con Prada, Gucci e chi più ne ha più ne metta (!), quando entrando nella casetta un giorno ridendo mi dice «Silvia, sai se mi vedessero in ufficio a Milano, mentre pulisco sterco di cavallo?» Vedere il suo sorriso, la sua rinuncia a settimane di vacanza in qualche posto caraibico, è stravolgente ! Pazzesca è la forza e tenacia dei bambini nel trasformare gli adulti, di rendere «straordinaria, un’ordinaria quotidianità»!

              Da quella settimana sono tornata bambina. Un po’ più pazza, con meno scrupoli, con la voglia e la tranquillità di sapersi buttare, cosa che prima mi terrorizzava! I miei occhi sono cambiati. Cerco di non vedere più l’esterno, ma proprio l’essenziale, di cui tanto parla Saint Exupéry ed invisibile agli occhi.  Assaporare ogni singolo istante, guardando ciò che più c’è di positivo, ringraziando per la possibilità che ho di amare e di essere amata!

5- Prima dedicavi parte del tuo tempo libero all'animazione/volontariato, magari in oratorio o parrocchia? Quali sono le differenze?

              Le differenze?! In particolare una, che a mio parere risulta esser meravigliosa! Laggiù accogliendo bimbi, ragazzi di zone o nazioni differenti, non si dava conto dell’aspetto religioso. Ogni persona, ogni volontario, o meglio ogni dynamico, porta se stesso. Ciascuno con i propri valori, i suoi credo.

              Ebbene, la gioia più grande è stata sentire, percepire la presenza di Gesù là in mezzo, vedere don Bosco tra quei bimbi che infondevano una forza pazzesca. Sono tornata «annientata» quando dopo poco ad un campo scuola vedevo ragazzi di 15-16 anni distruggersi con le sigarette e non aver la minima voglia di alzarsi, di camminare, di iniziare un’attività. Qui è stata la prova per me, qui paradossalmente in un ambito parrocchiale, ho avuto difficoltà nel percepire la presenza di Gesù. Vedere questi giovani così apatici di fronte a tutto, senza alcun desiderio. Mi ha proprio distrutto pensare che i bambini-ragazzi avrebbero pagato oro pur di sgambettare su in montagna e guardare il panorama respirando a pieni polmoni! Buffa la vita!

Cosa lasci a casa?

              Se dovessi tornare la prossima estate, lascerei a casa qualsiasi tipo di maschera, porterei me stessa, la mia voglia di vivere, donare, ed accogliere, nulla di più!

6- Di che colore credi siano i posti che hai visto?

              Verde.. incredibilmente verde! Si tratta infatti di un’immensa area protetta del WWF, immaginate un po’ voi! Vedo gli animali più strani e diversi, poi un attimo, chiudo gli occhi e vedo: il blu del cielo incontaminato e illuminato da un’infinità di stelle e una galassia di lucciole! Si è immersi nella natura, un vero e proprio paradiso!

… E gli occhi delle persone che hai incontrato?

              Ogni sorriso, ogni sguardo è stato per me una piccola perla, ognuna contenuta in un forziere. Ogni persona (adulto o bambino) con la sua storia, con il suo presente, con le sue sofferenze certo, ma con una forza inarrestabile nel non sapersi arrendere, o nel non lasciarsi annientare da qualche strano progetto di vita, diverso, ma per questo non meno importante di tanti altri!

7- Cosa porti a casa?

              Porto a casa tanto tanto.. due, tre cose in particolare: la gioia della scoperta dell’Amore, la gioia della testimonianza e della condivisione! Ma porto e conservo gelosamente con me tanti episodi e chiacchierate, soprattutto con i bambini! Una in particolare custodisco nel mio cuore. Ero tra due bambini di otto al massimo nove anni e l’uno dice all’altro pacatamente: ma M., che malattia hai? Io sono emofiliaco, e tu A.? Ah, io ho la leucemia.. ma è grave A.? No,no, dice sorridendo, poi mi guarda e ammette con i suoi grandi occhi blu….Sì, lo è…

              Quel sorriso, quella tenacia e determinazione mi accompagnano giorno dopo giorno, sono con me quando mi verrebbe da mollare tutto e vorrei incavolarmi con il mondo, sono con me quando vorrei lasciare piuttosto che afferrare, quando mi verrebbe da dire, non ce la faccio più. . .

8- Suggeriresti quest'esperienza ad altri? Perché?

              Suggerirei a tutti un’esperienza così, certo, non nego che sia stato facile mettersi vicino a bambini di cui non si potrà sapere se riusciranno a vincer o meno la malattia. Però son convinta che ognuno di noi abbia dei talenti e Dynamocamp è un po’ un modo di scoprire se stessi, donandosi! Davvero, si torna a casa stanchi fisicamente e psicologicamente perché si è attivi e disponibili per tutta la giornata, però è un prezzo che consiglio a tutti di pagare! Se sei interessato, consulta il link www.dynamocamp.org , invia i tuoi dati, aspetta la chiamata, e prepara le valigie ! ! ! E se vuoi qualche altra informazione non farti problemi a chiedere!

 

1- Fai una breve presentazione di te

              Don Stefano, 33 anni, di Conegliano, salesiano dal 1996 e prete dal 2004. Da due anni vivo a Torino nella comunità dove studiano tanti giovani confratelli da tutto il mondo che si preparano al sacerdozio.

 

 

 

2- Cosa farai la prossima estate?

              Quest’estate la devo dedicare allo studio: devo infatti lavorare sodo per la tesi di dottorato in teologia necessaria per l’obbedienza che mi è stata chiesta, ovvero l’insegnamento della teologia nella nostra facoltà di Torino.

3- Cosa ti ha portato a prendere questa decisione? Come ci si prepara per affrontare quest'esperienza?

              Cosa mi ha portato? L’obbedienza: nel senso più bello, anche se a volte faticoso, che questa parola ha nella vita di un consacrato. È una decisione che, come capita a tanti, è determinata dalla fedeltà a quello che Dio ti chiede. Ed è una scelta che al centro ha gli stessi giovani che non vedrò nei cortili delle estati ragazzi e, soprattutto, i giovani che in quei cortili non entrano mai. Diceva don Bosco: «Io per voi studio… per voi vivo»: se non fosse per i giovani più poveri e per la mia Congregazione che amo, tre mesi estivi sui libri diventerebbero assurdi…

4- Come pensi si possa arricchire la tua vita con una simile esperienza?

              Credo che la ricchezza più grande sia lo sperimentare che l’essere apostoli non è questione di cose da fare e/o organizzare, ma è questione di un cuore che tutto ciò che vive e fa, lo fa per Dio e per i giovani. Paradossalmente credo che la vera ricchezza sia il toccare con mano la propria povertà, e l’apparente «inutilità» del tuo tempo. Perché o tutto quello che facciamo è un «dare la vita» - soprattutto quello che non scegliamo noi - o niente lo è, nemmeno le cose più appariscenti e più applaudite.

 5- Cosa lasci a casa? Prima dedicavi parte del tuo tempo all'animazione/volontariato in oratorio o parrocchia... quali sono le differenze?

 

              A casa… non lascio niente perché vi rimango. Mi sposterò solo alla ricerca della stanza meno «rovente» della casa (a Torino d’estate si cuoce!). Mi viene chiesto di offrire quello che sono e quello che studio per i confratelli in formazione con cui vivo: il tempo dedicato allo studio è tempo dedicato a loro e ai giovani che essi incontreranno nella loro vita salesiana. E avverto non solo la responsabilità ma anche la fecondità di una tale compito, proprio perché chiede di «morire a se stessi» ai progetti che avevi fino a qualche anno fa, quando lo stare in cortile accanto a tanti giovani per portare loro un segno dell’affetto di Dio era la gioia più grande che il tuo cuore aveva mai sperimentato. Ma può cambiare «il cortile», non la passione…

6- Di che colore credi siano/saranno i posti che vedrai? E gli occhi delle persone che incontrerai?

              È difficile rispondere: è la sfida che ho davanti io ma anche tanti altri confratelli - e molto più di me -, i quali per incarichi ricevuti o per un periodo di crisi, o per una malattia che li inchioda a un letto, in questi mesi non vedranno occhi e colori nuovi ma quelli che già vedono tutti i giorni. Vedere occhi e colori nuovi attraverso gli occhi degli altri: questa è la sfida. Sapere e sentire di essere parte di un corpo vivo, dove quello che vede e vive un mio confratello è anche mio, non perché «io» l’ho fatto, l’ho vissuto ecc…, ma perché siamo una cosa sola in Cristo e in don Bosco.

7- Cosa porti a casa?

              Porto qui in casa, con me, la compagnia, la preghiera e il bene dei confratelli, della mia famiglia e di tanti giovani che mi sono vicini, non perché io viva qualcosa di straordinario – questo non lo penso assolutamente – ma semplicemente perché vogliono bene a don Stefano: tutto qui! E porto a casa la consapevolezza che studiare teologia non è studiare qualcosa ma avvicinarsi con umiltà a Qualcuno: a quel Dio che con passione si cerca di accogliere offrendogli tutto.

8- Suggeriresti quest'esperienza ad altri? Perché?

              Non mi sembra abbia senso suggerire ad altri quest’esperienza, per il semplice fatto che sono convinto che a tanti giovani e a tanti confratelli semplicemente capiti di doverla vivere. Penso a un giovane che deve lasciare l’animazione per lavorare e così mantenersi negli studi, o deve finire la tesi per non gravare ancora sulla famiglia, o deve «lasciare» il cortile perché a casa c’è bisogno della sua presenza, ecc…. Non sono forse gli esempi di cui parliamo nei nostri corsi animatori, ma sono le situazioni che la vita ci chiede di vivere. E credo sarebbe un illudere i giovani che tanto amiamo continuare a presentare come estate «modello» solo quella in cui sono state fatte le cose che il «bravo animatore» salesiano fa: l’estate, come tutto il resto dell’anno (!), è tempo donatoci da Dio! Questo rende «pieno» quel tempo: il sapere che qualunque cosa l’obbedienza alla mia famiglia, alla mia congregazione, a quello che Dio ha posto nel mio cuore, mi chiede di vivere è il luogo dove incontrare Dio, e dove essere un vero «dono» per i giovani più poveri.

Mery Momesso

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