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GxG MagazineIn paradiso tenendosi per mano in osservazione

Il matrimonio è il modo più splendido attraverso il quale il Signore chiama ciascuno di noi a realizzarsi pienamente nell'Amore e nella felicità. In questo numero di osservati speciali, attraverso due lettere, conosceremo più da vicino la figura di Gianna Beretta Molla.


GxG MagazineIn paradiso tenendosi per mano in osservazione

da GxG Magazine

del 08 luglio 2010

 

 

  

 

 

                 Il matrimonio è il modo più splendido attraverso il quale il Signore chiama ciascuno di noi a realizzarsi pienamente nell'Amore e nella felicità. In questo numero di osservati speciali, attraverso due lettere, conosceremo più da vicino la figura di Gianna Beretta Molla. Donna stra-ordinaria, Gianna ha vissuto con gioia piena il suo essere fidanzata, quindi moglie e madre, fino a trarne la forza per donare la propria vita. 

                 Questa prima lettera, traboccante d'Amore per Pietro e di gratitudine al Signore, è stata scritta da Gianna al fidanzato, pochi giorni prima del loro matrimonio.

                                                                                                                                                4 settembre 1955, sabato sera 

 

   Carissimo Pietro,              ti aspettavo e già ero in pensiero temendo ti fosse accaduto qualcosa, ma la tua telefonata mi ha tranquillizzata. Pietro mio, tu sai che gioia è per me vederti e poter stare in tua compagnia e quando motivi più che giusti alle volte non lo permettono, anche se la ragione dice è giusto e opportuno fare così, il cuore protesta e così, questa sera, per far passare il così detto magone, ti scrivo.

               Pietro carissimo, vorrei tu mi sentissi tanto vicina in questi giorni, perché non puoi immaginare quello che provo nel saperti in viaggio e così lontano. Dirai che esagero, ma è proprio così. Sei il mio Pietro, mi sento ormai un'anima e un cuor solo con te. Sei buono, caro, mi vuoi tanto bene ed anch'io te ne voglio tanto tanto, le tue gioie sono anche le mie e così pure tutto ciò che ti preoccupa e addolora, preoccupa e addolora anche me.

              Quando penso al nostro grande amore reciproco, non faccio che ringraziare il Signore. È proprio vero che l'amore è il sentimento più bello che il Signore ha posto nell'animo degli uomini. E noi ci vorremo sempre bene, come ora, Pietro. Mancano solo venti giorni e poi sono Gianna Molla! Che diresti se, per prepararci spiritualmente a ricevere questo Sacramento, facessimo un triduo? Nei giorni 21-22-23 S. Messa e S. Comunione, tu a Ponte Nuovo, io nel Santuario dell'Assunta. La Madonna unirà le nostre preghiere, desideri, e poiché l'unione fa la forza, Gesù non può non ascoltarci ed aiutarci.

             Sono certa che dirai di sì, e ti ringrazio. Se ti fa piacere pensa che il prossimo viaggio ti sono proprio vicina e ti dirò a voce tante e tante volte, fino a stancarti, che sei tutta la mia vita. Grazie mille, Pietro, per la magnifica casetta che mi hai preparato. Più bella di così non potevo desiderarla. Ora tocca a me ricompensarti col rendertela sempre dolce ed accogliente.

 Buon viaggio, Pietro carissimo e non perdere il treno domenica prossima!Bacioni grossi grossi, tuaGianna.

 

 

             Questa seconda lettera, indirizzata alla propria mamma, è stata scritta da Gianna Emanuela, quartogenita di Pietro e Gianna.  

 

Carissima Mamma,               io non ho avuto l’immenso dono di conoscerti in questa vita, ma il Signore, nella Sua infinita misericordia e bontà, ha voluto farmi un dono ancora più grande, singolarissimo e incommensurabile: mi ha ridonato una Mamma santa! Come potrò mai ringraziarlo!

               Ti ho conosciuta attraverso i nostri cari, in particolare il papà e gli zii, che mi hanno sempre parlato di te come di una persona che amava molto la vita e tutte le cose belle della vita; una persona che, con estrema naturalezza, coerenza e perseveranza, in ogni momento della sua vita è stata una mirabile testimone della fede e della carità cristiana, dell’amore verso Dio e verso il prossimo, vissuti concretamente e con gioia nella vita di ogni giorno: da giovinetta, ragazza, fidanzata, sposa, mamma e medico; una persona che ha sempre vissuto alla luce e in grazia di Dio, affidandosi a Lui, e compiendo la Sua Santa volontà.

               Sin da bambina, guidata dai tuoi «santi genitori», hai considerato e amato la vita come un dono meraviglioso di Dio e hai imparato ad avere una fiducia illimitata nella Divina Provvidenza e nella preghiera.

               E dal giorno della tua Prima Comunione, l’amore verso Dio, da Lui ricambiato, è diventato il centro della tua vita e lo hai concretizzato in un amore e in un apostolato generoso, fecondo e instancabile verso il tuo prossimo, nel quale vedevi Dio stesso.

Penso che questo sia il segreto della tua santità.

               Durante il liceo, l’università, e anche dopo la laurea in Medicina e Chirurgia, hai tradotto la tua fede in un impegno generoso di apostolato tra le giovani nell’Azione Cattolica e di carità verso vecchi e bisognosi nelle Conferenze di San Vincenzo. «Ricordiamoci che l’apostolato si fa soprattutto e prima di tutto in ginocchio», solevi dire alle tue giovani di Azione Cattolica. E ancora: «Dal seguire bene la nostra vocazione dipende la nostra felicità terrena ed eterna…».

               Hai sentito sempre fortissimo dentro di te, come ha testimoniato lo zio Padre Alberto, l’ideale di fare del bene agli altri e hai scelto la professione di medico perché la consideravi uno dei mezzi più efficaci di apostolato. E come hai considerato e vissuto la tua professione medica ce lo hai detto tu stessa nei tuoi manoscritti: «Tutti nel mondo lavoriamo in qualche modo a servizio degli uomini. Noi (medici) direttamente lavoriamo sull’uomo. Il nostro oggetto di scienza e lavoro è l’uomo che dinnanzi a noi ci dice di se stesso, e ci dice “aiutami” e aspetta da noi la pienezza della sua esistenza…Noi abbiamo delle occasioni che il sacerdote non ha. La nostra missione non è finita quando le medicine più non servono. C’è l’anima da portare a Dio e la nostra parola (dei medici) avrebbe autorità. Ogni medico deve consegnarlo (l’ammalato) al Sacerdote. Questi medici cattolici, quanto sono necessari!

               Il grande mistero dell’uomo: egli è un corpo ma è anche un’anima soprannaturale. C’è Gesù (che dice): chi visita il malato aiuta “me”. Missione sacerdotale – come egli (il sacerdote) può toccare Gesù, così noi (medici) tocchiamo Gesù nel corpo dei nostri ammalati: poveri, giovani, vecchi, bambini.

               Che Gesù si faccia vedere in mezzo a noi, trovi tanti medici che offrano se stessi per Lui. “Quando avrete finito la vostra professione – se l’avrete fatto – venite a godere la vita di Dio perché ero ammalato e mi avete guarito”». Mentre compivi la tua opera di medico, che sentivi e praticavi come una «missione», sempre premurosa di aggiornare la tua competenza e di giovare al corpo e all’anima della tua gente, sfogavi con la musica, la pittura, lo ski e l’alpinismo la tua grande gioia di vivere e di goderti l’incanto del creato.

               Quando il Signore ti ha chiamata alla vocazione del matrimonio, l’hai abbracciata con tutto l’entusiasmo e ti sei impegnata a donarti totalmente «per formare una famiglia veramente cristiana». Hai saputo armonizzare, con semplicità ed equilibrio, i doveri di moglie, di madre, di medico a Mesero e a Ponte Nuovo di Magenta, e la gran gioia di vivere. In questa armonia, hai continuato a vivere la tua grande fede, conformando ad essa il tuo operare e ogni tua decisione, con coerenza e gioia.

               Sposa e madre più che felice di Pierluigi, Laura e Mariolina, sei stata fedele alla tua vocazione di mamma sino alla vetta dell’amore più grande. Durante la tua quarta travagliata gravidanza, consapevole di essere, per me, l’unico strumento della Divina Provvidenza per poter venire al mondo, anteponendo alla tua la mia vita, e decidendo, senza esitare, per la mia vita, hai così coronato la tua esemplare esistenza cristiana in nome di un amore e di un sacrificio grandi, incommensurabili, testimone autentico della sacralità e del rispetto della vita umana.

               «Il sacrificio estremo che suggellò la sua vita», ha detto il Santo Padre nella sua omelia del 16 maggio, quando ti ha proclamata «Santa», «testimonia come solo chi ha il coraggio di donarsi totalmente a Dio e ai fratelli realizzi se stesso».

Carissima Mamma,               aiutami a essere il più possibile degna di te e continua a benedirmi dal Cielo. Intercedi e veglia sempre su di noi e aiuta tutti i medici e gli operatori sanitari, le mamme, i bambini, le persone e le famiglie che a te si rivolgono e in te confidano, per problemi, difficoltà, scelte e desideri; infondi in tutti coloro che soffrono la tua forza d’animo, la tua speranza, la tua fiducia nella Divina Provvidenza, il tuo coraggio e la tua gioia di vivere.Resta sempre vicino a noi e prega per noi!

Tua Gianna Emanuela

 

 

Per saperne di pi√π:Gianna Beretta Molla,Lettere al marito, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2005.giannaberettamolla.orgwww.santuariosantagianna.it

Gianna Beretta nacque nel 1922 da una famiglia profondamente cristiana. Attivamente impegnata nell'Azione Cattolica, dopo aver perso entrambi i genitori nel 1942, proseguì gli studi fino a laurearsi in medicina, specializzandosi poi in pediatria e cominciando ad esercitare la professione di medico. Fidanzatasi con Pietro Molla l'11 aprile 1955, il loro matrimonio fu celebrato il 24 settembre dello stesso anno. Dal loro Amore nacquero Pierluigi, Mariolina, Laura e Gianna Emanuela. Nel 1962, per portare a termine la quarta gravidanza, scelse liberamente di sacrificare la propria vita per dare alla luce la figlia Gianna Emanuela, morendo pochi giorni dopo il parto, il 28 aprile. Per il modo straordinario in cui, nella semplicità del quotidiano, visse la sua esistenza come fidanzata, moglie, madre e medico fino all'estremo dono della propria vita, fu beatificata nel 1994 e proclamata santa il 16 aprile 2004.

 

 

Matteo Rupil, Giulia Puntel

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