GxG MagazineSete di Felicità sotto osservazione

Come per Jacques, anche per Paola l'incontro con l'Amore di Gesù ha costituito la forza dirompente che ha gettato una luce nuova sulla sua vita. E' di questo incontro che Paola vuole farci dono.

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da GxG Magazine

del 08 gennaio 2010

 

 

 

In questa rubrica, conosceremo alcuni 'osservati speciali', persone che hanno incrociato lo sguardo d'Amore di Ges√π, restandone affascinati.Ora, ispirandoci ai suoi scritti, ci immergiamo nel cuore di Jacques Fesch.

Da sempre la felicità è stato il desiderio più profondo che ho custodito nel cuore. La mia famiglia era ricca, papà si vantava dei suoi viaggi, ripetendo che Dio è una leggenda inventata per consolare chi soffre. In questo ambiente familiare detestabile, in cui eravamo tutti dei mostri di egoismo e di orgoglio, ciò che mi feriva era l'indifferenza dei miei genitori, che mi lasciavano completamente libero, padrone di una vita che non sapevo come spendere. Amici con cui uscire e ragazze che mi corteggiassero non mi mancavano, così iniziai a vivere in modo sregolato. A casa nessuno se ne curava e per passare le notti fuori mettevo un manichino nel letto. Mentre mi disinteressavo agli studi, cresceva in me la passione per il jazz. Dopo aver lavorato per qualche tempo in banca cominciai ad annoiarmi e alla fine fui chiamato per il servizio militare. Di Dio non mi curavo e mi stavo convincendo che mio papà aveva ragione. Dai 17 anni frequentavo Pierrette, una ragazza bella ed esuberante, che, durante il servizio militare, mi raggiunse a Strasburgo. Non posso dire che l'amavo, provavo solo un fortissimo affetto per lei, rafforzato dai legami d'intimità. Tempo dopo Pierrette rimase incinta, e ci sposammo. La nostra vita era sregolata, e io volevo fuggire di nuovo. Iniziammo a fare vacanze separate, poi Pierrette tornò dai suoi, io andai a vivere con la mamma, che nel frattempo aveva divorziato. Il distacco da Pierrette mi fece male, ma nello stesso tempo provai una forte sensazione di libertà: finalmente potevo fare ciò che volevo! Con i soldi ricevuti dalla mamma, comprai una macchina sportiva, e desiderai nuovamente incontrare Pierrette. Ricominciammo a giocare ai fidanzati, ma un nuovo tarlo iniziò a rodermi: quello dei viaggi verso i luoghi fantastici decantati da papà. Per questo mi occorreva molto denaro, che non avevo e che decisi di rubare: dovevo partire! Così, dopo aver tentato una rapina, inseguito dalla polizia, sparai e uccisi un agente. Arrestato, prima di essere condannato a morte, passai tre anni in carcere. Là Gesù mi attendeva. Una sera, mentre soffrivo terribilmente per alcune questioni di famiglia, un grido mi scaturì dal petto, un appello al soccorso: mio Dio! E d'un tratto lo Spirito del Signore mi prese alla gola, con una forza e una dolcezza indescrivibili. Da allora la Fede non mi ha più abbandonato. La misericordia di Dio, la certezza che l'intera mia vita con le sue contraddizioni era accolta e custodita nel cuore di Gesù, preziosa ai suoi occhi, ha fatto di me una persona nuova, amata. In forza di questo Amore ricevuto, la prigione è diventata il luogo in cui ho potuto incontrare Dio nella preghiera e farLo conoscere ai miei compagni di reclusione. La mia condanna a morte, pronunciata per dare un esempio alla società, è divenuta la libera offerta della mia vita al Signore per chi ancora Lo stava cercando, come avevo fatto io per tanti anni.

Jacques Fesch nasce a Parigi il 6 aprile 1930. Nel 1951 sposa Pierrette Poack, e dalla loro unione nasce Veronique. Il 25 febbraio 1954, dopo un tentativo di rapina, spara e uccide un poliziotto. Processato, è condannato a morte il 6 aprile 1957. Respinto il ricorso di grazia, è ghigliottinato il 1 ottobre 1957.

 

 

Come per Jacques, anche per Paola l'incontro con l'Amore di Ges√π ha costituito la forza dirompente che ha gettato una luce nuova sulla sua vita. E' di questo incontro che Paola vuole farci dono.

Due anni fa quando sono partita per Londra ero strafelice, poiché non vedevo l’ora di andarci. Il mio sogno era quello di star lì e finire l’anno come babysitter, poi da settembre trovare un lavoro in ufficio e vivere nella mia adorata Londra.Questo era il mio desiderio più grande, due anni fa, ma poi c’è stato un imprevisto.

Quando sono tornata da Londra ho iniziato ad avere problemi d’ansia abbastanza seri, ma erano nulla in confronto al disagio e all’angoscia che provavo quando vedevo mia madre comportarsi in un modo strano, dettato dalla malattia che aveva già da un anno, il Parkinson.In quel periodo volevo, volevo disperatamente che mia madre tornasse la mamma che era prima, prima del Parkinson, quella che rideva alle mie cavolate, quella che faceva un miliardo di cose in un’ora, quella che non stava mai seduta…

In quel periodo non andavo neanche più a Messa a causa dell'ansia, quindi anche il mio rapporto con Dio era venuto meno ed era proprio con Lui che ce l'avevo. Era colpa sua se la mia adorata mammina aveva il Parkinson, no?Ogni giorno e dico ogni giorno cercavo di far tornare mia madre quella che era prima (cosa impossibile ovviamente) sgridandola per ogni comportamento strano che aveva, urlandole addosso e spesso dicendo una marea di bestemmie! Fino a questo punto ero arrivata! La situazione non era più sostenibile da parte mia, non ce la facevo più e qualche volta perfino le ho detto che “o mi uccidevo io o uccidevo lei”… stavo male dentro, molto, perché la facevo soffrire quando bestemmiavo e poi mi sentivo anch’io da schifo perché sapevo dentro di me che non era colpa di Dio e che non era giusto insultarlo.

Insomma desideravo con tutto il cuore di poter cambiare mia madre e cercavo di farlo, ma in un modo sbagliato e soprattutto senza l’aiuto di Dio…Adesso è ottobre ed è passato un mese e mezzo dal Tour delle Pelli Sintetiche a cui ho partecipato in agosto.Questa esperienza mi ha cambiato la vita, mi ha “salvata”. Sembra una parola grossa ma è la realtà perché mi ha cambiato tantissimo e ringrazio il Signore per questa opportunità che mi ha dato. Non posso raccontarvi della settimana vissuta in Sardegna, sarebbe troppo lungo, ma posso dirvi cos’ho capito e come sto ora.

Ho riscoperto cosa significa essere cristiano, ho conosciuto persone fantastiche, profonde, che hanno capito e mi hanno fatto capire che è molto importante la preghiera nella nostra vita; sono riuscita a togliere tutta quella tristezza e dolore che avevo dentro al mio cuore a causa della malattia di mia madre e ho capito che non è colpa di Dio; ho iniziato a pensare che se Gesù mi ha dato questa “croce” da portare, cioè la malattia di mia mamma, allora Lui sa che ce la posso fare e un giorno riuscirò ad accettarla completamente. Il desiderio che ora vorrei si realizzasse è che succedesse un miracolo, per mia mamma: niente Parkinson.

Non conosco il futuro ma ho visto che nei mesi passati senza Dio, senza preghiera, non ho concluso niente di buono, anzi ho fatto solo il male!Quindi voglio dirvi che in qualsiasi situazione vi troviate e qualunque sia il vostro desiderio più profondo, pregate sempre perché con Lui potrete farcela e abbiate sempre fede…. Lui è sempre con me e con tutti voi, sempre!!

Matteo Rupil, Paola

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