I 10 comandamenti visti da Giacomo Poretti: Occhiali sospetti

Continua la serie di articoli sui Dieci comandamenti, visti da Giacomo Poretti.

Il sesto comandamento è, come noto, il più ostico, il più oscuro e il più amaro da digerire. Ed è anche il più temuto per le nefaste conseguenze che si potrebbero abbattere sui trasgressori. Ma con ogni probabilità è anche il più trasgredito.
Pur nella storica confusione del significato da attribuire al verbo «fornicare», è possibile però evidenziare due tipologie di trasgressori per questo comandamento: quelli che fornicano in coppia e quelli che fornicano da soli. I primi sanno benissimo che, insieme a idolatri, sodomiti, ladri, avari, ubriachi, rapinatori, ecc. ecc. non erediteranno il Regno dei cieli; i secondi invece sanno che rischiano la cecità (oltre che l’esclusione dal suddetto Regno).

Benché non esista traccia nelle Scritture, nel Catechismo della Chiesa e nei documenti del magistero del riferimento alla punizione oculare, per interi secoli miliardi di persone si sono addormentati la sera gravati da un senso di colpa, con il timore di svegliarsi e di aver bisogno di un cane pastore tedesco e di un bastone. Personalmente trovo ci sia un accanimento eccessivo verso i trasgressori solitari, i quali, se è pur vero che hanno assecondato un desiderio che li avrebbe condotti al peccato, è altrettanto vero che, non essendo stati in grado di trovare il soggetto con cui commettere la fornicazione, sono da giudicare tenendo conto anche del loro sentimento di frustrazione. È come se uno, cercando di fare una rapina in banca, si accorgesse che è il giorno di chiusura; allora per non tornare a casa a mani vuote prende il giornale dall’edicola senza pagarlo e per questo viene condannato a stare trent’anni in una cella con la luce spenta.
In compenso ai fornicatori dell’altra tipologia, colti in fragranza o reo confessi, nella nostra società vengono organizzate feste con la banda musicale del paese e pubblici encomi. Il fornificatore è ormai assurto a modello positivo: in fondo siamo o non siamo un popolo di veline, cuochi e fornificatori?

Insomma, è diventato quasi impossibile in quest’epoca dire qualcosa di positivo circa la sobrietà dei costumi, la fedeltà in amore, la continenza, la temperanza; forse in questo comandamento sperimentiamo quanto sia difficile articolare, incarnare la promessa di bellezza che ci viene dalle Parole scolpite nelle tavole: si suscita scandalo e indignazione se si parla di controllo... E così noi credenti, spesso smarriti nella nostra fede nebbiosa, troviamo più facile guardare il mondo con occhi giudicanti e pensare male di tutti quelli che portano gli occhiali o le lenti a contatto.


 

di Giacomo Poretti

Tratto da popoli.info

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