Poi un incontro fortunato all'università. Un professore ci ha insegnato che che il mondo migliore che volevamo nascesse non aveva bisogno di violenza, che il sangue rende la terra sterile e non feconda.
Entro nell'ufficio di Enrico e Chiara: una confusione colorata, musica e leccornie e abiti ovunque. Si interessano di commercio equo e solidale: me ne parlano con un entusiasmo tale da contagiarmi. Gli impongo un momento di tregua tra telefoni che squillano e fax che lavorano.
"Eravamo i figli arrabbiati di operai sfruttati senza né garanzie né pietà. Studiavamo e con la consapevolezza dell'ingiustizia aumentava il risentimento. Eravamo preparati e determinati a cambiare il mondo, sentivamo di avere una forza dentro che nessuno avrebbe potuto fermare, ma la rabbia ci stava portando verso la strada sbagliata. Volevamo cambiare il mondo con le nostre mani anche accettando di armarle.
Poi un incontro fortunato all'università. Un professore che ha capito l'infezione nascosta sotto lo studio forsennato e l'impegno politico, e un pomeriggio di aprile, senza fare domande, ci ha insegnato che il mondo migliore che volevamo nascesse non aveva bisogno di violenza. Ci ha insegnato che chi spara e fugge non vuole costruire nulla ma solo dare sfogo alla sua ira. Che il sangue rende la terra sterile e non feconda. Ci ha insegnato che la rabbia nei confronti delle ingiustizie è un motore straordinario se imbrigliato e usato come carburante per la volontà. Da quel momento non c'è stato per noi un momento di sosta: le ribellioni non violente richiedono studi e lunghi tempi di progetto ma provocano esplosioni inimmaginabili!
Diceva Gandhi: “Non c'è strada che porti alla pace che non sia la pace, l'intelligenza e la verità”.
Gioia Quattrini
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