“I giochi estremi dei giovani” è il titolo del nuovo libro di Carlo Climati. Si tratta del terzo volume che il giornalista-scrittore romano dedica all'analisi delle tendenze più attuali dei ragazzi di oggi, dopo altri due fortunati saggi, più volte ristampati e tradotti in varie lingue: “I giovani e l'esoterismo” e “Il popolo della notte”.
del 01 gennaio 2002
Con questo nuovo volume, l’autore propone un altro tema di grande attualità: la non-cultura dell’estremo, le mode, gli hobby e i giochi “oltre ogni limite” che caratterizzano il tempo libero dei ragazzi. Lo racconta a ZENIT, in questa intervista.
Che cosa emerge dalla sua inchiesta?
Climati: I giovani di questi decenni manifestano un bisogno di cercare l’eccesso e il pericolo. Dagli sport estremi all’abbigliamento trasgressivo, dalla musica ai videogiochi violenti, dalla pittura sui muri al satanismo fatto in casa, dai suicidi collettivi tramite Internet alle bombe fabbricate in rete, dalla pornografia al collezionismo di film e cartoni animati sanguinari… quello che sembra contare di più per loro è la possibilità di misurarsi con il rischio. Pare che stia diventando sempre più difficile vivere, giocare, divertirsi in una dimensione di semplicità e normalità.
Il suo libro è un atto d’accusa nei confronti dei giovani?
Climati: Assolutamente no. Il mio obiettivo non è quello di dimostrare che i giovani sono violenti, aggressivi, esagerati. Al contrario, mi interessa evidenziare come i ragazzi siano spesso vittime di meccanismi malati che attentano ogni giorno alla loro libertà, alla loro salute, alla loro felicità. Non sono i giovani ad essere cattivi. E’ cattivo il mondo che qualcuno mette a loro disposizione utilizzandoli come bersagli di spot pubblicitari, pronti ad assorbire e digerire tutto.
Vede una qualche carenza educativa alla base di questi problemi?
Climati: Attraverso giochi, hobby e sport si possono trasmettere messaggi, valori ed emozioni. Si possono avviare dialoghi, amicizie e momenti d’incontro. Ma tutto questo, purtroppo, accade sempre più raramente. Negli ultimi anni è sicuramente cambiato il modo di giocare e di divertirsi. Sta scomparendo, sempre di più, l’antica cultura del cortile e della piazza, luoghi all’aperto in cui i bambini praticavano tradizionali giochi di gruppo, allegri e creativi.
Erano parentesi di svago positive, in cui si stava insieme e ci si confrontava l’uno con l’altro. Non rappresentavano soltanto un’occasione di divertimento, ma soprattutto momenti educativi in cui ci si abituava ad avere delle regole, a lottare con correttezza e a rispettare l’avversario”
I giovani sono sempre più soli?
Climati: Oggi, purtroppo, il tempo libero viene utilizzato in modo sempre più solitario e individualista. Per molti giovani, il migliore amico è il computer.
Proviamo un po’ a immaginare quante ore trascorrono i ragazzi davanti alla freddezza di uno schermo, tra videogiochi, navigazioni su Internet e conversazioni virtuali di chat, mailing list e newsgroup. Tutto questo genera, inevitabilmente, un rapporto falsato con la realtà.
Spesso le persone che intervengono nei “salotti virtuali” di Internet non sono sincere e indossano delle maschere. Il risultato finale è quello di una falsa comunicazione, che rischia di degenerare nell’isolamento, nell’incapacità di sostenere un autentico rapporto con gli altri.
Esprimersi attraverso i tasti di un computer, nell’atmosfera falsa di una chat, significa rifiutare di confrontarsi con altri esseri umani. Significa rinunciare a impegnarsi, perché il rapporto con il prossimo rappresenta anche un impegno, uno sforzo per uscire dal proprio guscio.
Nonostante le apparenze, è possibile guardare al domani con fiducia?
Climati: Secondo me sì. Non a caso, il mio nuovo libro raccoglie anche le storie di giovani che sono passati attraverso esperienze negative. Ma, poi, hanno ritrovato la strada giusta e oggi rappresentano un ottimo esempio per molti ragazzi come loro. Di fronte a certe mode estreme, non bisogna sentirsi impotenti. Le soluzioni per aiutare le nuove generazioni ci sono. Basta conoscerle e sforzarsi di metterle in pratica.
Che cosa si può fare, concretamente, per cercare di contrastare questa voglia di estremo?
Climati: Bisogna proporre ai giovani un nuovo stile di vita, basato su un migliore uso del tempo libero. Pensiamo, ad esempio al modo sbagliato con cui viene vissuto il fine settimana. Il sabato e la domenica, per molti giovani, si trasformano spesso in occasioni per frequentare ambienti pericolosi.
Ad esempio, certe cattive discoteche in cui circola la droga o dove la musica è talmente assordante da impedire qualunque tipo di dialogo. Oppure il cinema, dove si vedono film con contenuti inaccettabili.
E’ necessario educare i ragazzi alla “santificazione del tempo libero”. Insegnare loro che si può diventare santi anche andando a ballare, oppure recandosi al cinema. L’importante è utilizzare la testa e selezionare bene gli ambienti da frequentare.
Non è necessario isolarsi dal mondo. E’ sufficiente evitare di finire nei posti sbagliati. Se una discoteca offre la droga, non andiamoci. Se un film propone sangue e violenza, non vediamolo. Sforziamoci di trovare ambienti migliori e più sani, per il corpo e per l’anima”.
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