"Come al solito non sono mai le virtù ma sempre i vizi a dirci chi è, di volta in volta, l'uomo. E allora guardiamoli da vicino questi vizi" così comincia Umberto Galimberti
C'è un gran lavoro da fare nell'educazione preventiva dell'anima (e non solo del corpo e dell'intelligenza) per essere all'altezza del nostro tempo, che ha bruciato gli spazi della riflessione, ridotto all'insignificanza quelli della comunicazione, ma soprattutto ha inaridito il sentimento, che è poi l'organo attraverso il quale "si sente", prima ancora di "sapere", cos'è bene e cos'è male.
Probabilmente il signor Galimberti, filosofo e psicologo (anche se i titoli ad un certo punto contano veramente poco e rischiano di etichettare e magari costringendo entro facili categorie) non conosce il sistema preventivo di don Bosco, eppure indica il bisogno di un'educazione preventiva dell'anima, quasi a suggerire e rafforzare l'attualità di tale metodo educativo.
Sicuramente sapiente e straordinariamente acuta la sua analisi dei vizi e dei nuovi vizi, tanto da far percepire che spesso i problemi si mimetizzano nelle pieghe dell'anima di questa società. A noi il compito di riportare a categorie cristiane la lucida analisi dei tradizionali e dei nuovi vizi, magari evidenziando le adeguate virtù.
Vi presentiamo ora una sintesi di riflessione sui nuovi vizi
CONSUMISMO – La produzione economica attraverso la pubblicità usa i consumatori come alleati, per garantire la mortalità dei prodotti e consentire alla produzione di sopravvivere. Il principio dell’”usa e getta” si riflette nelle relazioni tra le persone (amicizia, matrimonio, collaborazioni, ecc.) Le tendenze sono collettive e l’individuo teme di opporre resistenza, perché rischia l’esclusione sociale
CONFORMISMO – Omologazione. L’individuo perde di vista la propria coscienza per ridursi ad essere, al massimo, coscienzioso nell’esecuzione del suo lavoro. Dunque i lavoratori assumono indifferenza nei confronti dello scopo che persegue una determinata attività, diventando sempre più irresponsabili. E’ un fare senza senso, non dissimile dalla risposta agli stimoli dell’animale. Anche il linguaggio diventa funzionale a qualcosa e sa nascondere l’afasia dell’anima. “Miseria psicologica della massa!” (Freud) L’autenticità, la specificità della propria identità, appare in una società omologata, come una patologia sospetta.
SPUDORATEZZA – Il pudore potrebbe essere l’unico modo per preservare la propria identità e soggettività. Mancando il pudore al quale si è rinunciato per conformismo, emerge la necessità superficiale della pubblicità dell’immagine. Se l’individuo non appare, non c’è. Un tempo si diceva “l’abito non fa il monaco”.Oggi apparire sembra diventato così necessario che alcuni giovani più fragili, per apparire, per dimostrare che “ci sono” compiono azioni indegne. Oppure, deprivati di ogni dignità, incapaci di sopportare la solitudine, scelgono il suicidio.(Ci sarebbe da fare una disquisizione sulla personalità fondata sulla “roccia”, cioè sulla fede di essere ciascuno, una persona singolarmente amata da Dio)
SESSOMANIA- La pubblicità che reclamizza le merci, è diventata la vera proprietaria del corpo femminile che è messo in scena. La donna, puro e semplice oggetto travestito. Immagine quasi irreale, irriducibilmente ridotta a oggetto e che perciò volatilizza il desiderio di chi la osserva. Oggi è la donna che, per questo, fa paura all’uomo, ma domani potrebbe capitare anche all’uomo di venire strumentalizzato così. E se finisce il ruolo della sessualità e del desiderio, subentra la provetta.
SOCIOPATIA – Apatia morale. Mancanza di responsabilità. Indolenza, pigrizia, inerzia, indifferenza emotiva, rassegnazione depressiva, demotivazione. Il nostro caotico e frenetico modo di vivere ha bruciato gli spazi di riflessione, della comunicazione, ha inaridito il sentimento e diventa sempre più difficile per l’uomo d’oggi sentire cos’è bene e cos’è male.
DINIEGO – Rimuovere, come meccanismo di difesa, la conoscenza della sofferenza altrui. Immoralità collettiva. Ci si difende con il discredito di chi turba la propria tranquillità, oppure con il giustificazionismo sollecito verso errori oggettivi, per evitare di compromettersi e intervenire. Il diniego fa usare espressioni che cammuffano la verità, riformulando i fatti secondo il comodo di chi sempre afferma “Non è compito mio”. Da questa insensibilità, mancanza di compassione e fraternità, la solitudine di tutti.
VUOTO – Ragazzi estranei in casa loro. Speranza delusa di reperire un senso, incomunicabilità. Inutile gridare aiuto. Nessuno raccoglie il messaggio. Subentra o la freddezza razionale, per cui appare che tutto vada bene, o l’ottimismo egocentrico, scelto dai virtuosi dell’irresponsabilità, che prendono la vita come una disarticolata avventura; oppure l’inerzia, con l’unica preoccupazione di procurarsi una grande quantità di tempo libero per riempirlo del nulla. L’unico tentativo, cercare nel “branco” quel residuo di conforto affettivo di cui ogni persona sente la sete.
(da I vizi capitali e i nuovi vizi – Umberto Galimberti- Super UE Feltrinelli)
La Redazione
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