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I Salesiani e l'unità d'Italia

Il 150° dell'Unità d'Italia vale a dire l'Unità politica del “bel paese”, che in tale lasso di tempo ha visto oltre 15 mila salesiani impegnarsi, spesso 24 ore su 24, per fare di vari milioni di giovani (ed adulti), avvicinati da loro in circa 400 città e paesi di tutte le regioni d'Italia, degli “onesti cittadini e buoni cristiani”.


I Salesiani e l’unità d’Italia

da Quaderni Cannibali

del 14 marzo 2011

 

 

150 anni di educazione salesiana in ItaliaUna storia tutta da conoscere            Si è appena spento l’eco del 150° della fondazione dei salesiani (18 dicembre 1859) che già si apre un altro 150°, quello dell’Unità d’Italia (17 marzo 1861), vale a dire l’Unità politica del “bel paese” che in tale lasso di tempo ha visto oltre 15 mila salesiani impegnarsi, spesso 24 ore su 24, per fare di vari milioni di giovani (ed adulti), avvicinati da loro in circa 400 città e paesi di tutte le regioni d’Italia, degli “onesti cittadini e buoni cristiani”. Si può dire altrettanto per le Figlie di Maria Ausiliatrice.          Una storia italiana, questa dei salesiani, che certamente non confluirà nelle pagine di storici, studiosi, giornalisti, politici, poeti che spunteranno nel 2011. Nel più grosso volume sul 150° in arrivo (oltre 1100 pagine) vedo che il nome don Bosco è citato due volte, una per riferire una idiozia (stando alle dicerie anticomuniste del secondo dopoguerra, avrebbe profetizzato che i cosacchi avrebbero abbeverato i loro cavalli alla fontana di S. Pietro) ed una, all’interno delle 11 pagine dedicate alla Chiesa, per indicarlo come rilanciatore degli Oratori risalenti a San Filippo Neri (!).          Non possiamo certo pensare né a malafede né a ignoranza degli storici circa un soggetto storico come don Bosco, dopo gli studi di altri rinomati storici, salesiani e non, e dopo le edizioni critiche curate dall’Istituto Storico Salesiano. Si è più vicino al vero se si pensa, semplicemente, che non si può dire tutto in un testo per quanto voluminoso, per cui a fronte della molteplicità delle scelte possibili per dare voce ad un passato di 150 anni, si fanno necessariamente delle selezioni (secondo i propri intendimenti e gusti) e si raccontano per forza di cose solo alcuni spaccati della storia di un Paese (secondo le proprie precomprensioni, i propri interessi, le proprie ideologie).           E così la storiografia accademica legittimamente preferisce per lo più raccontare una “certa” storia d’Italia Unita, e non un’“altra”, preferisce quella delle “istituzioni dall’alto” e non “dal basso”, quella delle strutture e non tanto quella delle persone, guarda caso, proprio quella di cui si è interessato don Bosco: i ragazzi, i poveri, il ceto popolare, gli emigrati abbandonati a loro stessi…  La parola ai numeri          Apro il computer, su Google digito “don Bosco” e mi appaiono 3.260.000 riferimenti. Digito Camillo Cavour, Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Vittorio Emanuele II: non superano i 300 mila, eccetto il re che ne ha 716 mila. Rattazzi, Ricasoli, Lanza, Crispi poi sono ridotti a poche migliaia di riferimenti.          Si dirà che don Bosco è una figura conosciutissima internazionalmente – ma lo dovrebbero essere e lo sono anche gli altri, a dire il vero – grazie ai salesiani presenti oggi in 132 Paesi. Bene. Restringo allora la ricerca al campo italiano, al <site:it>; le proporzioni cambiano, ma i 559 mila riferimenti a don Bosco distanziano ancora di molto i 343 mila per Vittorio Emanuele II, i 233 mila per Garibaldi, i 158 mila per Cavour ed i 155 mila per Mazzini.          Dunque su internet a 150 anni di distanza dalla nascita del regno d’Italia i nomi dei “padri della patria” stanno ormai diventando un retaggio storico, se non fosse per la continua contesa politica, culturale e sociale per come hanno fatto l’Italia. Al contrario sulle stesse pagine web il povero prete contadino di Torino, che non voleva l’Italia proprio così come si stava realizzando (artigianale, antireligiosa, piena di difetti anche se reale e forse all’epoca l’unica possibile), sembra tuttora una figura di forte richiamo, quasi “viva”, a livello nazionale ed internazionale. L’attualità degli obiettivi salesiani          Giuliano Amato, giurista costituzionalista, presidente della Enciclopedia Treccani e del Comitato dei garanti del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, nel ripercorrere la storia unitaria sottolineava che “è implicito ed essenziale che il cittadino ed il credente sono la stessa cosa” perché “il cittadino deve portare con sé il bagaglio dei valori e dei principi che vengono dalla sua religione”; e affermava altresì che nella sfera pubblica è importante “dare spazio alla religione, uno spazio che essa riempie di un propellente essenziale per la società del nostro tempo”.          Detto così, non siamo molto lontani dal pensiero educativo di don Bosco e dei salesiani. 

Francesco Motto

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