È una sfida culturale volta a promuovere legalità e giustizia sostanziale, soprattutto per i soggetti più fragili e a rischio. Sentiamo che qui è in gioco il bene delle persone e dell'intera comunità...
del 28 febbraio 2019
È una sfida culturale volta a promuovere legalità e giustizia sostanziale, soprattutto per i soggetti più fragili e a rischio. Sentiamo che qui è in gioco il bene delle persone e dell’intera comunità...
Il Patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, il vescovo di Vicenza monsignor Beniamino Pizziol e quello di Padova, monsignor Claudio Cipolla hanno firmato l’appello contro le Mafie in Veneto, promosso da “Avviso Pubblico”, una rete nazionale di enti locali impegnati a promuovere la cultura della legalità, e il quotidiano “Corriere del Veneto”.
L’appello è una prima risposta, all’indomani del recente maxi-blitz delle forze dell’ordine avvenuto il 19 febbraio scorso nel Veneziano, che ha portato all’arresto di oltre cinquanta persone, tra cui il sindaco del Comune di Eraclea, Mirco Mestre. Si è trattato della più grande operazione mai avvenuta contro la camorra infiltrata a Nordest, che da decenni ha preso il posto della “Mala del Brenta”. L’operazione, condotta da Guardia di Finanza e Polizia, coordinate dalla Dda di Venezia, oltre agli arresti, ha portato al sequestro di beni per dieci milioni di euro. Le accuse sono pesanti: associazione a delinquere di stampo mafioso, voto di scambio e altri gravi reati.
Di fronte a questo preoccupante scenario che svela un Veneto insospettabile che delinque e corrompe agli ordini dei Casalesi, nasce l’idea del “manifesto” anti-mafie stilato dal coordinatore di “Avviso pubblico”, Pierpaolo Romani, promosso dal Corriere del Veneto, e sottoscritto da molti intellettuali, amministratori e personalità di spicco del territorio veneto, tra cui appunto i due vescovi del Veneto.
“Il Veneto e il Nord Est non sono un’isola felice. Le mafie si sono radicate, non semplicemente infiltrate”: questo l’inizio dell’appello, che invita a una reazione “straordinaria” da parte di tutti: “Non basta dichiararsi sorpresi e indignati. Serve un impegno straordinario, a partire dalla politica, che si traduca in una maggiore capacità di reazione e di mobilitazione coordinata a livello generale, con un’attenzione particolare alla dimensione educativa e culturale. Le mafie si possono sconfiggere a condizione che non vi sia un’esclusiva delega alle forze di polizia e alla magistratura. Ognuno deve impegnarsi a fare la propria parte, difendendo i diritti, adempiendo responsabilmente ai propri doveri; rifiutando la cultura del favore e del privilegio, l’omertà e la violenza; evitando di essere indifferenti, superficiali, complici e conniventi; denunciando alle autorità competenti qualsiasi tentativo di minaccia, intimidazione e corruzione; non chiedendo voti, capitali, e «servizi» a mafiosi e corrotti”. A sottoscriverlo molti esponenti della vita civile, politica ed economica italiana, ma anche amministratori e rappresentanti delle istituzioni, tra i quali Rosy Bindi, l’ex-magistrato Gherardo Colombo, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il presidente di Confindustria Veneto Matteo Zoppas, il governatore del Veneto Luca Zaia, il sindaco di Venezia Ferruccio Brugnaro, il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra, il presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti Carlo Verna.
“Volentieri la Chiesa che è in Venezia aderisce all’appello rivolto alla comunità civile per un corale e fattivo impegno contro ogni tipo di infiltrazione e radicamento delle mafie nei nostri territori”, ha affermato monsignor Moraglia. “Le comunità ecclesiali, da tempo, sono impegnate a riflettere sulle più rilevanti questioni sociali in quanto sono parti vive del territorio e attente, quindi, ai problemi che riguardano persone e famiglie: povertà, emarginazione, educazione ecc. Sempre più avvertono il dovere di impegnarsi contro l’indifferenza e contro ogni forma di connivenza – anche tacita – nei confronti di ogni fenomeno criminale; il desiderio è quello di favorire una qualifica e mirata azione informativa e formativa volta, in particolare, alle giovani generazioni. È una sfida culturale volta a promuovere legalità e giustizia sostanziale, soprattutto per i soggetti più fragili e a rischio. Sentiamo che qui è in gioco il bene delle persone e dell’intera comunità”. La chiesa veneziana, tra l’altro, ha già aderito alle iniziative in programma nel prossimo mese di marzo, organizzate dall’associazione Libera fondata da don Luigi Ciotti.
Sabato 9 marzo, in basilica di San Marco è già stato fissato un momento significativo di preghiera, una speciale veglia presieduta dal Patriarca con la partecipazione di don Ciotti, per le vittime di tutte le mafie, per e con i loro familiari. A Vicenza, con il vescovo Pizziol, ha aderito anche la locale Caritas.
Alberto Laggia
http://www.famigliacristiana.it
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