Dove sono i diritti dei genitori? Dov'è la libertà di scelta?
Un anno fa il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, garantì a più riprese l’assenza dell’ideologia gender dai programmi scolastici, con una circolare sul tema. A settembre, al ritorno degli studenti sui banchi, persino minacciò le vie legali contro quanti avessero affermato il contrario.
Tuttavia, nel corso dell’anno scolastico genitori e studenti hanno segnalato a più riprese la presenza di corsi sulla sessualità quantomeno equivoci in molti istituti e rivolti, più o meno obbligatoriamente, agli studenti minorenni.
Per questo sabato scorso sotto il Ministero dell’Istruzione si sono radunate circa 300 famiglie, come ha spiegato dal presidente del Comitato Difendiamo i nostri Figli Massimo Gandolfini, è stato chiesto al Miur di escludere ogni riferimento al gender dal comma 16 della “Buona Scuola”, nonché di assicurare il diritto dei genitori ad esonerare i propri figli da attività in contrasto con i valori antropologici della famiglia.
Nel frattempo però le proposte di legge per introdurre nei programmi scolastici l’insegnamento alla sessualità, stanno partendo in Parlamento.
In entrambi i casi, applicazione delle previsioni della ‘Buona Scuola’ e ‘proposte di legge’, dov’è la libertà educativa? Dove sono i diritti dei genitori? Dov’è la libertà di scelta se tutto si concentra solo ed esclusivamente su programmi pro-gender e nessuno pro-affettività ed astinenza?
Negli stessi Stati Uniti, presi a modello da molti, almeno questa scelta del ‘se far partecipare i propri figli’ e del ‘cosa scegliere’ fra proposte diverse, non è solo consentito, è addirittura sostenuto dalla Amministrazione Federale (NAEA -National Abstinence Education Association)!
Solo a titolo di esempio, proprio a fine giugno è stato pubblicato un’ interessantissima ricerca della Università di Notre Dame, sulla relazione tra la promozione dell’uso dei profilattici e le gravidanze e i disordini sessuali degli adolescenti.
La ricerca di Kasey Buckles e Daniel M. Hungerman della University of Notre Dame afferma che i metodi di educazione sessuale utilizzati nelle scuole non son poi così efficaci come invece il pubblico è stato portato a credere. Bukles e Hungerman ritengono che “l’accesso ai preservativi nelle scuole aumenta la maternità tra le adolescenti e le malattie di circa il 10 per cento.
Questi effetti sono evidenti nelle comunità in cui i preservativi sono forniti senza nessuna consulenza né controlli. “Insieme a questo dato,” i tassi di gonorrea per le donne è aumentato significativamente dopo che sono stati forniti gratuitamente preservativi in molte scuole”, riporta il Washington Examiner.
Gli studenti non hanno bisogno solo di un volantino o di una lezioncina per poi essere lasciati a se stessi, come dimostra dettagliatamente la ricerca.
Hanno bisogno di un programma che li introduca alla realtà della propria persona, della propria responsabilità e affettività. Come il dott. Huber ha dichiarato: “ I dati sono chiari. I programmi che cercano di “normalizzare il sesso tra gli adolescenti” e comportano “l’attività sessuale come ‘normalità’ dello sviluppo adolescenziale,” uniti alla “la distribuzione di preservativi all’interno delle scuole o nelle loro infermerie”, a disposizione di ragazzi minorenni, “tacitamente equivale a dire , a volte in modo esplicito : ‘Hey , fino a quando si utilizza questo (preservativo o pillola), non dovete preoccuparvi delle conseguenze'”.
Tutto ciò, combinato con la ‘rivoluzione ormonale’ della età adolescenziale non può portare il ragazzo e la ragazza a prendere decisioni in una ‘tempesta (ormonale e psicologica) perfetta’.
Nel commentare la ricerca il sociologo Dr. Michael J. Nuova detto a LifeSiteNews (https://www.lifesitenews.com/news/schools-that-distribute-free-condoms-have-higher-teen-birth-rates-study) che la ” ricerca è completa e analizza l’impatto dei programmi di distribuzione di condoms dal 1990 in un certo numero di grandi distretti scolastici pubblici, tra cui Baltimora, Los Angeles, Seattle e Washington, DC .
I risultati forniscono una forte evidenza che i programmi di distribuzione di condom aumentano i tassi di fertilità adolescente di circa il 10 per cento”.
“Nel complesso, questo studio dimostra che gli sforzi per incoraggiare l’uso dei contraccettivi attraverso la legalizzazione, la distribuzione o sussidi sono inefficaci nel migliore dei casi o controproducenti nella peggiore delle ipotesi.
Anche il Guttmacher Institute riconosce che la disponibilità della pillola anticoncezionale del 1960 ha portato a più alti tassi di attività sessuale adolescente. Inoltre, un altro studio sempre del Guttamcher dimostra la fortissima relazione tra l’aumento dell’uso dei contraccettivi, i tassi di aborto e le malattie ed infezioni sessualemente trasmissibili negli Stati Uniti, Cuba, Danimarca, Paesi Bassi, Singapore e Corea del Sud. “
Gli studenti non hanno bisogno di preservativi gratis, né di ‘corsetti’ ideologici, hanno bisogno di maestri che possano introdurli alla realtà, alla totalità della loro enorme potenzialità. Trattare le persone, studenti inclusi come persone ‘intere’ e non solo ‘dalla cintola in giù’ è la sfida per qualunque ambiziosa educazione (ancor più per l’educazione alla sessualità).
La libertà di valutare e decidere cosa e quale insegnamento sia migliore per i propri figli, almeno questa la vogliamo lasciare in Italia ai genitori? Siamo all’ultima frontiera, se consideriamo che quanta lunga strada all’Italia manchi per minimamente rispettare Convenzioni, Trattati e Dichiarazioni internazionali sottoscritte, ma mai attuate in materia di qualità e libertà di educazione.
Luca Volontè
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