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Il 48° Congresso eucaristico internazionale

Dal 10 al 17 ottobre si svolgerà a Guadalajara, in Messico, il 48° Congresso eucaristico internazionale, con il quale avrà inizio l'Anno dell'Eucaristia, indetto da Giovanni Paolo II, il quale terminerà nell'ottobre 2005 con il Sinodo dei Vescovi. “L'Eucaristia è il dono di Dio all'umanità e per la vita del mondo”, spiega il cardinale Tomko...


Il 48° Congresso eucaristico internazionale

da Iniziative in tour

del 01 gennaio 2004

 

L’intera Chiesa cattolica sta per iniziare un anno di riflessione e approfondimento del “mistero della fede”, l’Eucaristia.

 

Dal 10 al 17 ottobre si svolgerà a Guadalajara, in Messico, il 48° Congresso eucaristico internazionale, con il quale avrà inizio l’Anno dell’Eucaristia, indetto da Giovanni Paolo II, il quale terminerà nell’ottobre 2005 con il Sinodo dei Vescovi.

 

Per capire quale significato e quali obiettivi si pone la Santa Sede, ZENIT ha intervistato il cardinale Josef Tomko, uno dei più stretti collaboratori del Pontefice, prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali.

 

Qual è il senso delle iniziative organizzate in occasione dell’Anno dell’Eucaristia?

 

Card. J. Tomko: L’Eucaristia costituisce il tema centrale di tutti e tre gli avvenimenti e mobilita l’intera Chiesa cattolica per un anno attorno al ‘mistero della Fede’ che è l’Eucaristia. Infatti si tratta di una delle verità fondamentali per la fede e per la Chiesa. Tanto è vero che il Concilio Vaticano II ha definito l’Eucaristia “fonte ed apice di tutta la vita cristiana” (Lumen Gentium, 11) e anche “fonte e culmine di tutta l’evangelizzazione” (Presbyterian Ordinis, 5).

 

Il significato e obiettivo delle tre iniziative unitarie è l’approfondimento e rafforzamento della fede in Dio incarnatosi in Gesù Cristo. Solo chi crede nella divinità di Cristo può credere nell’Eucaristia.

 

Chi rafforza la sua fede nell’Eucaristia, presenza, sacrificio e memoriale di Gesù Cristo, approfondisce anche la sua fede nella divinità di Cristo e nella sua incarnazione.

 

L’Eucaristia è quindi il “banco di prova” per la fede, ciò di cui hanno bisogno soprattutto certe regioni dell’Occidente che si trovano sotto la pressione di una “silenziosa apostasia”.

 

Inoltre, l’Eucaristia conserva sin dalle sue origini anche un aspetto sociale che nella prima Chiesa si è manifestato nelle forme dell’agape e della condivisione dei beni, ma è attuale in varie forme anche oggi perchè l’Eucaristia crea la fraternità, la solidarietà, la comunione, l’atmosfera di pace, di riconciliazione, di giustizia e di amore.

 

Il mondo avanzato soffre di una accentuata decadenza, inverno demografico, cultura antivita, tentazioni eugenetiche e secolarizzazione.

 

In che modo la riflessione sull’Eucaristia potrà fornire risposte ai bisogni dell’umanità e contrastare il diffuso nichilismo?

Card. J. Tomko: Prima di parlare degli aspetti negativi di alcune “civiltà”, che non sono poi per tanti aspetti molto civili, voglio notare alcuni apporti positivi legati all’Eucaristia, soprattutto nelle giovani Chiese. Le gioiose celebrazioni africane sono, infatti, anche eventi ricchi di fraternità e di solidarietà che uniscono le tribù e le etnie.

 

Inoltre non manca la profondità di percezione dell’Eucaristia come sacrificio, visto che essi conoscono il sacrificio rituale. La liturgia eucaristica è anche il luogo di inculturazione, come per esempio il rito indiano dell’arathi dopo la consacrazione, le danze sacre di adorazione ecc.

 

Per quanto riguarda la decadenza di certe “culture” o persino “civiltà” soprattutto nel campo dei valori fondamentali della vita umana e dell’amore, basti ricordare che l’Eucaristia è il “pane della vita” e dono di Gesù Cristo “per la vita del mondo”, fonte in cui si purifica ed eleva l’amore umano.

 

Nell’Eucaristia viene adorato l’Uomo-Dio, ma allo stesso tempo aumenta il senso della dignità e fraternità dell’uomo. E che dire della grande dignità e gioia con cui tanti poveri si accostano all’Eucaristia, dove spariscono le divisioni di classe, di razza, di ricchezza.

 

Ciò si concretizza anche nei Congressi internazionali, dove le famiglie locali offrono l’ospitalità ai partecipanti che provengono da altri paesi o continenti. In tali celebrazioni eucaristiche cresce visibilmente una nuova umanità e una nuova civiltà, quella dell’amore.

 

Una certa cultura secolarizzata, buonista e “politically correct”, ha indebolito la pratica dei sacramenti, soprattutto per ciò che riguarda la confessione prima dell’accesso all’Eucaristia.

E’ pur vero che quando ci sono confessionali aperti, la gente fa la fila per confessarsi, certo è che è pratica diffusa quella di autoassolversi.

 

Qual è il suo parere in proposito?

 

Card. J. Tomko: Anche oggi è certamente valido il severo ammonimento di San Paolo: “Chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del Corpo e del Sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice, perchè chi mangia e beve senza riconoscere il Corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1 Cor 11, 27-29).

 

E il Catechismo della Chiesa Cattolica specifica: “Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla comunione” (CCC n.1385).

 

Ha destato molto clamore la presa di posizione di alcuni vescovi statunitensi di non dare la comunione a personaggi pubblici che pur dicendosi cattolici appoggiano pubblicamente leggi e iniziative a favore di aborto, matrimoni gay ecc. Cosa ne pensa?

 

Card. J. Tomko: Senza voler alludere a qualsiasi fatto concreto, mi pare che i testi sopra citati siano molto autorevoli e utili.

 

L’Eucaristia è il cuore della Chiesa e della vita dei cristiani. Ma il sacrifico di Cristo vale per tutta l’umanità. Quali gli argomenti che Lei utilizzerebbe per spiegare ai credenti che non praticano, ai credenti delle altre religioni ed anche ai non credenti le ragioni della nostra fede?

 

Card. J. Tomko: La fede è un dono di Dio. Il discorso sull’Eucaristia è sembrato già ai tempi di Gesù un “linguaggio duro”. Richiede almeno buona volontà di non rifiutarlo a priori. Ma esso è anche un discorso estremamente gratificante, profondo e bello.

 

Rivela l’immenso amore di Dio e di Gesù Cristo per l’umanità; se si capisce che l’Eucaristia è il dono di Dio all’umanità e “per la vita del mondo”, per i credenti e per i non credenti, esso fa intuire la grandezza del cuore di Dio.

 

D’altra parte l’Eucaristia rivela l’inventiva di Gesù Cristo che ha voluto entrare in comunione intima con il ricevente e diventare “pane” per il nostro nutrimento, ma anche offrirsi in un sacrificio che ripresenta in maniera incruenta l’unico sacrificio cruento della Croce per l’umanità intera.

 

Quando si legge la storia dell’istituzione dell’Eucaristia nel Cenacolo poche ore prima della morte redentiva di Cristo sulla Croce, la verità sull’Eucaristia appare semplice come il raggio di luce che penetra il cristallo da un lato e dall’altro ne esce con un prisma composto da vari colori.

 

E’ il più grande dono di Gesù che “amò i suoi fino all’estremo”. Ovviamente, con un non credente comincerei prima con il discorso fondamentale di Dio, di Gesù Cristo, per esempio per mezzo di un approccio del racconto evangelico sulla Risurrezione.

 

Con un agnostico che ignora ed evita ogni discorso su Dio, occorre sgombrare il terreno della esplicita o implicita superbia autosufficiente e autosalvifica di un certo umanesimo nichilistico odierno e mostrargli i valori dell’Eucaristia per la grandezza dell’uomo agli occhi di Dio.

 

Proprio questo agnosticismo che oggi si diffonde nell’Occidente, ha bisogno del “supplemento dell’anima” che gli dia il senso dell’esistenza e della bellezza di Dio contro il vuoto, l’egoismo che distrugge l'altro ma anche se stesso, contro la mancanza di prospettiva e di speranza esistenziale.

 

Credo che la testimonianza dei credenti nei Congressi eucaristici, nelle nostre celebrazioni, nell’adorazione silenziosa delle nostre chiese, è pure un argomento per chi oggi non crede o non crede a sufficienza nell’Eucaristia.

 

Tale testimonianza, inoltre aiuta anche il credente stesso: “La fede si rafforza donandola”, ha scritto una volta Giovanni Paolo II.

 

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