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Il carisma e le paure. Perché papa Ratzinger è così popolare.

Sulla prima pagina del Corriere della Sera di venerdì 26 ottobre 2007, Sergio Romano si chiede nell'editoriale ('Il carisma e le paure') il motivo della crescente popolarità di Benedetto XVI, tanto più evidente quando si consideri che è 'molto meno esuberante e carismatico del suo predecessore'...


Il carisma e le paure. Perché papa Ratzinger è così popolare.

da Quaderni Cannibali

del 26 ottobre 2007

Sulla prima pagina del Corriere della Sera di venerdì 26 ottobre 2007, Sergio Romano si chiede nell'editoriale ('Il carisma e le paure' – vedi sotto) il motivo della crescente popolarità di Benedetto XVI, tanto più evidente quando si consideri che è 'molto meno esuberante e carismatico del suo predecessore'. Romano intanto inserisce il caso Benedetto XVI all'interno di un revival religioso mondiale, in cui trovano posto i monaci buddhisti della Birmania, la religiosità islamica, i funerali religiosi di Eltsin, la pressione politica degli evangelici americani. Quindi spiega che l'uomo moderno è attraversato da una serie di paure (economica per via della precarietà, ambientale per via delle catastrofi climatiche, etica per via delle nuove leggi morali e scoperte scientifiche sull'uomo) e le religioni danno a questo una risposta chiara e netta, senza dubbi. Benedetto XVI, uomo di dottrina, 'cattedra di princìpi irrinunciabili e di solenni silenzi', sarebbe quindi 'l'uomo del momento', un dispensatore di certezze per l'uomo smarrito e confuso. La conclusione di Romano è una lezione da imparare per il 'suo' mondo, una sorta di chiamata alle armi: 'E' necessario che i laici, se vogliono difendere i loro valori, si preparino a farlo con altrettanto zelo e altrettanto rigore'.

Con Romano su una cosa possiamo concordare: l'uomo moderno, occidentale, è confuso e smarrito. Ma lo è proprio perché i laici – ma sarebbe meglio dire laicisti – hanno difeso i loro (dis)valori così bene da averli imposti a tutta la società occidentale. Tanto per citare le cose elencate da Romano: fecondazione artificiale, eutanasia, unioni di fatto e legami omosessuali, catastrofismo ambientalista. Il problema dei laici non sta dunque nel non saper difendere i propri valori, ma è proprio nei valori che propugnano. Quando si sceglie il relativismo come valore fondamentale, l'esito è inevitabilmente il nichilismo, il dubbio, lo scetticismo. E quindi confusione, tensione, violenza, distruzione.

 

Il Papa trova un crescente interesse tra la gente perché ha lanciato la grande sfida della ragione, nella consapevolezza che l'apertura della ragione porta a riconoscere la presenza del Mistero. La Chiesa non propone comode certezze per uomini impauriti, propone invece un viaggio affascinante in mare aperto per uomini coraggiosi, capaci di prendere sul serio la propria naturale, insopprimibile esigenza di pienezza e felicità. In questo sì che Benedetto XVI è l'uomo del momento: perché ha capito con chiarezza che il problema dell'uomo è nell'uso della ragione. E la sfida è stata lanciata sia all'Occidente nichilista sia a chi fa della religione un pretesto per annientare gli uomini, a cominciare dal fondamentalismo islamico.

 

Romano sbaglia quindi quando fa una minestra di tutte le religioni, parlando di revival globale. Confonde ciò che i telegiornali ci mostrano con la realtà mondiale. Non esiste un revival religioso globale di questi ultimi tempi: se guardiamo all'Europa, la situazione delle Chiese protestanti (quelle tanto acclamate dai nostri laici), quanto a frequenza e intensità è sconfortante; i funerali religiosi di Eltsin sono più un segnale politico che religioso (il comunismo ha per decenni impedito l'espressione pubblica della religione); l'influenza dei monaci birmani non è affatto in crescita, c'è sempre stata (e non solo in Birmania), solo che adesso se ne sono accorti i nostri tg (ma noi possiamo ricordare la Polonia di Solidarnosc e le Filippine della Rivoluzione del Rosario); i musulmani che in Europa rispettano il Ramadan ci sono sempre stati ed è discutibile che siano in crescita (la frequenza religiosa degli islamici in Europa è stimata attorno al 5%), solo che adesso fanno notizia.

 

Oltretutto mettere in relazione le proteste birmane con le paure tipiche della nostra società (precariato, ambientalismo) evidentemente non ha senso. E' solo un modo per evitare la sfida che Benedetto XVI ha lanciato a ogni uomo, offrendo ai lettori – queste sì – comode certezze, come a dire: non preoccupatevi, è solo una moda, una debolezza di chi ha paura.

 

La vera paura è invece quella di Romano e di chi, come lui, evita di confrontarsi con la realtà, coprendola con un velo di illusioni.

 

 

 

(Redazione de “Il Timone”)

 

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Il carisma e le paure. Perché papa Ratzinger è così popolare.

di Sergio Romano

 

A coloro che appaiono sorpresi dall'aumento del turismo religioso a Roma dopo l'elezione al papato di un uomo molto meno esuberante e carismatico del suo predecessore, (come riferisce oggi il Corriere a pagina 23) suggerisco alcuni esempi tratti da vicende recenti. A Mosca, in occasione dei funerali di Boris Eltsin, Vladimir Putin, ex colonnello del Kgb, ha seppellito il suo predecessore con la solenne liturgia della tradizione ortodossa nella cattedrale di Cristo Salvatore. A Rangoon, già capitale di uno Stato governato da un'oligarchia militare, la protesta contro il regime è esplosa quando alcune migliaia di monaci buddhisti hanno cominciato a manifestare silenziosamente nelle vie della città.

 

A Washington, durante una grande assemblea di evangelici, alcuni potenziali candidati repubblicani alla presidenza (fra cui Rudolph Giuliani, divorziato e abortista) si sono avvicendati sul podio per dimostrare alla platea che non sarebbero stati insensibili alla domanda di «valori » gridata, secondo i sociologi americani, da 70 milioni di elettori «rinati» ( born again). A Istanbul e ad Ankara, prima della questione armena e della crisi curda, il problema maggiormente dibattuto era il velo che copre i capelli della moglie del nuovo presidente turco. E nel cuore dell'Europa laica, infine, alcuni milioni di musulmani hanno scrupolosamente osservato le prescrizioni dietetiche del Ramadan. Esiste un revival religioso che si manifesta in forme diverse ma investe molte società contemporanee.

 

L'integralismo musulmano è soltanto la sua manifestazione più estrema e radicale. Questo fenomeno è probabilmente il risultato di molte paure. La prima è economica e sociale. Per i giovani e per molti ceti, la globalizzazione e la crisi dello Stato assistenziale hanno reso il futuro assai più incerto e preoccupante di quanto non fosse negli anni in cui gli impieghi erano stabili, le cure sanitarie più o meno garantite e i trattamenti previdenziali sicuri. La seconda paura è «ambientalista». Il riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacciai, gli tsunami, le alluvioni e i grandi incendi, sino a quelli degli scorsi giorni in California, hanno risvegliato il timore di un nuovo «anno Mille». La terza paura investe l'area delle certezze e delle consuetudini morali. Le antiche leggi che hanno governato per molti secoli i momenti fondamentali della vita— la nascita, la procreazione e la morte — hanno lasciato il posto a una più larga gamma di opzioni, dalla fecondazione artificiale all'eutanasia, dalle unioni di fatto ai matrimoni fra omosessuali.

 

Ciò che può sembrare progresso, rappresenta per molti un fattore di smarrimento e di confusione. Mentre gli uomini politici vivono alla giornata e cercano di accontentare tutti i loro elettori, le religioni danno risposte nette e offrono ai fedeli disorientati l'ancora della certezza. Benedetto XVI è molto diverso da Giovanni Paolo II. Mentre il Papa polacco era un apostolo moderno, un pastore continuamente alla ricerca di nuove greggi, il Papa tedesco è anzitutto un dottore della Chiesa, una cattedra di principi irrinunciabili e di solenni silenzi. Ma la fermezza con cui difende l'ortodossia e rivendica il primato del Cattolicesimo lo rende, ancora più del suo predecessore, l'uomo del momento. In un'intervista pubblicata dal Corriere il 20 ottobre ha ricordato le sue esitazioni e incertezze all'epoca del Concilio. Quel mea culpa («Io stesso ero, in quel contesto, quasi troppo timoroso rispetto a quanto avrei dovuto osare...»), tranquillizza i fedeli e li attira verso il Soglio di Pietro. E' necessario che i laici, se vogliono difendere i loro valori, si preparino a farlo con altrettanto zelo e altrettanto rigore.

Il Timone

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