Testimonianza di Gaia Lauri dell'oratorio di Mogliano Veneto (TV) alle XXXII Giornate di spiritualità della Famiglia Salesiana che si stanno svolgendo a Roma. «Mi è stato chiesto di raccontarvi come vivo e testimonio il carisma salesiano nel cortile dei social network e vi racconterò la mia esperienza in quest'ambito...».
Mi è stato chiesto di raccontarvi come vivo e testimonio il carisma salesiano nel cortile dei social network e vi racconterò la mia esperienza in quest’ambito. Prima di tutto però ci tengo a fare una precisazione che a molti potrà sembrare scontata ma che ritengo comunque necessaria: il cortile con la C maiuscola, tanto caro a don Bosco, è in primis il cortile delle relazioni faccia a faccia, della parola sussurrata all’orecchio, del gioco e della confidenza; non potrei mai pensare di tenere come unico spazio di testimonianza quello del social network. Il mondo dei social network per me non è una seconda vita, né tantomeno uno spazio da demonizzare, ma un posto che abito e che mi permette di portare la mia testimonianza un po’ più in là rispetto al mio oratorio o la mia città. Chiaramente è sempre bene tenere alta l’attenzione sui possibili rischi di questo cortile digitale: il troppo tempo che vi si dedica, l’enorme quantità di materiale inutile e spesso rischioso, i pericoli che ognuno di noi (anche nella vita quotidiana) si trova a dover combattere. I social network sono per noi uno strumento per essere in qualche modo più vicini ai giovani e per portare la nostra testimonianza, ma questo ovviamente non deve avere la priorità sulla relazione costruita faccia a faccia e non deve abbassare la guardia rispetto alle trappole presenti.
Come si fa a essere più vicini ai giovani attraverso i social network? dando loro importanza, stando attenti a quello che pubblicano, leggendo ciò che scrivono ai loro amici, guardando le foto che postano. In questo senso io credo che, per gli animatori e per chi si prende cura dei giovani, facebook sia importante perché da una frase che loro scrivono, da un link che pubblicano, dal loro modo di utilizzarlo, posso cogliere quel “pezzetto” che mi manca e che magari nella realtà di tutti i giorni il ragazzo non mi mostra, posso capire che quel ragazzo deve essere aiutato a vivere quell’aspetto in modo diverso, posso soprattutto rilanciare la relazione che ho con lui fuori.
L’anno scorso ho lavorato per una cooperativa sociale in un progetto sul protagonismo giovanile e ho girato diverse scuole superiori della provincia di Venezia: molti ragazzi, finiti gli incontri a scuola, mi chiedevano l’amicizia su facebook ed io stessa l’ho chiesta a loro. Questo mi ha permesso di vedere uno spaccato di popolazione giovanile molto diversa da quella che io incontro in oratorio e dai miei ragazzi del gruppo. In particolare ho avuto a che fare con un gruppetto di ragazzi di Portogruaro che ho continuato a seguire per questo progetto incontrandoli solo ogni due settimane per due ore scarse. Facebook mi ha fatto cogliere alcuni aspetti molto seri e preoccupanti della vita di questi ragazzi, mi ha fatto vedere che quei ragazzi stavano rischiando molto con il loro stile di vita e i loro divertimenti: alcool, feste, addirittura problemi con la polizia locale… Le foto in cui venivano “taggati” mi hanno permesso di capire aspetti di loro che non avrei mai potuto cogliere vedendoli solo ogni due settimane: questo è stato il lancio di un vero e proprio lavoro di educazione attorno a queste problematiche.
Mi è capitato diverse volte da quando faccio animazione con i ragazzi delle superiori, di agganciare la relazione con qualcuno di loro partendo da qualcosa che avevano pubblicato che può essere il video di una canzone, il link a un telefilm. La frase di don Bosco “amate ciò che amano i giovani” cade a pennello in questi casi. I ragazzi sono affamati di conferme da parte dei grandi e dei loro coetanei: dare importanza a ciò che pubblicano è rispondere, ovviamente in parte, a questa fame. L’obiettivo è quello di trovare una piccola chiave che possa aprire la relazione. Ovviamente poi la relazione deve essere costruita di persona, ma l’elemento condiviso sul web può essere il punto di partenza.
Io principalmente utilizzo facebook e twitter e spesso mi capita di pensare “Chi guarda il mio account, le mie pagine, cosa capisce di me? O meglio, riesce davvero a capire me? Coglie un’immagine autentica e reale? Questo problema dell’autenticità è fondamentale: mi piace pensare che una persona che guarda il mio profilo, abbia un’idea chiara di ciò che sono, delle cose per cui mi impegno, dei miei valori, del mio stile di vita; questo non per presunzione ma per trasmettere che vivendo queste cose, vivendo gli impegni in oratorio, scegliendo degli studi volti al sociale, io sono felice e sono nella gioia. Se ciò che ci contraddistingue come cristiani e soprattutto come salesiani è la gioia autentica e non la semplice allegria del momento, allora è bene che venga trasmessa anche con questi strumenti attraverso cose concrete. Sono fermamente convinta che il web non sia uno spazio astratto da demonizzare e che anche questo può essere spazio di apostolato. Il web è il luogo dove io, se scelgo la strada della vera autenticità e della testimonianza, posso far sentire la mia voce e posso, magari anche con qualche provocazione intelligente, lanciare il dibattito che però, ritengo, è sempre meglio affrontare poi di persona.
Riuscire a portare la propria testimonianza di vita cristiana nello spazio dei social network è una sfida grande: anche in questo spazio infatti la fede cristiana e la Chiesa sono sotto attacco da link, video e pensieri spesso determinati dai falsi pregiudizi in cui purtroppo siamo immersi. Purtroppo, data la velocità delle informazioni e dei tempi di condivisione, questi pregiudizi nello spazio digitale dilagano in modo spaventoso. Io vorrei solo riuscire, nel mio piccolo, a poter dire: c’è dell’altro, c’è un modo diverso di vedere le cose, c’è una pienezza che bisogna scovare. Esempio: qualche mese fa ho pubblicato le foto del matrimonio di due miei carissimi amici dell’oratorio scrivendo che i loro sorrisi erano l’espressione della felicità data dalla fede con cui hanno vissuto il loro fidanzamento e il loro matrimonio. La loro scelta di vivere in modo cristiano il loro fidanzamento ha suscitato in molti i soliti pregiudizi; eppure nel giorno del loro matrimonio tutti hanno riconosciuto che la loro felicità era data da un vivere questo sacramento e questo tempo fidandosi e lasciandosi accompagnare dal Signore e dalla comunità parrocchiale. In questo senso dico che i social network mi aiutano a mostrare che una vita di fede e di servizio è una vita felice e mi aiutano a provocare, in senso positivo, quanti restano attaccati alle idee comuni che circolano nella società di oggi. Testimonianza è anche riuscire ad andare oltre la paura di pubblicare cose non politicamente corrette, contro corrente, ritenute troppo esplicite o troppo cristiane.
Come concretamente testimonio io la mia appartenenza al carisma salesiano? Facendo cose che moltissimi già fanno: pubblico articoli impegnati, inserisco canzoni con testi che fanno riflettere, scrivo delle frasi di libri che cercano di andare in profondità, mi connetto e condivido status di chi dona la sua vita per i giovani e i poveri, suggerisco link di organizzazioni che lavorano nelle missioni, trasmetto i video delle varie iniziative di massa dell’MGS Triveneto, pubblico le mail che ci invia un carissimo salesiano dall’Etiopia, esprimo la mia vicinanza e appoggio al Papa. Poi non nascondo che anche a me, ogni tanto, scappa lo status di improperi contro l’organizzazione della mia università o contro la classe politica; a volte anche io scrivo status banalissimi sulla mia giornata o su quello che mi è successo. Per questo dico che nulla ho di diverso da molti altri che utilizzano i social network come me. Quel che ritengo importante però è riuscire, nel mio piccolo, a portare un po’ di serietà unita alla gioia di fondo che deve, a mio avviso, caratterizzare un cristiano, una animatrice salesiana.
Chissà che magari dalla foto di un ritiro con il gruppo delle superiori, piuttosto che da un articolo impegnato, non nasca in qualcuno il desiderio di farsi delle domande che vadano oltre il senso comune. Metto a disposizione del Signore la mia presenza sul web, affinché da qualche piccolo semino gettato, in qualcuno possa nascere la curiosità di incontrarLo.
Gaia Lauri
Versione app: 3.25.3 (26fb019)