Il 13 maggio si ricorda Santa Maria Domenica Mazzarello, fondatrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice...
Un cuore che vive nello spazio di Dio diventa “generoso e grande”. (1).
È un cuore che vive le urgenze dell’amore perché conosce l’amore di Dio che ci ha amati per primo e ha messo dentro di noi un “germe divino” che ci rende capaci di amare gli altri, perché solo così l’amore è perfetto. (2)
Questo amore nasce da un cuore espropriato. L’esodo accompagna sempre il cammino dell’amore perché si tratta di aprirci sempre di più a Dio “che è più grande del nostro cuore”, come insegna Giovanni, e quindi il cuore non avrà mai finito di allargarsi ad un amore più grande.
Nel magistero di madre Mazzarello il richiamo ad amare, a fare della propria vita un continuo dono di amore emerge come un aurora che annuncia la luce dell’alba. È quanto le sta più a cuore anche quando fonda una nuova comunità.
In una lettera che scrive a Don Cagliero, già partito per le missioni d’America, esce in un’esclamazione che ha tutto il sapore di un grido di vittoria: “La carità pure regna dappertutto”. (3). È l’intima gioia di chi si sente responsabile di vivere e far vivere il grande comandamento che ci ha lasciato Gesù: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate come io vi ho amati”. (4)
Questo comando dell’amore reciproco non è utopico, ma soprattutto si deve vedere. Madre Mazzarello dice che bisogna renderlo visibile attraverso la testimonianza, parola che lei non conosceva e che quindi traduce con “buon esempio”.
Parlare di “buon esempio” oggi, può sembrare strano, ma, a parte il termine, forse non è poi tanto anacronistico se, si pensa a quanto dice San Paolo: “Comportatevi da figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità”;5 “Coloro che credono in Dio si sforzino di essere i primi nelle opere buone”. (6)
Quando madre Mazzarello parla del “buon esempio” intende essere primi nell’amore, quindi pronti a perdonare, ad aiutare, a prendersi cura di chi si trova nella necessità. Gesù ci ha comandato di amarci, non ci ha consigliato di amarci; per il cristiano questo comando diventa un imperativo che non può essere edulcorato o vissuto quando tutto va bene, va proprio come pensiamo noi. Vi è un’espressione in questa santa Madre che può diventare quasi provocatoria ed è di un coraggio eccezionale per quei tempi: “Fate con libertà tutto ciò che richiede la carità”. (7) Come dire: non vi sono limiti all’amore, e l’amore conosce anche il rischio, il non essere compresi, forse l’emarginazione, certamente la fatica e il sacrificio. Soltanto chi si è liberato dall’affanno per la propria vita può amare gli altri con amore gratuito e disinteressato, quindi libero.
Questo “comando del cuore” è sempre disturbato da quelle tipiche manifestazioni del cuore ferito: l’invidia, la gelosia, la tendenza a sentirsi superiori agli altri, la paura dell’altro. Nessuno ne è esente, neppure coloro che decidono di mettersi a servizio di Dio e del prossimo.
Sul letto di morte madre Mazzarello manifestò una sua preoccupazione proprio a questo riguardo: “Temo che quando io me ne sia andata, sorgano tra voi gelosie… invidie… tristezze e miserie per motivi di superiorità, per vedere messa innanzi un’altra più giovane… o che so io e venga meno la carità e l’unione”. (8).
L’amore reciproco è sempre insidiato dalla fragilità della natura che spontaneamente non è capace di accettare né i propri limiti né, tanto meno, quelli degli altri. Ed è proprio qui che risuona l’invito della Madre a coltivare un “cuore generoso e grande” capace di vivere in umiltà le proprie debolezze e quelle degli altri. E, a questo riguardo ascoltiamo la sequenza del suo insegnamento:
“Ciascuno ha i suoi difetti... di difetti ve ne sono sempre... mettiamoci di impegno con umiltà e carità a sopportare i nostri difetti”, e termina dicendo: “Non bisogna mai guardare i difetti degli altri”. (9)
Non è bene giudicare, ma non bisogna privarsi della correzione evangelica.
“Correggetevi, ma con carità”. (10).
Il cuore di chi corregge deve essere limpido, libero da avversioni, risentimenti, antipatie; verità e amore debbono traboccare dal cuore di chi corregge. Quando la carità è diventata comandamento del cuore, allora è possibile “amare tutti”. (11).
1 Lettere 27 e 47.
2 Cf capitoli 3 e 4 della prima lettera di Giovanni.
3 Lettera 9.
4 Gv 15, 12.
5 Ef 5, 8-9.
6 Tito 3, 8.
7 Lettera 35.
8 Cronistoria dell’Istituto delle FMA, v. 3°, p. 377. Le succederà nel governo dell’Istituto suor Caterina Daghero di 24 anni.
9 Lettere 25, 52, 57.
10 Lettera 17.
11 Lettera 40.
Suor Erta Cigolla fma
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