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Il disastro più grave

In Somalia si consuma il più grave disastro umanitario in atto nel mondo. Lo ha dichiarato ieri il responsabile dell'alto commissariato dell'Onu per i rifugiati. Quasi quattrocentomila persone stipate nel campo di Dadaab in territorio kenyano. I profughi arrivano in Kenya dopo settimane di cammino e il tasso di mortalità a Dadaab è molto alto a causa del cibo insufficiente.


Il disastro pi√π grave

da Attualità

del 15 luglio 2011

 

 

          In Somalia si consuma il più grave disastro umanitario in atto nel mondo. Lo ha dichiarato ieri il responsabile dell'alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr), António Guterres, dopo aver visitato i campi profughi di Dadaab, in Kenya, vicino al confine con la Somalia.

          A Dadaab, il più grande complesso di campi profughi al mondo, ci sono ormai quasi quattrocentomila persone, molte di più di quante le strutture allestite possano ospitarne, e ne continuano ad arrivare migliaia ogni giorno. Guterres ha parlato di una situazione ormai disperata. I dati dell'Unhcr relativi alle ultime settimane parlano di 1.700 arrivi giornalieli di somali in fuga dalla devastante siccità che ha colpito il Corno d'Africa e soprattutto la Somalia, dove si somma alle devastazioni di una guerra civile che si protrae da un ventennio e della quale non s'intravede ancora la fine.

          I profughi arrivano in Kenya dopo settimane di cammino e il tasso di mortalità a Dadaab è molto alto a causa del cibo insufficiente. I tassi di malnutrizione sono allarmanti tra i nuovi arrivi e soprattutto tra i bambini. Molte madri hanno riferito al personale dell'Unhcr e delle organizzazioni umanitarie che operano nei campi profughi della perdita dei loro bambini durante l'estenuante viaggio. Una simile situazione si registra anche tra i profughi somali che si dirigono in Etiopia, anch'essi incontrati nei giorni scorsi da Guterres. Dall'inizio dell'anno in Etiopia sono arrivati circa 54.000 somali, per l' ottanta per cento donne e bambini. La metà di questi ultimi sono malnutriti in modo grave. Tra i piccoli profughi, già indeboliti, l'incidenza delle malattie è la più alta registrata oggi in tutto il mondo.

          La Somalia, a causa della concomitanza con la guerra, è il Paese del Corno d'Africa dove le conseguenze della siccità in atto sono più devastanti. Ma la situazione è drammatica nell'intera regione, dal Kenya all'Etiopia, a Gibuti, alla Tanzania. Secondo le agenzie dell'Onu, oltre due milioni di bambini del Corno d'Africa risultano malnutriti e bisognosi di urgenti aiuti salvavita. Mezzo milione di questi bambini si trova ad affrontare un imminente pericolo di vita, con conseguenze durature per lo sviluppo fisico e mentale. Più in generale, si stima che dieci milioni di persone abbiano bisogno di assistenza umanitaria immediata, quasi il doppio di quelli che le diverse agenzie dell'Onu, a partire dal Programma alimentare mondiale (Pam) riescono al momento ad aiutare. La crisi è la peggiore degli ultimi cinquant'anni pur in una regione che ha purtroppo familiarità con la siccità.

          Il prolungarsi di quest'ultima e il massiccio aumento dei prezzi dei generi alimentari stanno peggiorando le condizioni di molte famiglie. Anche in questo caso, la condizione peggiore è quella della Somalia, dove necessità di aiuto almeno un terzo della popolazione, senza considerare i rifugiati all'estero.

 

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