Il DNA non basta

Viene oggi criticato addirittura quello che alcuni scienziati del secolo scorso avevano battezzato “dogma centrale” della genetica, cioè la certezza che l'ambiente non interferisca con l'espressione del Dna.

Il DNA non basta

 

La retta scienza apre sempre scenari favorevoli alla difesa della vita. Papa Francesco va al nocciolo in questo: «La fede non ha paura della ragione; al contrario, la cerca e ha fiducia in essa» (Evangelii gaudium, 242). La Giornata della vita (2 febbraio) serve proprio a sottolineare queste parole di fiducia nella ragione e di amore alla vita.

 

Un esempio viene dalla nuova frontiera della biologia, l’epigenetica, che mette fine alla visione riduzionistica, secondo cui sarebbe bastato “leggere” il Dna per decifrare cosa è la vita e apre a un orizzonte positivo e affascinante. Infatti ci spiega che il Dna invece che un motore immobile del nostro destino, oggi deve essere considerato una specie di software che senza stimoli esterni non è in grado di funzionare: il Dna da solo non basta a spiegare la complessità della vita, si legge nella rivista «Cytogenetic and Genome Research» dove si dichiara obsoleta l’idea di «gene limitato al Dna» e dunque l’equazione «vita uguale Dna».

 

Viene oggi criticato addirittura quello che alcuni scienziati del secolo scorso avevano battezzato “dogma centrale” della genetica, cioè la certezza che l’ambiente non interferisca con l’espressione del Dna. Questo non significa non gioire per i progressi che la genetica porta giorno per giorno nella cura e nella conoscenza dell’uomo; ma pensare che tutto si risolva nel leggere il Dna è una visione limitata della scienza. Ridurre la vita a un Dna che agisce meccanicisticamente, significava anche un altro grave errore: pensare che nel Dna avessero importanza solo singoli pezzetti che codificano singole proteine, supponendo che il resto fosse una specie di errore della natura; infatti nel secolo scorso gran parte del Dna sbrigativamente era stato battezzato «Dna-spazzatura» (o in inglese junk-Dna) perché erano parti di cui non si vedeva una chiara ed evidente azione sulla vita cellulare. Invece oggi sappiamo che proprio queste parti apparentemente inutili sono importantissime: «Quello che un tempo si credeva Dna-spazzatura ora è la chiave di tanti meccanismi genetici» riporta la rivista «Clinical Chemistry»: anche in campo genetico in realtà tutto serve, nulla è scarto.

 

 

Carlo Bellieni

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