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Il drago invisibile

Terremoti, tsunsami, guerre..Eppure è il nucleare che fa paura. Appare molto più pericoloso, insicuro, letale, anche se di morti laggiù non ne ha ancora fatti. E sapete cosa spaventa di lui? Cosa terrorizza? Cosa lo rende, agli occhi di tutti, quel mostro da cui fuggire? Il fatto che sia invisibile.


Il drago invisibile

da Attualità

del 21 marzo 2011

 

 

            Una delle prime immagini che ci sono arrivate dal Giappone del terremoto è stata quella di una raffineria che bruciava, una palla di fuoco dove probabilmente hanno trovato la morte in molti. Tutti si sono già dimenticati di una certa piattaforma petrolifera che ha inquinato un intero mare, non più tardi dell’anno scorso. Per non parlare di una guerra che si sta combattendo, in queste ore, per l'oro nero.

          Eppure è il nucleare che fa paura. Appare molto più pericoloso, insicuro, letale, anche se di morti laggiù non ne ha ancora fatti. E sapete cosa spaventa di lui? Cosa terrorizza? Cosa lo rende, agli occhi di tutti, quel mostro da cui fuggire?

Il fatto che sia invisibile.

          Abbiamo paura di ciò che non riusciamo a vedere, a capire. E l'apparentemente sconfinata fede nella scienza che qualcuno dice di avere, l’istante dopo cede al timore proprio di quella tecnologia che non riesce a soggiogare l'invisibile. Non appieno, almeno.

'No al nucleare, è troppo pericoloso'. Il drago che non si vede, dal respiro radioattivo.

          Ci illudiamo di potere controllare ciò che vediamo e tocchiamo, e proclamiamo che non esiste niente al di fuori di questo – vogliamo che non esista niente al di fuori di questo. I fatti di questi giorni dimostrano che neanche la scienza al suo massimo riesce a governare l’imprevisto, a turare tutti i buchi dell’inatteso.

          Malgrado ciò saliamo ogni giorno inconsapevoli su automobili che, statisticamente, sono migliaia di volte più pericolose di ogni centrale atomica, e non ci viene in mente che il fatto stesso di vivere è un rischio. Come ventimila morti già dimenticati ci ricordano.

          C'è chi asserisce che non esiste certezza di niente, e poi piange perché la vorrebbe, quella certezza. Vorrebbe qualcosa che tolga la fatica di sperare, di affidarsi, di prendere decisioni. Qualcosa che tolga la fatica di esistere.

          Il ticchettio del contatore Geiger ci ricorda che esiste un incalcolabile, un imponderabile con cui fare i conti.

Che un giorno ci volteremo, e l'invisibile sarà là.

 

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